Previdenza Integrativa:Analisi prodotti + case study (1 Viewer)

ARANCIA

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La previdenza che vorrei...

in pratica il debito pubblico italiano viene giapponizzato (in giappone quasi tutto il debito e' delle banche giapponesi con rapporto debito pil superiore al 200% gli fa un baffo l'Italia)

molto bene

Dejavu'
Scritto da Uriel Fanelli il 12/02/2011

Altro capitolo e' INPS. Anticipando il passaggio da sistema retributivo a sistema contributivo, succede che INPS diventa, in maniera crescente nel tempo, sempre piu' un fondo pensione "classico". E un fondo pensione investe, normalmente, in titoli di stato. Per esempio, i btp.

Cosi', essenzialmente INPS iniziera' a raccogliere i soldi dei contribuenti per comprare i btp, che sul mercato sono abbastanza convenienti, e anche se in questo modo diversifichera' poco gli investimenti, c'e' da dire che si tratta di un ente pubblico che torna in possesso del debito italiano, e che le scadenze sono -per INPS- piuttosto lente. Entrando oggi nel sistema contributivo e allungando di 3 anni l'eta' pensionabile, INPS ha tre anni di potenza di fuoco per comprare btp. E siccome INPS ha un cash flow tremendo, di fatto e' una discreta arma da buyback.

Allora andiamo al punto: il buyback. Ha senso riportare tutto il debito in Italia? La risposta e' : se ne riportate abbastanza (e in tre anni INPS puo' fare dei bei danni al mercato, come domanda) allora si'. Per diversi motivi.

Il primo e' che ovviamente calando l'offerta la domanda estera cresce, e lo spread tra bund e btp diventa un fattore sempre piu' nelle mani del governo. Se i creditori sono interni, lo stato ha agio a fare molti giochi contabili, visto che detiene la possibilita' di tassare i bot, o di detassare chi li possiede.

Inoltre, i soldi di interessi che venivano prima pagati ad enti stranieri (circa 40 degli 85 miliardi di interessi che paghiamo) finiranno in Italia. L'effetto? L'effetto e' quello di una specie di abbassamento della pressione fiscale: le tasse sono un flusso di soldi dal cittadino allo stato, il pagamento degli interessi e' un flusso di soldi dallo stato ad alcuni cittadini

Quanto dura questa strategia? Dipende da quanto gli speculatori ci aiutano. Il valore nominale del debito italiano detenuto presso operatori stranieri e' sui 900 miliardi. Ma il suo valore di mercato, che cosi' generosamente la BCE ci ha permesso di usare (1), e' oggi molto inferiore. Il che significa che in 18 mesi INPS e PA possono, convertendo in BTP le liquidita' (il TFR dei dipendenti, per esempio, o i depositi contabili di cassa per la PA) , comprare a prezzi stracciati un bel pochino di quei 900 miliardi.

Nel caso di INPS e' un affare: compra a poco prezzo sul mercato, ma alla scadenza -qualche anno piu' avanti- quei titoli pagheranno al valore nominale. Lo stesso dicasi per la PA, che oggi puo' comprare btp sul mercato per molto meno di 90 miliardi, e poi gli imprenditori alla scadenza riceveranno il valore nominale.

LA brutta notizia e' che se una simile strategia continua, 500 punti base di differenziale ce li teniamo fino alla fine del processo, che visto il meccanismo di finanziamento di INPS impieghera' qualche tempo per dare risultati, e probabilmente necessitera' di venire mantenuto anche dopo.

Uriel

(1) E' un eufemismo. L'edificio andrebbe bombardato per questa decisione. Con la gente dentro.

Buona domenica
:ciao:

Quoto parte dell'intevento big_boom su altro thread per stimolare una discussione qui + tecnica che politica.

Perchè anzichè fare le solita soluzione tampone (ti do i soldi dopo) sull'inps non si sceglie una vera riforma?

Creando una sorta di fondo pensione dell'inps si potrebbe:
1) stabilizzare i mercarti e ricompraci il nostro debito altro che btp day.
2) far crescere il montante contributivo a tassi interessati
3) trovare risorse per lo sviluppo economico.

