Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

La vittoria di Milei in Argentina spiegata dalla lotta all’assistenzialismo

Il presidente Javier Milei ha riportato una vittoria storica alle elezioni di metà mandato in Argentina, grazie alla lotta all'assistenzialismo.
1 mese fa
2 minuti di lettura
Vittoria di Milei con la lotta all'assistenzialismo
Vittoria di Milei con la lotta all'assistenzialismo © Licenza Creative Commons

I media internazionali davano per spacciato il presidente Javier Milei alle elezioni legislative di domenica scorsa, alle quali ha riscosso una vittoria storica. Giudicare i cambiamenti in Argentina da migliaia di chilometri di distanza non è facile, come non lo è per qualunque Paese. Se poi li si guardano con le lenti dell’ideologia, diventa ancora più complicato. Si diceva che i drastici tagli al bilancio avessero indisposto gran parte della popolazione, nel frattempo diventata più povera. I dati raccontano il contrario: la povertà in Argentina è diminuita di pari passo all’assistenzialismo di stato.

Con vittoria di Milei inflazione e deficit sradicati

I successi più grandi finora riportati da quasi due anni di amministrazione Milei dalla vittoria del 2023 sono due: inflazione e deficit.

La prima è crollata da una tendenza mensile del 25% al 2%. Il secondo è stato azzerato e, anzi, i conti pubblici si sono chiusi in attivo già nel 2024. Le due cose sono interconnesse: l’Argentina spendeva più di quanto incassava con le entrate fiscali e finanziava l’eccesso di spesa emettendo moneta. Questa a sua volta alimentava la crescita dei prezzi.

Argentina distrutta dall’assistenzialismo

A cosa era dovuto questo eccesso di spesa pubblica? All’assistenzialismo. Il peronismo in salsa kirchneriana è stato preponderante negli ultimi decenni. Esso è stato impostato su una sorta di clientelismo non dissimile da quello che dilagò in Italia negli anni Settanta e Ottanta. La pace sociale è stata ricercata non generando crescita, bensì redistribuendo risorse sempre più scarse. I soli sussidi legati alle bollette dell’energia sono arrivati ad incidere fino al 3% del Pil. Prima della vittoria di Milei, incidevano per l’1,6% o 12 miliardi di dollari. L’anno scorso erano già stati tagliati allo 0,9% e quest’anno dovrebbero scendere ancora.

La lotta all’assistenzialismo non è di solito popolare. Significa tagliare redditi e rendite sui quali vivacchia parte della popolazione. Ecco perché dopo la vittoria di Milei di due anni fa c’era molto scetticismo riguardo alla capacità di perseguire i propositi elettorali. A maggior ragione che il suo partito La Libertad Avanza era ultra-minoritario al Congresso. Invece, proprio l’essere fuori dall’establishment ha funto da molla per implementare le promesse senza temere ripercussioni sui pochi seggi posseduti.

Riforme da completare

Gli argentini hanno capito il senso dei sacrifici loro richiesti. Hanno visto salire il costo delle bollette e in 50.000 hanno perso il posto pubblico, mentre i cantieri avviati dallo stato si sono fermati. Tutto questo è stato necessario per rimettere ordine nell’economia argentina. L’assistenzialismo ha portato le finanze pubbliche al collasso e le famiglie alla fame a causa dell’inflazione a tre cifre. Più nel profondo ha spinto milioni di cittadini ad adagiarsi sui sussidi per vivere, anziché cercare di migliorarsi.

Resta tanto da favore. Tasse, lavoro, pensioni e regolamentazione necessitano di profonde riforme. Tutto il sistema statale in Argentina mira a disincentivare la produzione di ricchezza. Assumere e licenziare è complicato, le imposte sono alte e numerose, il costo delle pensioni elevato e troppa burocrazia limita la libertà d’impresa e la concorrenza. La vittoria di Milei di domenica scorsa può agevolare il completamento delle riforme, costruendo le basi affinché l’economia possa tornare a camminare e prosperare.

Vittoria di Milei fine del peronismo

Anziché lagnarsi delle difficoltà, gli argentini hanno inviato un messaggio al sistema politico: non vogliono più tornare indietro. Hanno bocciato l’idea di società dei peronisti ancora incarnata da Cristina Fernandez de Kirchner, agli arresti domiciliari per corruzione, e dal suo pupillo e governatore di Buenos Aires, Axel Kicillof. Per troppi anni l’assistenzialismo aveva reso la maggioranza dei cittadini schiava di diritti e capricci di una minoranza spesso di nullafacenti. Tutto ciò ha distrutto l’economia, diventata zimbello del mondo tra un default e l’altro. Con la terza sconfitta consecutiva dei peronisti, la maggioranza silenziosa ha confermato il suo “nunca mas”.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

pensioni e stipendio
Articolo precedente

Pensione e stipendio più alto nel 2026: bonus Giorgetti, taglio IRPEF e calcolo pensione

pensione
Articolo seguente

Pensione oggi e domani: strategie pratiche per un assegno più alto