Abbiamo fatto arrabbiare il colosso, i numeri riportati dal web in merito alle nuove impostazioni di Facebook fanno pensare quasi ad un atto di rabbia e di dimostrazione di forza. Come se ora il social network volesse dimostrarci che se noi gli contestiamo la troppa leggerezza avuta in passato sulla privacy, allora ecco la severità dittatoriale del gigante che a questo punto fa piazza pulita.

Facebook è troppo severo ora?

583 milioni di account chiusi, Facebook dice basta ai fake account, i profili avatar.

Finisce quindi sostanzialmente il gioco per un ristretto, ma consistente numero di profili che usava il social network soltanto per gioco, per impersonare magari un personaggi amato, o semplicemente per scherzare con gli amici, in fondo il vero motivo per il quale si dovrebbero usare i social network, al di là di eventuali usi professionali che certamente non sono esclusi. Ad ogni modo, la guerra non riguarda certo soltanto i profili finti, ma anche i post.

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Per quanto riguarda invece le condivisioni bloccate da Facebook i numeri sono ancora più alti, fermati e rimossi 837 milioni di post. Quasi il 100% di questi è stato rimosso direttamente dall’algoritmo. L’intelligenza artificiale usata dal social network di Zuckerberg è infatti in grado di eliminare un post prima ancora che questo venga segnalato. Ma siamo sicuri che l’algoritmo funzioni alla perfezione? Assolutamente no. E parliamo per esperienza diretta. Più di una volta infatti ci è capitato di scrivere un testo assolutamente innocuo sul profilo social, e dopo averlo completato ci siamo trovati un avviso del tipo “questo post non può essere condiviso perché viola le nostre condizioni”.

Vi assicuriamo che il testo non conteneva alcun riferimento sessuale, violento o razziale. Provando e riprovando a scrivere la stessa frase, alla fine l’algoritmo si convinse infatti.

Ciò comunque è la dimostrazione che l’IA del sistema non è ancora al top e immaginiamo quanti, tra gli 837 milioni di post eliminati, fossero normali testi, magari anche simpatici. L’impressione quindi è che la pressione in seguito ai fatti di Cambridge Analytica abbia portato i vertici dell’azienda ad attuare misure drastiche che rischiano di fare tutt’erba un fascio.

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