L'ultimo punto và spiegato si potrebbe dire una parte x del patrimonio deve essere data ai giovani per far partire star -up (venture capital) o per il ritorno dei cervelli in patria x finanziarne la ricerca e dividere gli utili con l'inps.
Si potrebbe creare un sistema in cui l'innovazione e la vera crescita paga le nostre pensioni.;)
voi cose ne pensate?

p.s aggiornamento link all'ultimo articolo per farvi incavolare un pò:wall:
Pensioni – L’ economia dal mondo intero dipende dalle nostre | Verdemoneta
 
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ARANCIA

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:ciao:

Cari
Buonasera

Dopo un lungo silezio per prblemi informatici risolto grazie ad Argema :)bow: grazie)sono tornato iniziamo con un video di beppe scienza critico sul governo e sulla fornero

[ame="http://www.youtube.com/watch?v=iAHfyQ8BFAk"]Passaparola - Il Passaparola - Le cipolle amare del Governo Monti - Beppe Scienza - YouTube[/ame]
avrà ragone il prof a temere per il ns tfr (che stava sulle balle anche a sacconi)?

e un pò fuori tema lo so ma è un antipasto a possimi post sulla riforma previdenziale e sulla idee della Fornero.
Ecco il link http://cerp.unito.it/index.php/it/home
del centro studi a cui partecipava la prof. Fornero finanziato dalla Compagnia San Paolo buana lettura ;) lo sò cosa pensate ....ancora materiale da studiare :wall: ma sapete come la penso prima di criticare si deve conscere.
a presto
 
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ARANCIA

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Pensioni. gli effetti della riforma Fornero

Aggiorno il thread un po’ trascurato per le vacanze con un breve sintesi della riforma su cui spero man mano di ritornare (Sotto un estratto da Repubblica).La riforma darà pensioni + magre ma eque secondo i suoi promotori ma sarà vero?. Una cosa è certa il contribuivo e l’aumento dell’età pensionabile penalizzerà gli attuali 50/40 enni, ma attenzione ai toni un po’allarmistici invito sempre alla riflessione e al calcolo il sistema previdenziale non è da buttare come si sente e si legge da più partiti. Certo si poteva fare una riforma diversa a mio parere magri iniziando per dare il buon esempio dai vitalizzi di una classe politica che ha mostrato di non saper governare sia a destra che a sinistra (perdonate lo sfogo).... ma ormai questo e quello che i tecnici hanno pensato per noi buona lettura.
ARANCIA
ROMA – Lavorare tutti per produrre più ricchezza, versare più contributi e aver diritto ad assegni pensionistici più elevati. La regola della nuova previdenza sarà questa: le speranze di vita aumenteranno, quindi donne e uomini – al termine della vita lavorativa – in media potranno godere della pensione per un numero di anni superiore agli attuali.
Ma questo «regalo» avrà un costo: se padri e figli – grazie alle nuove norme – andranno in pensione più o meno alla stessa età, le entrate sulle quali potranno contare saranno decisamente diverse: i figli al confronto dei padri avranno assegni inferiori in media del 25 per cento rispetto ai genitori. Un gap mitigato solo dal contributo garantito dalla previdenza integrativa, obbligatoria per le prossime generazioni.
Con la riforma Fornero, rispetto, alla situazione attuale, nessuno «vince», ma le nuove norme garantiscono un minore squilibrio generazionale. Se non sulle entrate (aspetto legato alle differenze fra sistema di calcolo retributivo e contribuitvo e all´aumento delle aspettative di vita), almeno sull´età.
Padri e madri al lavoro più a lungo
E´ la novità più evidente della riforma Fornero. I tempi del lavoro si allungano. I dipendenti del settore privato andranno in pensione a 66 anni già dal prossimo anno, per arrivare nel 2050 al limite anagrafico dei quasi 70 anni. Stesso punto di arrivo per le donne che cominceranno a salire la scala dell´innalzamento anagrafico già dal prossimo anno, quando, per andare in pensione dovranno avere almeno 62 anni (66 se dipendenti pubbliche). Più anni di lavoro anche per gli autonomi.
Per i figli assegni più bassi
La pensione integrativa obbligatoria li aiuterà a moderare il dislivello, ma comunque sia, l´assegno dei giovani sarà inferiore a quello dei loro genitori. Due sono le variabili che peseranno sul calcolo: non potranno avvalersi del sistema retributivo (che basandosi sulle buste paga garantisce una pensione più alta) e poggeranno solo del contributivo. E poi ci si aspetta che possano vivere più a lungo e quindi il tasso di sostituzione inciderà più pesantemente sulla loro previdenza: si tratta della cosiddetta «tassa sulla speranza di vita». Nei fatti il cinquantenne di oggi che ha iniziato a versare contributi a ventisei anni andrà in pensione dopo i 68 anni e con una pensione pari al 75 per cento dello stipendio attuale. Il figlio che oggi ha trenta anni, che ha cominciato a lavorare solo lo scorso anno, andrà in pensione alla stessa età del padre, ma con un assegno pari al 56 per cento dello stipendio. Facendo i calcoli su una busta paga di 2000 euro la sua pensione si potrà stimare di 380 euro al mese più bassa rispetto a quella del padre. Guardando alle previsioni è comunque obbligatorio far notare che le stime effettuate tengono conto delle condizioni attuali: negli anni le variabili potrebbero cambiare, a partire dal tasso di crescita del Pil che incide anche sulla rivalutazione dei contributi versati.
Il “salto” dei cinquantenni
I quarant´anni di contributi versati dal prossimo anno non basteranno più per andare in pensione a qualsiasi età. Già dal 2012 ce ne vorranno, per gli uomini, almeno 42 (41 anni e un mese per le donne). Ciò vuol dire che per chi oggi ha cinquant´anni la pensione di anzianità è ancora possibile, ma solo se ha cominciato a lavorare presto: non varrà, per esempio, per i laureati che avranno versato contributi solo dopo il titolo. La differenza pesa: il cinquantenne al lavoro da quando aveva 20 anni va in pensione a 64 anni e due mesi, grazie appunto all´anzianità, ma il coetaneo che ha cominciato a lavorare tre anni dopo andrà in pensione a 67 anni e 6 mesi.



