Se la priorità adesso è trovare risorse per le armi, sicuramente alcuni provvedimenti che la popolazione attende con ansia rischiano di restare nel mondo dei sogni. Per esempio, la riforma delle pensioni. Al contrario, la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, altro provvedimento molto atteso, rischia invece di ricevere un assist da questa improvvisa e crescente “fame di soldi” dello Stato.
Le polemiche per quanto sta accadendo nel mondo, tra guerre, spese per armi, difesa e così via, hanno distolto l’attenzione da altre urgenze del sistema. Da altre necessità concrete per gli italiani.
Il fatto che gli USA, sotto la guida del Presidente Donald Trump, abbiano preteso un innalzamento delle spese militari europee da parte di ogni singolo Stato, ha scatenato numerose polemiche.
Si tagliano fondi alla sanità, alle pensioni, alla scuola e al welfare per spendere in armamenti: questa è la narrazione portata avanti dalle opposizioni al governo Meloni, critiche per aver detto sì, come tutti gli altri Stati dell’UE (tranne la Spagna), all’obiettivo di portare al 5% del PIL la spesa militare.
Adesso, senza entrare nel merito delle polemiche e senza giudicare se le maggiori spese per la difesa porteranno o meno il governo a togliere risorse al welfare, come sostiene l’opposizione, o se davvero — come ha promesso la Premier Meloni — non sarà toccato nemmeno un euro, una cosa appare certa.
Rottamazione cartelle esattoriali, le date, le regole e le ultime sulla quinquies
Quali sono le cose che la popolazione italiana chiede al governo e attende da più tempo? Sicuramente al primo posto c’è la riforma delle pensioni, con la necessità di rendere il sistema più flessibile e di introdurre misure che permettano di andare in pensione prima rispetto a oggi.
Poi c’è la sanatoria delle cartelle esattoriali, perché sono ancora molti i contribuenti che hanno debiti fiscali pendenti che non riescono a saldare. E non tutti sono evasori fiscali di professione.
Ma tra le priorità ci sono anche il taglio delle tasse, l’aumento dei salari, il problema delle bollette e quello della povertà.
Una cosa è certa: esistono esigenze che richiedono allo Stato di mettere a bilancio risorse per realizzare le riforme e rispondere alle richieste dei cittadini.
Per la riforma delle pensioni, per il taglio dell’IRPEF, o per il salario minimo, servono soldi. E sono proprio le risorse economiche a mancare, minando da anni la realizzazione di questi provvedimenti, che puntualmente restano sulla carta.
Al contrario, una sanatoria delle cartelle sortisce l’effetto opposto: lo Stato incassa. Anche se garantisce sconti sul credito vantato, lo Stato recupera somme che altrimenti rischierebbe di non percepire mai.
Ecco perché, ora che pare sia necessario trovare fondi ogni anno per la questione del riarmo, la rottamazione delle cartelle potrebbe diventare realtà con probabilità maggiori rispetto al passato.
Spese per il riarmo, l’Italia deve trovare molti soldi in breve tempo
Che si tratti del 5% del PIL, del 3,5%, di 400 miliardi entro il 2035 o di 40 miliardi all’anno, poco cambia: il riarmo voluto da Trump e avallato dall’UE impone anche all’Italia di trovare i soldi necessari.
Con la rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, qualcosa si può recuperare. Soprattutto se si seguirà l’impostazione proposta dalla Lega, che da tempo spinge per questa misura.
Uno dei motivi per cui le vecchie rottamazioni hanno parzialmente fallito è legato al fatto che le modalità erano poco appetibili. Imponevano, infatti, pagamenti iniziali esosi a causa delle maxi-rate e prevedevano piani di rientro troppo brevi, con decadenza immediata alla prima scadenza mancata.
La Lega, con la rottamazione quinquies, propone invece rate mensili anziché trimestrali, niente maxi-rata iniziale, ma tutte le rate di pari importo.
In questo modo, ogni mese il contribuente potrà saldare una parte del debito, già ridotto grazie all’abbattimento di sanzioni, interessi e dei diritti di riscossione.
Inoltre, non scatterà più la decadenza automatica alla prima rata non pagata entro i canonici 5 giorni lavorativi di tolleranza. Si potranno infatti saltare fino a 8 rate, anche non consecutive, prima di decadere dal piano di rottamazione.
Le rate complessive saranno 120, ovvero un periodo di 10 anni di dilazione.
A che punto siamo con la rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali
Al momento, il provvedimento è fermo a Palazzo Madama. La Lega ha infatti depositato una proposta di legge in Senato e si attende ora l’avvio dell’iter parlamentare, che tarda ad arrivare anche a causa delle note questioni di geopolitica.
Queste vicende stanno inevitabilmente distogliendo l’attenzione da altri provvedimenti. Tuttavia, sembra che tutto stia andando nella direzione ormai consueta. Quella di far confluire tutte le misure, fiscali e non, nel grande contenitore della Legge di Bilancio di fine anno. O, al massimo, nel relativo Decreto Fiscale collegato.
In questo contesto, sarà dunque nella prossima manovra finanziaria che la rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali potrà trovare spazio.
E, come detto, considerata la necessità dello Stato di fare cassa per assecondare la linea dell’aumento delle spese per la difesa, sembra effettivamente che vi siano oggi maggiori possibilità rispetto al passato per il via libera alla misura.
Anche le resistenze interne a una parte della stessa maggioranza, che in passato hanno rallentato l’introduzione della rottamazione quinquies, potrebbero oggi essere superate.