Ci sono previsioni incoraggianti per le casse delle aziende italiane, e tutto questo grazie ai cloud. Secondo l’Istituto per la competitività infatti si stima un guadagno generale di 600 miliardi di euro in più.

Cloud, il futuro del paese

Un’Italia più competitiva e sicura, questo il progetto che, secondo gli esperti di I-Com, sta alla base del successo per le aziende del paese. L’utilizzo del cloud nel settore pubblico è quindi da diffondere il più possibile, al fine di acquisti e accordi tra privati.

Secondo le previsioni infatti, una piena adozione delle soluzioni cloud porterebbe nelle casse delle aziende italiane ben 600 miliardi di euro in più rispetto al fatturato attualmente stimato.

Ma non è tutto, anche la pubblica amministrazione infatti ne gioverebbe, e non poco, con un risparmio annuo di oltre un miliardo di euro. Le percentuali ci dicono oche sotto questo aspetto l’Italia sembra aver recepito nettamente il messaggio. Se la media europea nel 2020 era al 36%, secondo le statistiche invece le aziende italiane che ricorrono al cloud sono già il 59%. Del resto, il ministro Colao ha precisamente indicato nei cloud l’infrastruttura chiave per far circolare le informazioni tra gli enti pubblici.

Un cloud europeo?

Intanto, il progetto Gaia-X procede, l’Unione Europea continua a puntare su un cloud continentale affidandosi alla federazione nata tra Francia e Germania. Naturalmente, il tutto sotto la vigile sorveglianza dell’UE che mira a far stipulare il tanto atteso accordo alle grandi aziende tech del settore facendole impegnare a rispettare le regole basate sui principi di portabilità, interoperabilità, controllo dei dati e sovranità digitale.

Scenario però non particolarmente stimolante secondo Stefano da Empoli, presidente I-Com, il quale si auspica un mercato in linea con il modello inglese: “Un mercato del cloud europeo e nazionale aperto e competitivo, scevro di illusorie tentazioni autarchiche e stataliste, rappresenta la migliore porta di ingresso per imprese, pubblica amministrazione e altre organizzazioni impegnate nella trasformazione digitale. Il modello britannico e un’attenta valutazione di asset e dati sensibili sembrano costituire al momento la migliore soluzione percorribile”.

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