Il paradosso dei quarantennie la “regola del 63″

La riforma Fornero prevede che sia possibile andare in pensione anche a «soli» 63 anni, purché siano stati versati almeno venti anni di contributi e che la pensione maturata sia non inferiore a 2,8 volte l´assegno sociale. Tale norma vale solo per chi poggia totalmente sul sistema contributivo, quindi non è applicabile a chi alla fine del 1995 avesse già qualche anno di lavoro alle spalle calcolato con il metodo retributivo (riforma Dini). Ciò può far scattare il paradosso del quarantenne (visibile dalle tabelle): il nato nel 1971 che ha cominciato a lavorare a 23 anni andrà in pensione più tardi del coetaneo che ha cominciato a lavorare a 26 (69 anni e 3 mesi contro i 66 e10). Questo perché la sua è una pensione pro-rata (retributiva per gli anni di lavoro effettuati prima del 1996, contributiva per quelli dopo) e non potrà quindi avvalersi della “regola del 63″, utilizzabile dal suo coetaneo che – avendo cominciato a lavorare più tardi, potrà invece farci conto. Ciò che perderà in età lo recupererà però in euro: il suo assegno, grazie anche quel «pezzetto» di retributivo sarà pari al 71 per cento dello stipendio contro il 59 del collega.
La soglia dei 15.190 euro e l´età pensionabile

È sempre legata alla “regola del 63″, prevista appunto solo per chi versando venti anni di contributi – e essendo stato assunto dopo il 1996 – potrà andare in pensione a 63 anni, ma a condizione che l´assegno maturato sia non inferiore a 2,8 volte quello sociale. Non inferiore appunto ai 15.190 euro annui (alle condizioni attuali): chi non supererà detta soglia dovrà quindi lavorare più a lungo prima di aver diritto all´assegno.

Autonomi, pensioni minime

Va detto che commercianti e artigiani, nonostante l´innalzamento delle aliquote introdotte dalla riforma Fornero, continueranno a versare meno contributi rispetto ai lavoratori dipendenti (ora il gap è del 20-22 per cento contro il 33). Ciò li penalizzerà riguardo l´entità dell´assegno, che rispetto al reddito, sarà più basso rispetto a quello delle altre categorie. Un autonomo che oggi ha 40 anni e che ha iniziato a lavorare a 29, andrà in pensione a 66 anni e 10 mesi solo con il 33 per cento del reddito mensile ora dichiarato.
Da La Repubblica del 09/12/2011.
 

