Su alcune testate nazionali e anche su alcune televisioni specializzate si parla da tempo di un diktat della Ue che imporrebbe all’Italia la produzione di formaggio con latte in polvere. Detta così suona male, anzi malissimo, tanto che è fraintendibile, ma con un interesse del governo a fare muro contro Bruxelles e la Coldiretti sul piede di guerra da qualche mese, oltre che con diversi titoli di quotidiani per certi versi emblematici, il fraintendimento è quasi obbligatorio. La domanda da farsi è: davvero l’Unione europea vuole imporci la produzione di formaggio con latte in polvere? La risposta è: no.

Vuole però che il nostro Paese tolga il divieto alla produzione di formaggio con latte in polvere, come stabilito da una vecchia legge del 1974. Da togliere il divieto a imporne la produzione, insomma, ci passano l’Oceano Atlantico e il Pacifico insieme. Però, perché c’è sempre un però, cosa c’è dietro questo “diktat” dell’Europa? E perché l’Italia dovrebbe togliere questo divieto?  

Come inizia questa storia

Tutto ha inizio nel 2013, quando l’europarlamentare leghista Oreste Rossi comunica alla Commissione europea un’interrogazione nella quale discute sul divieto imposto da una legge italiana del 1974 che proibisce per l’appunto la produzione di formaggi con latte in polvere. Perché Rossi ce l’ha tanto con questa legge? Perché procura ingenti danni economici alle aziende che producono yogurt, le quali sono obbligate da quella data al trasporto di una quantità di latte maggiore di quella di cui hanno bisogno. Al vaglio della Commissione, l’interrogazione di Rossi produce i suoi risultati: il governo italiano riceve così una lettera di costituzione in mora da parte della Commissione Ue che discute la legge del 1974 e che ci impone – non chiede – di eliminare la regola che vieta la produzione dei formaggi con latte in polvere.  

Mancanza di chiarezza

Ciò significa che accanto ai tradizionali processi di produzione, si affiancherebbero anche altri che peraltro già esistono in Paesi dove il formaggio è un’istituzione, come Belgio e Francia. I formaggi DOP invece, avendo una disciplina diversa, sarebbero esulati da qualsiasi alternativa alla produzione tradizionale e perciò non verrebbero intaccati.

Inoltre, al consumatore sarà ovviamente data la possibilità di scegliere attraverso la lettura dell’etichetta imposta sui formaggi che dovrà indicare quali sono stati realizzati con latte e quali con latte in polvere. Ecco, su questo punto: è veramente così? E allora perché il Movimento 5 Stelle ha intenzione di presentare una mozione che sia finalizzata alla revisione del regolamento europeo allo scopo di introdurre l’obbligo di apporre su tutti i formaggi un’etichetta che definisca i suoi derivati?  

I protagonisti del latte in polvere

Quindi, la domanda a questo punto è la seguente: perché, visto che non ci troviamo davanti a un’imposizione, Coldiretti e il governo italiano se la prendono con l’Europa? C’è chi ha affermato che l’Europa voglia farci produrre formaggio senza latte, chi ancora ha parlato di diktat Ue e chi afferma che l’Europa vuole che mangiamo “cibo falso“. Il nostro Paese ha intenzione di difendere le peculiarità del nostro sistema culinario, e ha la ferma intenzione di mantenere il divieto alla produzione dei formaggi con latte in polvere. Non è un caso infatti che, a parte la Nuova Zelanda che ha il dominio nel settore a livello mondiale – i principali protagonisti in campo europeo nell’import del latte in polvere sono FranciaGermania, che la Coldiretti vede come nemici e burattinai della Commissione Ue.   In tutto questo caotico flusso di informazioni, spuntano diversi elementi di riflessione: il primo è che i media non sanno fare il proprio lavoro; il secondo è che l’Europa comincia a essere pericolosamente vista – soprattutto dal Sud – come il Grande Fratello che ordina e comanda e non come una madre che accoglie e difende; il terzo è che manca chiarezza su argomenti delicati che invece dovrebbero essere di dominio pubblico, essendo noi consumatori i principali protagonisti di una scelta così importante.