Forti limitazioni da parte del governo Draghi al 5G di matrice cinese, è la decisione rilasciata dal nuovo dpcm, che fa il palio con quelle già prese in passato. Una mazzata anche per Vodafone, che aveva stretto rapporti proprio con Huawei per potenziare la sua rete.

Draghi, in Italia 5G sotto controllo

Lo spionaggio statunitense alla fine ha convinto tutti, i cinesi ci vogliono spiare e ora anche l’Italia ne prende le distanze. A dire il vero, la presa di posizione di Draghi non è certo cosa nuova, anzi.

Si tratta infatti del terzo decreto sulla base dei Golden power già utilizzato da Conte, che prende posizione riguardo la presenza delle reti cinesi nel 5G di Vodafone. Già nel 2019 infatti il Governo dibatteva sul problema, in quella circostanza in gioco c’erano anche TIM, WindTre, Linkem e Fastweb. Ora invece permane soltanto Vodafone, ma la questione è la medesima:

Ossia: “l’esercizio di poteri speciali mediante l’imposizione di specifiche prescrizioni nei confronti della società Vodafone Italia Spa in relazione ad accordi aventi ad oggetto l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione e la gestione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G”. Anche secondo l’Italia, quindi, come per gli USA, Huawei e ZTE non sono fornitori affidabili. Il lavoro del nuovo dpcm sta tutto quindi nel rendere il 5G nostrano meno dipendente possibile da questo genere di fornitori.

55, via i fornitori non affidabili

Due gli strumenti che l’Italia ha disposizione per tenere lontani questi fornitori non affidabili, la normativa Golden power e il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Come dicevamo, si tratta di una bella tegola per Vodafone, secondo le stime infatti Huawei è presente nel 60% delle infrastrutture della popolare compagnia. Per Vodafone però non è ancora detta l’ultima parola, anzi da qualche mese sono già corsi ai ripari i vertici dell’azienda stringendo una collaborazione con la statunitense Qualcomm Technologies per lo sviluppo della tecnologia Open Ran.

La parola d’ordine in questo caso è diversificazione. Nello specifico, il progetto è pensato proprio per promuovere la diversificazione dei fornitori delle apparecchiature di rete, ed è in perfetta simbiosi con il concetto portato avanti dagli Stati Uniti. La Cina quindi è meno vicina ora quando si parla di 5G, una scelta che sposa perfettamente con la decisione dell’Italia di optare per alleanze europeiste e atlantiste, come da tradizione.

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