ARANCIA

Forumer storico
ANTEPRIMA DELLA FASE DUE DELLA RIFORMA PREVIDENZIALE: l'idea della prof. Fornero

[FONT=Arial, sans-serif]Fra le contestazioni della riforma ha sollevato polemiche il comma 28 dell’articolo 24 (riforma sistema previdenziale) del decreto salva Italia. [/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]L’ultimo periodo del comma stabilisce che, saranno analizzate "eventuali forme di decontribuzione parziale dell’aliquota contributiva obbligatoria verso schemi previdenziali integrativi in particolare a favore delle giovani generazioni". La norma affida ad una Commissione di esperti incaricata di proporre, entro il 2012, possibili ulteriori forme di gradualità nell’accesso al trattamento pensionistico con il metodo contributivo :eek:[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Le accuse dei sindacati è stata quella di destrutturare il sistema pensionistico pubblico nell’interesse delle assicurazioni private, ma è davvero un rischio un opportunità? [/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Il nome del processo tecnico (oggetto di studio nella pubblicazioni della Prof.Fornero) è definito di [/FONT][FONT=Arial, sans-serif]opting out[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Si tratta di consentire ad un lavoratore, in particolare se giovane di destinare al finanziamento di una forma di previdenza complementare una parte della sua contribuzione obbligatoria. Potrebbe in questo modo, se lo riterrà, distribuire il proprio rischio previdenziale, su di una quota pubblica a ripartizione ed una privata a capitalizzazione, senza dover sostenere maggiori oneri.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La prof Fornero ha analizzato che i giovani non si accostano ai fondi pensione proprio perché non dispongono di ulteriori risorse rispetto a quelle che sono tenuti a versare alle gestioni obbligatorie. ciò è vero sopratutto per i giovani privi di tfr (giovani con partita iva senza contratto a tempo indeterminato) col rischio di avere basse pensioni.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]In sintressi per la prof. Ffornero i vantaggi dell[/FONT][FONT=Arial, sans-serif] opting out sono:[/FONT]
1)[FONT=Arial, sans-serif]la diversificazione delle fonti di pensione [/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]il giovane avrebbe le risorse per aderire alla previdenza integrativa anche se privo di tfr diversificando le forme previdenziali.[/FONT]
2)[FONT=Arial, sans-serif]la possibilità di ottenere ritorni attesi maggiori e quindi una pensione più alta.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Come noto la teoria dice di non investire in un solo asset, il contributivo capitalizza il versamenti al pil nominale quindi si scommette sulla crescita reale dell’Italia.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La proposta suona bene la riduzione dei contributi da la possibilità di investire magari in un fondo pensione.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Che :mumble: dire pensate al risutato di un investimento in azioni in 30 anni (il media 6% reale secondo i dati storici) o la possibilità d’investire in paesi emergenti con buoni rendimenti.[/FONT]


[FONT=Arial, sans-serif]Gli svantaggi per i contestatori (Susanna Camuso . forse Beppe Scienza ecc).[/FONT]


[FONT=Arial, sans-serif]1) Mediante le soluzioni di [/FONT][FONT=Arial, sans-serif]opting out[/FONT][FONT=Arial, sans-serif] si otterrebbe certamente una copertura pubblica inferiore (col calcolo contributivo).[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]2)Non è detto che il sistema per via dei minori contributi non vada nuovamente in disiquilibrio.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]3)Agguingo io siamo sicuri che il contribuitvo renda davvero poco? vi ricordo che negli ultimi 10 anni il contributivo ha dato una rivalutazione del 43% contro il 26% della media dei fondi negoziali.;)[/FONT]
Ne consegue che come spesso accade in finanza rischio si solo a carico del risparmiatore e l'utile a carico del gestore.:down:


[FONT=Arial, sans-serif]Rispetto all'idea di Sacconi o di altri di renderte obbligatorio il conferimento del TFR alla previdenza:wall: (per sbloccare l’insufficiente e squilibrata diffusione della previdenza complementare nelle sue diverse forme la (per adesso pensate un po' ) volontarietà (si spera) dell'opzione potrebbe comunque dare una forma di libertà in più voi cosa ne pensate?[/FONT]
:ciao:
e auguri di buon 2012
 
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ARANCIA

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Salviamo il soldato cotributivo!

:ciao:

Spesso su altri forum leggo di molti che dopo la riforma fornero si chiedono se non sia il caso di abolire la previdenza obbligatoria :eek: come potete immaginare non sono d'accordo ... ma oggi affrontiamo la seguente domanda :

La rivalutazione della pensione col contributivo funziona bene?

