L’indennità per disoccupati INPS, chiamata Naspi, spetta a chi perde il lavoro in modo involontario. Le dimissioni volontarie, infatti, non danno diritto alla Naspi, salvo nel caso in cui si tratti di dimissioni per giusta causa.
La prestazione ha una durata pari alla metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente la perdita del lavoro. L’importo corrisponde al 75% della media delle retribuzioni lorde, utili ai fini previdenziali, sempre calcolata sugli ultimi 4 anni, fino a un importo massimo che l’INPS aggiorna annualmente.
Dopo i primi 6 o 8 mesi di indennità, l’importo si riduce del 3% al mese, in maniera progressiva.
La domanda deve essere presentata entro 68 giorni dalla perdita del lavoro. Se la domanda viene presentata entro i primi 8 giorni, la Naspi decorre dall’ottavo giorno; altrimenti decorre dal giorno della presentazione della domanda.
Tutto semplice, quindi? In realtà, dietro la Naspi si nascondono diverse situazioni particolari da conoscere. Ecco un riepilogo con spiegazione.
A chi spetta la Naspi? Ecco gli esclusi, ma anche chi ne ha diritto e spesso non lo sa
La Naspi è nata con il Jobs Act del governo Renzi. Il suo nome completo è Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, ed è diventata la misura principale per i disoccupati, sostituendo la vecchia DS ordinaria, la Mini-Aspi e le altre indennità simili.
Accanto alla Naspi, però, sono rimaste in vigore due altre misure, rivolte a soggetti che non hanno diritto a questa indennità.
Sono esclusi dalla Naspi:
- i lavoratori statali a tempo indeterminato, che non hanno diritto ad alcun trattamento di disoccupazione;
- i lavoratori agricoli, che possono accedere solo alla DS Agricola;
- i collaboratori, che possono richiedere la Dis.Coll..
Hanno invece diritto alla Naspi:
- i lavoratori subordinati, sia a termine che a tempo indeterminato;
- gli apprendisti;
- i soci lavoratori di cooperative, con rapporto di lavoro subordinato;
- i dipendenti del settore artistico, con contratto subordinato;
- i dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.
Quali sono gli effettivi requisiti della disoccupazione INPS?
I requisiti per accedere alla Naspi sono cambiati nel tempo. Chi ha familiarità con le vecchie indennità di disoccupazione sa che prima erano richiesti requisiti più restrittivi, come almeno 2 anni di anzianità contributiva.
Oggi, come chiarito sul sito INPS, serve aver maturato almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti la cessazione del rapporto di lavoro.
Per quanto riguarda le dimissioni volontarie, dal 2025, per poter percepire la Naspi dopo aver trovato un nuovo lavoro, è necessario che la nuova assunzione duri almeno 3 mesi, così da ripristinare il diritto alla prestazione precedentemente perso a causa delle dimissioni.
In caso di licenziamento per giusta causa, la Naspi può essere percepita comunque. Quindi, anche chi viene licenziato per motivi disciplinari può richiedere la Naspi.
Tuttavia, in questi casi cambiano la decorrenza e il periodo di carenza. Normalmente la Naspi decorre dall’ottavo giorno successivo alla perdita del lavoro, a prescindere da quando viene presentata la domanda. In caso di licenziamento disciplinare, invece, il periodo di carenza si estende a 38 giorni.
Le politiche attive per la Naspi: ecco le misure per i disoccupati
La Naspi non è solo un sussidio, ma anche uno strumento di politica attiva del lavoro. Oltre al sostegno economico, punta a favorire il re-inserimento lavorativo.
Il primo passo è la sottoscrizione della DID (Dichiarazione di Immediata Disponibilità), che si effettua automaticamente al momento della presentazione della domanda Naspi.
Inoltre, il disoccupato è tenuto a partecipare alle iniziative dei Centri per l’Impiego e delle Agenzie per il lavoro, recandosi personalmente al Centro per l’Impiego entro 15 giorni, per firmare il Patto di servizio personalizzato.
La mancata sottoscrizione del patto o l’assenza ingiustificata agli appuntamenti può comportare sanzioni, dalla riduzione della Naspi fino alla sua revoca.
Il Naspi-Com: a cosa serve e quando va comunicato
Una volta ottenuta la Naspi, il beneficiario ha l’obbligo di comunicare all’INPS qualsiasi variazione della propria situazione tramite il modello Naspi-Com.
Devono essere comunicati:
- cambi di residenza o domicilio;
- variazioni dell’IBAN;
- nuova attività lavorativa o modifiche della situazione reddituale.
La Naspi è cumulabile con un reddito da lavoro, ma solo entro determinati limiti. Ad esempio:
- se si ottiene un nuovo contratto di lavoro subordinato di durata inferiore a 6 mesi e con un reddito annuo presunto inferiore a 8.145 euro, è necessario comunicare all’INPS, tramite Naspi-Com, il reddito presunto.
- nel caso di attività autonoma, il reddito annuo presunto non deve superare i 4.800 euro, per poter cumulare la Naspi.
Naspi e altri sussidi per disoccupati: quando sono compatibili
La Naspi è compatibile con:
- le pensioni ai superstiti;
- le pensioni di invalidità;
- sussidi come l’Assegno di Inclusione.
Tuttavia, è bene ricordare che la Naspi produce reddito, che può incidere sia sul diritto sia sull’importo di questi sussidi.
Sono invece incompatibili con la Naspi:
- le pensioni ordinarie di vecchiaia e le pensioni anticipate;
- le prestazioni per inabilità lavorativa;
- l’assegno ordinario di invalidità.
