Salve, sono Pinco Pallino e sono un mobile addicted. Eh già, la dipendenza da social network e app mobile sta per diventare una malattia, o forse sarebbe meglio definirla una schiavitù. Sì, la schiavitù non è solo quella degli stage gratuiti, ma anche quella degli smartphone e dei tablet. Dopotutto quando una componente nata per essere sfruttata diventa una vera e propria ossessione andando così a capovolgere i ruoli – chi domina chi? – è di questo che si parla: di addiction, in italiano, di dipendenza. Non tossica, ma quasi.

Gli ultimi dati diffusi da Yahoo, che si è avvalsa della società di analisi e ricerca Flurry per due anni consecutivi, sono allarmanti: la tendenza della dipendenza da mobile è cresciuta dall’anno scorso a questo, con un aumento del 59% dei soggetti che accedono alle app incastonate sul proprio smartphone più di 60 volte al giorno. Sono 280 milioni di persone, in soldoni. Troppi. Così tanti da generare un problema, da diagnosticare tale addiction proprio come una malattia o, peggio, una schiavitù.   L’aumento è comunque generale: da una parte i regular user, ovvero quei soggetti che accedono alle applicazioni fino a 16 volte al giorno, hanno registrato una crescita del 25% raggiungendo quota 985 milioni; dall’altra i super user, ovvero quegli utenti che arrivano fino ai 60 accessi al giorno alle app mobile, che sono cresciuti del 34% con un incremento fino a 590 milioni di persone. Come si dice in gergo: un botto! Anche perché la tendenza sembra destinata ad aumentare. Le applicazioni che vengono maggiormente utilizzate sono naturalmente quelle relative ai servizi di messaggistica e ai social network, seguite da quelle a tema utility e produttività, posta elettronica, editor testuale, browser web, finanza e app di photo editing.   Non si parla di malattia, né di ossessione, né di schiavitù, snocciolando questi dati, ma fa specie pensare a queste realistiche cifre come un campanello d’allarme alla nostra socialità: è sufficiente uscire all’aria aperta, farsi una passeggiata e contare tutte le persone che sono in un modo o nell’altro attaccate al proprio smartphone, presi in un momento singolo della giornata che però può dilatarsi per tutte le 24 ore.
Non c’è niente da fare: di questi tempi le persone preferiscono essere social sul piano virtuale piuttosto che sul piano reale, come a dire, meglio in compagnia, ma a distanza. Certo è che il rapporto di dipendenza tra noi e i nostri dispositivi mobile sta raggiungendo cifre emblematiche: bene o male? E voi siete tra gli apocalittici o tra gli integrati?