Oggi ci occupiamo di come ha reso il sitema contributivo per capire se ha difeso il valore dei contributi.
Per fare un paragone con un impiego alternativo l'ho confronto col rendimento dell a media del tds (renditststo) e poi ne ho calcolato il rendiemento reale.

Conclusioni:

Pur in un momentaccio con una crescita scarsa in media fin'ora la rivalutazione media del contributivo è stata comparabile ad un fondo che investe prevalentementi in tds ma a costo zero ;).
Mica male direi se si ricominciasse a cresce :rolleyes: darebbe del filo da torce a molti fondi pensione :D.
Certo il 2% reale medio non è tanto siceramente perferirei un bel btpi ma certo non è neanche da disprezzare.:)
Nasce un domanda però perchè se il sistema è in equilibrio non consentire un pesione anticipata convertendo il montante in rendita?:wall:
E' un vero peccato che sulla previdenza obbligatoria rimanga il rischio politico di ulteriori riforme che rimandino il momento della pensione.:down:
sera
 

Allegati

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ARANCIA

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Griazie Euge per l'articolo non esitare a segnalarmene altri :bow:



IL MANIFESTO - attualità - La pensione è bella se dura poco

Francesco Piccioni - 18.02.2012
Non finirà mai, finché esisteranno. Se avevato creduto che la distruzione del sistema pensionistico fosse arrivata a conclusione, vi eravate lasciati ingannare.
L'altroieri sera, in gran silenzio, la Commissione Europea ha presentato il suo Libro Bianco sulle pensioni nel Vecchio Continente. Con molte accortezze. La «sintesi per i cittadini» e il «comunicato stampa» contengono formulazioni abbastanza generiche e tranquillizzanti («cosa i governi nazionali possono fare per garantire pensioni adeguate a costi ragionevoli e sostenibili»). Ma già nello schema «domande e risposte» si comincia ad entrare in un mondo più hard, dove linguaggio e realtà fanno seriamente a pugni.
Il problema è impostato nei termini astratti ampiamente noti: in Europa «oggi ci sono circa 4 persone in età lavorativa per ogni persona in pensione; tra 50 anni il rapporto sarà di 2 a1». Se è serio disegnare scenari per impostare meccanismi strutturali, pensare di poterlo fare una volta per tutte - come se in questo mezzo secolo non potesse o dovesse accadere nulla di rilevante sul piano sistemico, è una presa in giro. Per esempio, la vita media dovrebbe salire di «sette anni»; e immaginiamo l'incubo di dover sovvenzionare tanti vecchietti «semi-immortali». Ma l'importante era appunto «impostare», prefigurando le soluzioni più gradite al non immenso arco di forze potenti che agisce livello Ue.
E quindi: bisogna «incoraggiare tutti a continuare a lavorare più a lungo e a risparmiare di più per la pensione». Ovvero aumentare l'età pensionabile e l'importo dei contributi previdenziali a carico di ogni lavoratore; ma anche gli accontonamenti per i fondi integrativi. La Ue sa bene che le imprese non voglio «anziani» (over 45 anni, ormai) in azienda. E quindi bisogna «sollecitare le parti sociali ad adattare il posto di lavoro e le prassi sul mercato»; il Fondo sociale europeo, dunque, andrà riconvertito per «incentivare le aziende» a prendersi o tenersi qualche vecchietto in più.
La parte del leone la dovranno fare però i «sistemi pensionistici privati complementari», cui gli stati membri sono chiamati a fornire agevolazioni fiscali. Sistemi la cui sicurezza è riconosciuta assai bassa (dipendono dalle oscillazioni di borsa, non proprio il massimo della certezza) e che va «potenziata». Si prende poi atto che la libera circolazione delle persone, anche per motivi di lavoro, richiede una normativa che integri le differenze tra i diversi sistemi nazionali.
I problemi pratici e istituzionali non sono pochi. «La Ue non ha il potere di legiferare per disegnare i sistemi dei vari stati membri», viene riconosciuto; ma «può farlo sui comportamenti che influiscono sul mercato interno». Ovvero promuovendo «misure soft» dal punto di vista legale, come i «manuali di buona pratica». Standard cui ogni stato, singolarmente, deve poi adeguarsi. Oltre al Fse per promuovere l'«occupabilità» degli anziani, infatti, tutto il «coordinamento delle politiche» comunitarie, nel contesto del «Semestre europeo», può portare a «raccomandazioni specifiche per i vari paesi». Bastone (sanzioni) e carota (fondi comunitari) per «piegare» i sistemi pensionistici nazionali.
Gli assi «strutturali» sono in definitiva chiarissimi.
I sistemi pensionistici pubblici, in prospettiva, dovranno erogare assegni molto più bassi, per una platea di persone più vasta e per un periodo di tempo notevolmente minore. L'ideale resta quello di Bismarck - il primo a introdurre le pensioni pubbliche, nel 1889! - che fissò l'età del ritiro dal lavoro a un livello che l'Istituto di statistica considerava la durata della «vita media»: 65 anni, ai tempi. Tutto l'argomentare retorico che «consiglia» di implementare la «correlazione tra età della pensione con la speranza di vita» è una funzione diretta del progetto europeo e centralizzato di far coincidere il più possibile le due età.
Il secondo pilastro - le pensioni integrative private - è anche un modo di portare i «risparmi» dei lavoratori di un intero continente nella disponibilità immediata, anno dopo anno, dei mercati finanziari. I fondi di investimento (compresi quelli pensionistici, tra i player più importanti su ogni piazza) sono infatti una «macchina speculativa» come tutte le altre, non certo una «cassaforte» dove tener i risparmi al sicuro. Solo al momento dall'uscita dal lavoro - il più tardi possibile, raccomanda la Ue - e a seconda della fase borsistica che si va atrtraversando in quel momento, sapranno se avranno avuto fortuna o meno. Il bello è che questa situazione kafkiana viene decritta nel testo così: «garantire che le persone, una volta pensionate, ricevano quello che si aspettavano». Geniale, come trovata di marketing. Uno sfottò, come previdenza sociale.

