In settimana, precisamente martedì 29 maggio, è stato rilasciati il nuovo Chrome 67, versione aggiornata del noto browser di Google. Come ogni nuova release che si rispetti, non mancano le novità interessanti introdotte, un’occhio di riguardo sembra essere dato alla protezione dei dati, offrendo quindi una navigazione, almeno nelle intenzioni, più sicura, e anche una maggiore adattabilità ai sensori, come ad esempio quelli per la realtà virtuale e aumentata.

Chrome 67, nuova versione

Mac, Windows e Linux potranno ora usufruire del nuovo browser Chrome 67.

Dopo soli due giorni di prova possiamo dire che essenzialmente Google punta ad offrire una maggiore compatibilità con i vari sensori installati sui dispositivi di oggi. Come dicevamo però, Big G ha dato anche molta importanza, e giustamente, alla questione sicurezza, con l’incubo Spectre che ha mietuto non poche vittime. La funzione Site Isolation si propone di offrire quindi una maggiore sicurezza durante la navigazione, o quantomeno ad attenuare i rischi in caso di infezione.

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Abbiamo già accennato ai sensori, su Chrome 67 ci sono ora WebXR Device API, come già detto in precedenza, ideali per coloro che vogliono vivere l’esperienza della VR e AR. Sempre a proposito di sensori, segnaliamo anche Generic Sensors API, in questo caso si tratta di accelerometri o giroscopi, su siti web e web-app. Tali sensori facilitano l’interazione con le app e sono pensati soprattutto per PC, così da renderli più simili alle interazioni che ci sono invece tra app e smartphone, o device mobile in generale.

Per i più trend segnaliamo anche la scorciatoia per le emoji, funzione che ormai è imprescindibile per tutti coloro che fanno parte del mondo social. In qualsiasi campo di testo, nel menu contestuale del click destro spunterà una voce dedicata all’inserimento delle famose faccine.

Infine, tra le altre caratteristiche che spiccano in questa nuova versione di Chrome, c’è la PWA, acronimo di Progressive Web App. Di cosa si tratta? In pratica sono applicativi web che progressivamente (da cui il nome) diventano equivalenti di app native.

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