Nuovo strumento di calcolo lanciato da Google, un tool che permette di stimare i salari dello smart working. Ecco la novità annunciata da Big G in merito al Work Location Tool.

Google e lo smart working

La pandemia ha bloccato in casa tutto il mondo, il concetto di smart working è stato sdoganato ed esteso a molte altre professioni. Anche i dipendenti di Google si sono visti costretti a continuare a svolgere il proprio lavoro tra le mura domestiche e non più in ufficio.

E a quanto pare, in queste condizioni, almeno secondo Google, i compensi cambiano. Ecco quindi che nasce un nuovo tool che sarà in grado di stabilire il salario dei propri dipendenti che lavorano in smart working. Già da maggio infatti il colosso di Mountain View aveva fatto sapere quali erano le sue intenzioni in merito al lavoro ibrido.

Una parte negli uffici delle varie sedi dislocate nel mondo, e un’altra a casa, appunto in smart working. Sostanzialmente, 3 giorni a settimana in ufficio, e i restanti due tra le mura domestiche, o dove si preferisce. Questo progetto ibrido però è destinato ad attuarsi solo laddove il Coronavirus si sta placando, mentre in zone come India e Brasile, dove la morsa del Covid-19 non si è ancora allentata, i dipendenti continueranno a lavorare da casa. Ed è qui che nasce la domanda di Big G: quanto vale lo smart working?

Toll per lo smart working di Google

Compensi adeguati alle tariffe della propria regione, questa la promessa di Google. Ne consegue che il nuovo tool calcolerà il salario in base all’ubicazione del lavoratore. Chi lavora in metropoli come New York, ad esempio, riceverà un risarcimento adeguato alle tariffe del luogo. Viceversa, chi eserciterà in mercati più piccoli, vedrà il suo compenso diminuire. Inoltre, i dipendenti di Google potranno lavorare temporaneamente da un luogo diverso da quello attuale per un massimo di 4 settimane all’anno.

Sono 140 mila circa i dipendenti di Big G nel mondo, le stime dicono che solo il 60% tornerà negli uffici. Al momento non sappiamo se tale strumento verrà utilizzato anche da aziende esterne, ossia se Google ne rilascerà l’utilizzo anche per terzi.

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