La bozza di Legge di Bilancio 2026, approvata dal Consiglio dei Ministri il 17 ottobre 2025, introduce un capitolo rilevante per i rapporti fiscali con territori e città. Il testo apre alla possibilità di regolarizzare i debiti verso regioni e comuni attraverso una definizione agevolata, una sorta di rottamazione locale delle pendenze. L’obiettivo è favorire l’incasso dei crediti difficili e, allo stesso tempo, offrire ai contribuenti una via ordinata per mettersi in regola.
Definizione agevolata tributi locali
Il meccanismo lascia ampio spazio decisionale alle amministrazioni territoriali. La norma inserita in manovra prevede che Regioni ed enti locali, nel rispetto della Costituzione, dei principi generali dell’ordinamento tributario e degli equilibri di bilancio, potranno approvare atti propri che disciplinano la definizione agevolata dei tributi di loro competenza.
In tali atti potranno essere previsti interventi di definizione agevolata che comportano l’esclusione o la riduzione degli interessi e, in certi casi, anche delle sanzioni. Resta inoltre la possibilità di adottare sistemi premiali che riducano in misura ulteriore le penalità per chi aderisce.
La finestra temporale è un elemento chiave. Ogni amministrazione dovrà fissare un termine entro cui aderire, non inferiore a 60 giorni dalla pubblicazione del provvedimento sul sito istituzionale dell’ente. Entro quella scadenza i contribuenti dovranno assolvere agli obblighi fiscali precedentemente non rispettati, in tutto o in parte. La ratio è duplice: consentire un recupero tempestivo delle entrate e offrire certezza sui tempi della sanatoria.
La coesistenza con la rottamazione quinquies
La definizione agevolata potrà essere attivata anche quando siano già in corso controlli o quando penda un contenzioso davanti ai giudici tributari in cui l’ente territoriale sia parte.
Si tratta di un passaggio importante: l’adesione potrebbe, dunque, chiudere non solo debiti già iscritti ma anche situazioni ancora in fase di accertamento o di lite, alleggerendo il carico amministrativo e giudiziario.
Il coordinamento con le misure statali è espressamente previsto. Nel caso in cui la legge nazionale preveda già strumenti di regolarizzazione (come la “rottamazione quinquies” inserita nella stessa manovra 2026), regioni e comuni potranno adottare, anche quando la riscossione sia affidata a soggetti esterni, formule analoghe di definizione agevolata. L’intento è uniformare il trattamento fiscale, evitando disparità tra debiti verso lo Stato e debiti verso gli enti territoriali.
Cosa rientra e cosa è escluso
Non tutti i tributi locali rientrano nel perimetro della sanatoria. Potranno essere oggetto di definizione agevolata le entrate tributarie disciplinate e gestite da regioni e enti locali (IMU, TARI, ecc.), con alcune esclusioni nette: l’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), le compartecipazioni a tributi erariali e le addizionali ai tributi statali restano fuori. Il perimetro, quindi, riguarderà i tributi tipicamente “propri” degli enti territoriali, per i quali essi hanno potestà regolamentare e gestione diretta.
Un ulteriore requisito riguarda la durata. Le norme regionali e locali dovranno riferirsi a periodi di tempo ben delimitati, evitando finestre indefinite. Inoltre, dovranno consentire l’uso di strumenti digitali per adempiere: pagamento online, presentazione telematica delle istanze e gestione a distanza degli adempimenti collegati.
La digitalizzazione è dunque un tassello strutturale della definizione agevolata, con l’obiettivo di semplificare l’accesso e ridurre i costi amministrativi.
Dal punto di vista della finanza pubblica, l’impianto è costruito per non compromettere gli equilibri dei bilanci territoriali. Le amministrazioni potranno scegliere se puntare soprattutto sulla riduzione degli interessi, sulla mitigazione delle sanzioni o su entrambe, calibrando l’intervento alla luce della qualità dei propri crediti, con particolare attenzione a quelli difficili da riscuotere. La flessibilità concessa alle autonomie locali consente di modellare la definizione agevolata sulle specificità del territorio e del portafoglio crediti.
Cosa manca per la definizione agevolata tributi locali
La misura, tuttavia, non è definitiva. Il testo fa parte della manovra 2026 che deve ancora attraversare l’intero iter parlamentare. Solo dopo l’approvazione finale e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale se ne potrà parlare come di una disciplina vigente. Fino a quel momento, le previsioni delineano un quadro possibile ma non ancora operativo, soggetto a eventuali modifiche durante il confronto tra Governo e Parlamento.
In sintesi, il progetto di definizione agevolata per i tributi regionali e locali punta a una sanatoria mirata, con un perimetro definito e scadenze certe, che premia la regolarizzazione spontanea e armonizza il trattamento con le misure nazionali. Autonomia decisionale degli enti, esclusioni specifiche (come l’IRAP), termini minimi per l’adesione, applicazione anche in presenza di accertamenti o contenziosi, e centralità degli strumenti digitali: sono questi i cardini di un intervento che mira a conciliare gettito, equità e semplificazione. Resta ora da attendere il percorso parlamentare per conoscere la versione finale delle regole e i dettagli applicativi che ciascuna amministrazione vorrà adottare.
Riassumendo
- La manovra 2026 introduce una definizione agevolata dei debiti verso regioni e comuni.
- Gli enti locali potranno ridurre o eliminare sanzioni e interessi su tributi non pagati.
- Ogni amministrazione stabilirà termini minimi di 60 giorni per aderire alla sanatoria.
- La misura vale anche per accertamenti e contenziosi tributari in corso.
- Escluse IRAP, addizionali e compartecipazioni ai tributi erariali dalla definizione agevolata.
- La norma è provvisoria: servirà l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2026