Ma davvero l'unica alternativa è quella prospettata dall'articolo?:sad:
L’articolo merita alcune riflessioni dico ma mia in attesa di vostre considerazioni;)
1) diverse politiche previdenziali posso creare degli effetti distorsivi e di concorrenza all’interno dell’UE nel mercato del lavoro.
Immagine un aumento spropositato dei contributi previdenziali a carico delle aziende in uno stato UE per mantenere l’equilibrio l’alternativa è spingere la previdenza a coprire solo il logevity risk ovvero aumentare l’età pensionabile fino ad un livello oltre la speranza di vita statistica :(
Se le misure non saranno coordinate potrebbe diventare un fattore concorrenziale.:wall:

2) Forse ho capito male ma si parla d’incentivi per costringere le aziende a mantenere lavoratori anziani :eek:.... come defiscalizzando i contributi con l’effetto di far avere loro pensioni da fame a chi ha già il contributivo?

Mi sorge un domanda (ahimè so già la risposta) perchè non consentire la conversione del montante contributivo in rendita a qualsiasi età o almeno in caso di disoccupazione magari prolungata o dopo i 50 anni?

La previdenza sicuramente sarà ridisegnata in futuro ma deve diventare una fonte di risorse per la crescita o non vedo futuro non solo per noi ma per l’intera Europa.
Aspetto anche il vostro commento e le vostre idee sulla previdenza del futuro grazie ;)
 
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ARANCIA

Forumer storico
rendita vitalizia immediata

:ciao:

Questa sera richiamo un interessante discussione dell'aduc sulle rendite immediate

ADUC - Investire - Lettera - Rendita vitalizia immediata rivalutabile

Stimo Alessandro Pedone e condivido la suo commento :up: anche se come potete immaginare direi che la scelta + saggia è sempre quella di fare gli opportuni calcoli di convenienza prima di scelgiere.;)
Io preferisco incassare qualcosina di meno come rendita da cedole e conservare il capitale che perderene il possesso per sempre per un 20%/30% in + di rendita.
sera
 
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telekaiman

Forumer attivo
Arancia un consiglio: lo sottoscrivo seconda pensione o no? Sono nella aliquota marginale del 43%. Il risparmio fiscale non sarebbe male. Ho già iniziato ad accumulare btpi concentrandomi sul 41. Continuo nel fai da te oppure mi faccio un fpa? Ho 38 anni.
 

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