Un’app per spiare i criminali, questa la notizia che arriva dall’Australia e che ha coinvolto diverse organizzazioni criminali in giro per il mondo, con l’arresto di centinaia di malviventi.

App contro la criminalità

Quando si delinque appellarsi alla privacy potrebbe non essere una carta vincente, è quanto dimostrato dalla polizia di Sidney che è riuscita a spiare l’attività dei criminali inserendosi nell’app utilizzata sullo smartphone dai malviventi. L’operazione della polizia federale australiana ha portato all’arresto di 100 persone circa.

L’operazione è stata eseguita in diversi paesi di Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Decodificate migliaia di comunicazioni in un’operazione durata ben 3 anni di lavoro.

I protagonisti dell’operazione l’hanno descritta come “la più sofisticata al mondo contro la criminalità organizzata che sia stata condotta fino a oggi dalla polizia”. A quanto pare il bandolo della matassa è stato trovato grazie all’applicazione ANoM, app usata appunto dalle diverse organizzazioni criminali finite nel mirino degli inquirenti. Ignari del fatto che l’FBI controllasse tale app, i criminali la usavano per criptare i propri messaggi segreti riferiti alle attività criminose a cui prendevano parte. In poche parole, tale app ha fatto da comune denominatore per i criminali, e una volta scoperta la sua falla, la polizia è stata in grado di spiare tutti i messaggi e intercettare i malviventi.

Un’app per ghermirli tutti

Stavolta è la polizia che fa le veci di Sauron e si serve di uno strumento per accalappiare i nemici. E ben venga per una volta che, in barba alle leggi sulla privacy, tale operazione sia riuscita a superare gli ostacoli e arrestare i criminali, visto che tali messaggi si riferivano in particolare a progetti di assassinio e traffico di droga e armi. L’operazione è stata denominata in codice ‘Ironside‘ in Australia e ‘Trojan Shield’ in tutto il mondo.

Ecco uno stralcio del comunicato rilasciato dal capo della polizia australiana Reece Kershaw“I dispositivi sono circolati e la loro popolarità è cresciuta tra i criminali, che avevano fiducia nella legittimità dell’applicazione perché le principali figure della criminalità organizzata ne garantivano l’integrità. Questi influencer criminali hanno messo la polizia federale australiana nelle tasche di centinaia di sospetti trasgressori. Fondamentalmente, si sono ammanettati l’un l’altro abbracciando e fidandosi di ANoM e comunicando apertamente con esso, non sapendo che li stavamo ascoltando tutto il tempo”.

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