Con un annuncio pubblicato sul proprio sito istituzionale, l’11 novembre 2025, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha comunicato l’esaurimento dei fondi destinati alla misura Transizione 4.0, segnando la conclusione di una fase decisiva per la modernizzazione del sistema produttivo nazionale.
La notizia arriva in un momento di forte fermento per le aziende italiane. Che negli ultimi mesi hanno intensificato la corsa agli incentivi, anche a seguito del rapido esaurimento delle risorse del Piano 5.0. L’elevato numero di richieste dimostra quanto il tessuto industriale italiano creda nella digitalizzazione e nell’innovazione come strumenti essenziali per restare competitivo.
Transizione 4.0 : un successo che evidenzia la voglia di innovare
L’interesse massiccio verso la Transizione 4.0 conferma la capacità delle imprese italiane di adattarsi ai cambiamenti tecnologici. E di investire in processi produttivi sempre più avanzati.
Sebbene i fondi siano terminati, le aziende possono ancora presentare domanda: le nuove disponibilità finanziarie, qualora si rendessero disponibili, verranno distribuite secondo l’ordine di arrivo delle istanze. Questo meccanismo permetterà di mantenere attiva la possibilità di accesso ai benefici anche per chi non ha fatto in tempo a usufruirne nella prima fase.
Le imprese che hanno già inoltrato la richiesta ma non hanno ancora ricevuto conferma dovranno invece attendere comunicazioni ufficiali dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Sarà quest’ultimo a informare tempestivamente in caso di nuovi stanziamenti o riaperture delle domande.
Dal 2026 un nuovo credito d’imposta unico
Il MIMIT ha già delineato il prossimo passo del percorso: a partire dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore un nuovo credito d’imposta unico, frutto della fusione tra i piani Transizione 4.0 e Transizione 5.0.
Questa integrazione mira a creare un sistema di incentivi più organico e stabile, orientato a sostenere gli investimenti in digitalizzazione, efficienza energetica e decarbonizzazione.
Il nuovo schema di agevolazioni consentirà di proseguire con le misure già avviate. Evitando così alle imprese che hanno partecipato ai precedenti programmi di dover ripresentare domanda. Una delle novità più rilevanti riguarda l’apertura alle imprese energivore, cioè quelle con elevato consumo di energia, finora escluse dalle agevolazioni del Piano 5.0. Questo cambiamento rappresenta un passo importante verso un sistema di incentivi più inclusivo, capace di sostenere anche i settori più energicamente intensivi.
Un obiettivo chiaro: semplificare e potenziare
Con la fusione dei due programmi, il MIMIT punta a una semplificazione amministrativa che renda più snelli i processi di accesso alle agevolazioni. L’intento è quello di superare la complessità burocratica che spesso ha rappresentato un ostacolo per le imprese, introducendo un meccanismo di finanziamenti strutturali e procedure più chiare.
Il Ministro Adolfo Urso ha sottolineato come il nuovo credito d’imposta sarà accompagnato da aliquote più vantaggiose per le aziende che sapranno combinare innovazione digitale e riduzione dei consumi energetici. Questa sinergia rappresenterà il punto di forza del nuovo piano, permettendo alle imprese di ottenere un duplice vantaggio: maggiore produttività e minore impatto ambientale.
Aggiornamenti normativi e ampliamento dei beneficiari
Nel percorso verso la nuova Transizione 4.0, il Ministero prevede anche un aggiornamento degli allegati A e B della legge 232/2016.
Queste definiscono i beni e le tecnologie ammissibili alle agevolazioni. Inoltre, in mancanza di fondi provenienti da programmi europei, non sarà più necessario rispettare il principio “Do no significant harm” (Dnsh), che impone di non arrecare danni significativi all’ambiente.
Questa modifica permetterà di estendere i benefici anche a comparti industriali finora esclusi. Come ceramica, siderurgia e altri settori ad alta intensità energetica, garantendo così una maggiore equità nell’accesso agli incentivi. Si tratta di una misura che punta a sostenere la competitività di filiere fondamentali per l’economia nazionale, spesso penalizzate da vincoli ambientali rigidi.
Dopo Transizione 4.0, verso una politica industriale più coerente
La Transizione 4.0, pur avendo esaurito le risorse, ha lasciato un’eredità importante: la conferma che il sistema produttivo italiano è pronto a evolversi verso modelli più sostenibili e digitalizzati. Il nuovo credito d’imposta unico, operativo dal 2026, rappresenterà la continuità naturale di questa trasformazione, ma anche un salto di qualità in termini di efficienza, inclusione e sostenibilità.
Con la semplificazione delle procedure e la definizione di regole più stabili, il Governo punta a creare un ambiente favorevole agli investimenti, rafforzando la competitività industriale nel lungo periodo. La sfida per le imprese sarà quella di saper cogliere le opportunità offerte dalla nuova fase, coniugando innovazione tecnologica, riduzione dei consumi e rispetto dell’ambiente.
La Transizione 4.0., quindi, non si chiude davvero: si trasforma, evolve e apre la strada a un nuovo paradigma industriale, in cui digitalizzazione e sostenibilità diventano le colonne portanti del futuro economico italiano.
Riassumendo
- Esauriti i fondi del programma Transizione 4.0 dopo un forte aumento delle richieste.
- Le imprese possono ancora presentare domanda in attesa di nuovi finanziamenti.
- Dal 2026 nascerà un credito d’imposta unico unendo Transizione 4.0 e 5.0.
- Il nuovo piano sosterrà digitalizzazione, efficienza energetica e decarbonizzazione industriale.
- Prevista semplificazione delle procedure e aliquote potenziate per chi innova e risparmia energia.
- Estesi i benefici anche ai settori energivori come ceramica e siderurgia.