Niente politiche di austerità, ma restare nell’euro. E’, in estrema sintesi, lo slogan dei partiti anti-Troika della sinistra europea, ultimamente guidati, da un punto di vista ideale, da Alexis Tsipras, il giovane leader di Syriza, a capo di una formazione politica accreditata di oltre il 30% nei sondaggi in Grecia.

Bagnai critico verso l’euro

Tuttavia, il Prof.Alberto Bagnai mette in luce la contraddizione e l’ipocrisia di queste posizione, che risultano a metà tra carne e pesce e non affrontano il problema principale della crisi.

Lo fa in un’intervista per L’Antidiplomatico, in cui spiega che non è possibile mantenere in vita l’euro senza l’austerità. Ergo: chi si batte contro l’austerità, deve chiedere la fine dell’euro.

Bagnai è molto critico verso la moneta unica, perché mai nella storia dell’umanità, spiega, si è avuta un’unione monetaria 1 a 1 tra due o più monete e per sempre. Venendo meno il processo di riequilibrio del tasso di cambio tra due valute, nel caso di squilibri, l’unico modo per annullare il debito delle partite correnti degli stati del Sud Europa è adesso la riduzione della domanda interna, ossia la distruzione del mercato interno; la ragione opposta per cui nacque l’euro, che era quella di far espandere il mercato unico e di far crescere le economie più deboli.

Differenze con Bretton Woods e l’anomalia dell’euro

Nemmeno con Bretton Woods, spiega Bagnai, si ebbe mai un sistema di cambio fisso perenne, perché il Fondo Monetario Internazionale venne creato proprio a salvaguardia della stabilità finanziaria dagli squilibri possibili, prevedendosi, ad esempio, politiche doganali più severe verso chi esportasse troppo (furono Germania e Giappone a fare saltare il sistema).

Allo stesso tempo, Bretton Woods previde un riallineamento del tasso di cambio nominale, in modo da risolvere gli squilibri interni all’area.

In sostanza, manca all’euro la possibilità di portare all’equilibrio situazioni di squilibrio, perché se un paese dell’Eurozona ha un’inflazione più alta di un altro paese dell’area, non esiste più il deprezzamento del tasso di cambio della valuta, per cui gli squilibri tendono ad amplificarsi nel tempo. Per questo, è necessario fare politiche di austerità laddove si presenta un deficit delle partite correnti. 

Per questo, il Prof.Bagnai intravede il pericolo che in Europa scoppino tensioni ben aldilà di quelle semplicemente diplomatiche. E ritiene che le ricette della sinistra europea – anti-austerity e pro-euro – siano frutto della volontà dei suoi leader di tenersi con un piede nei due campi opposti, quale che sia lo scenario.

Altro che rivoluzionari, continua, si sono trasformati in un sostegno all’impianto voluto dalla destra neoliberale e scarto della scuola di Chicago.