Le pensioni a 64 anni di età sono diventate un argomento caldo. La notizia principale, quando si parla di pensioni, è proprio questa: oggi esiste una misura che consente di uscire dal lavoro esattamente a 64 anni.
L’interesse è aumentato anche a seguito delle recenti dichiarazioni di alcuni esponenti del governo, tra cui il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, secondo cui la pensione a 64 anni potrebbe diventare una delle nuove misure da introdurre, qualora l’esecutivo riuscisse a varare un sostanzioso pacchetto pensioni nella ormai imminente Legge di Bilancio.
In questo approfondimento analizziamo cosa potrebbe accadere a breve al sistema pensionistico e perché, anche qualora entrasse in vigore una nuova pensione a 64 anni, i calcoli — anno dopo anno — rischiano di diventare sempre più penalizzanti.
Tutti in pensione a 64 anni di età, ma oggi prendi di più rispetto a domani
Oggi la pensione a 64 anni è una misura che spetta, a determinate condizioni, a chi ha il primo versamento contributivo (di qualsiasi tipologia) successivo al 31 dicembre 1995.
Questa misura è chiamata pensione anticipata contributiva e richiede, oltre al compimento dei 64 anni di età:
- almeno 20 anni di contributi versati;
- un assegno pari ad almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale (oppure 2,6 o 2,8 volte per le donne con figli);
- almeno 25 anni di contributi per chi utilizza la rendita da pensione integrativa per raggiungere tali soglie.
Secondo le indiscrezioni, la misura potrebbe essere estesa anche a chi ha iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996. In questo caso, anche i cosiddetti “misti” avrebbero accesso alla pensione a 64 anni, ma solo con almeno 25 anni di contributi. L’obiettivo del governo sarebbe quello di introdurre la novità a partire dal 2026.
Nel sistema contributivo i coefficienti sono importanti, e presto saranno corretti in peggio
Parallelamente, il governo sembra intenzionato a intervenire anche su un altro fronte: la detonazione dell’aumento di 3 mesi dei requisiti a partire dal 2027.
Se l’estensione della pensione a 64 anni dovesse entrare nella manovra di fine anno, l’abolizione dell’aumento dei 3 mesi legato alle aspettative di vita potrebbe essere inserita in un decreto separato. Infatti, nel nostro ordinamento, ogni due anni l’età pensionabile viene adeguata alla speranza di vita della popolazione.
Quando la stima di vita degli italiani aumenta, non solo crescono i requisiti anagrafici, ma peggiorano anche i coefficienti di trasformazione. Ovvero parametri fondamentali nel sistema contributivo, utilizzati per moltiplicare il montante contributivo rivalutato al fine di determinare l’importo della pensione.
Nel 2027 i coefficienti cambieranno nuovamente, come già avvenuto nel 2025. Considerando che il trend della speranza di vita è in salita, uscire a 64 anni oggi o nel 2026 sarà più conveniente rispetto a farlo nel 2027. Quando i calcoli risulteranno meno favorevoli.