Quante volte negli ultimi tempi siamo incorsi in delle belle e grosse bufale e ci abbiamo anche creduto, forse pure condividendole sui social network e alla fine facendo la figura dei fessi? Con Fidel Castro che muore ogni mese e signore di 86 anni che umiliano direttori di banca e finiscono sul New York Times, è difficile districarsi in questo oceano di notizie false e bufale che navigano a vista d’occhio sui marosi dei motori di ricerca e dei social: ma dopo Facebook, anche Google vuole dire basta e lo fa con un algoritmo che sarà in grado di riconoscere le bufale.

Ma a questa notizia, accolta con giubilo, ci sono molti pro e qualche contro da analizzare meglio.  

Google anti-bufale: pro

Quando facciamo una ricerca su Google, il nostro occhio finisce sempre sulle prime posizioni, laddove razionalmente dovremmo trovare i siti più attendibili e affidabili (non è sempre così, ma questa è un’altra storia). La popolarità di un sito dipende infatti da diversi fattori, tra cui per importanza spicca il linkaggio esterno: ovvero, più un articolo viene linkato o condiviso, più questo acquista autorevolezza. Questo criterio però dà ragione a chi afferma che “una bugia raccontata 1000 volte da 1000 persone alla fine diventa verità“. Non è un caso che quando cerchiamo notizie su argomenti controversi, spesso ci capita di imbatterci in notizie e post che ci mostrano il contrario di quello che vorremmo sapere: è il caso ad esempio della crociata contro i vaccini, con gli effetti e le conseguenze che oggi tutti sappiamo.   Ora, attraverso l’indice KBT (Knowledge-Based Trust), Google saprà riconoscere la veridicità delle notizie: gli ultimi test effettuati hanno raccolto dati molto importanti da questo punto di vista, riconoscendo attendibili 119 milioni di pagine web su 2,8 miliardi di fatti. Questo significa che il nuovo algoritmo pensato da Big G, attualmente in fase di sviluppo, sarà in grado di premiare i siti attendibili riconoscendo la quantità di notizie corrette e non corrette all’interno della fonte.

I siti più attendibili in materia di notizie saranno premiati ottenendo un posizionamento maggiore, mentre i siti di bufale scenderanno drasticamente.  

Google anti-bufale: contro

Un problema sollevato da molti riguarda però il fatto che seguendo questo procedimento – Google è pur sempre una questione di codice – si potrebbe correre il rischio di far sprofondare anche tutti quei siti di controinformazione che spopolano nel web. Non stiamo parlando della controinformazione spicciola fatta tanto per guadagnare e “perché fa visite“, quanto di quelle fonti di informazione che cercano di indagare sulla verità di determinate materie e argomenti che dai media nazionali vengono raccontate in modo diverso. La verità oggi, soprattutto grazie a internet, è un vetro rotto che si compone di mille sfaccettature: tuttavia, sinceramente non vediamo grandi rischi all’orizzonte.   Se il nuovo algoritmo saprà riconoscere siti come Lercio (è sempre un piacere linkarlo) che diffonde notizie false per fare satira, sarà anche in grado di individuare quei siti attendibili che cercano di dare notizie vere. E’ il grado di attendibilità e autorevolezza (nel senso di “Trust“, fiducia) che conta, non un abbaglio, o un tentativo di indagine approfondita che riesce o non riesce. In questi termini sembra che tali polemiche siano state pensate solo da quei siti che hanno paura di vedersi retrocessi in fondo ai risultati di Google: e a pensar male a volte…