Il 1 maggio 2017, nonostante la situazione del nostro paese, bisogna festeggiare la Festa del Lavoro, ricordando con frasi e citazioni il senso di questa ‘festività’. È fondamentale per una serie di motivi: da qualche anno a questa parte, i diritti dei lavoratori sono sotto attacco e le lotte fatte dai nostri padri e dai nostri nonni rischiano di non avere avuto senso. Basta pensare alla cancellazione dell’articolo 18 passato sotto il silenzio generale: insomma, è una giornata di festa, bisogna stare allegri e divertirsi, ma anche ricordare.

Ecco perché spieghiamo innanzitutto il motivo per cui si festeggia il 1 maggio come Festa del Lavoro, e poi vi daremo alcune poesie da mandare via WhatsApp e Facebook.

1 maggio 2017: perché si festeggia la Festa del Lavoro in questa data?

Come già detto, per questo 1 maggio 2017, è bene ricordare perché si festeggia proprio oggi la Festa del Lavoro, sottolineando come soltanto con un impiego si può avere una vita libera e dignitosa e non vivere sotto ricatto del padrone di turno. Si festeggia in questa data perché nel 1886 iniziò proprio il 1 maggio una grande manifestazione a Chicago: gli operai chiedevano migliori condizioni e salari più alti – all’epoca si potevano lavorare anche 16 ore al giorno – e il corteo venne represso duramente, lasciano per le strade della città americana undici corpi senza vita. La Seconda Internazionale dei Lavoratori decise che quella era la data giusta per festeggiare la dignità del lavoro. La gente è morta affinché vi fossero condizioni migliori e in questa giornata occorre ricordare quel sacrifico e impegnarsi perché, oggi in Italia e nel mondo, la situazione migliori.

Qui 1 maggio 2017 a Roma: eventi e concerto, cosa fare per la Festa dei Lavoratori.

Frasi 1 maggio 2017: poesie d’autore da inviare su WhatsApp e Facebook

Ecco, allora, una nostra scelta delle poesie per il 1 maggio 2017, da inviare per condividere via WhatsApp e Facebook il senso della Festa del Lavoro.

Splendida questa poesia si Gianni Rodari:

Il vecchio muratore

Ho girato mezzo mondo
con la cazzuola e il filo di piombo,
ho fabbricato con le mie mani
cento palazzi di dieci piani:
tutti in fila li vedo qua
e mi fanno una grande città.
Ma per me e per la mia vecchia
non ho che questa catapecchia.
Sono di legno le pareti,
le finestre non hanno vetri
e dal tetto di paglia e di latta
piove in tutta la baracca.
Dalla città che ho costruito,
non so perché sono stato bandito.
Ho lavorato per tutti: perché
nessuno ha lavorato per me?

Intelligentissima anche questa poesia/riflessione di Bertolt Brecht:

Domande di un lettore operaio
Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì?
Ci sono i nomi dei re, dentro i libri.
Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra?
Babilonia, distrutta tante volte,
chi altrettante la riedificò? In quai case,
·di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono, la sera che fu terminata la Grande Muraglia,
i muratori? Roma la grande
è piena d’archi di trionfo. Su chi
trionfarono i Cesari?
La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?
Anche nella favolosa Atlantide
la notte che il mare li inghiottì, affogavano urlando
aiuto ai loro schiavi. .
Il giovane Alessandro conquistò l’India.

Da solo?
Cesare sconfisse i galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna· pianse, quando la flotta
gli fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi,
oltre a lui, l’ha vinta?
Una vittoria ogni pagina.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grand’uomo.
Chi ne pagò le spese?
Quante vicende,
tante domande.

Perché nei libri di storia si parla solo dei grandi e mai degli umili?
Perché gli archi di trionfo furono eretti solo ai Cesari e mai ai loro legionari? Sono le masse le vere protagoniste delle
vicende storiche o i singoli uomini, re o condottieri, i cui nomi sono passati alla storia? Queste domande di un lettore operaio hanno nei versi la risposta: le costruzioni imponenti e le imprese militari, vittoriose o disastrose che siano,  non possono essere attribuite ad un uomo solo, ma a quanti di quelle vicende furono protagonisti, anche con compiti umili.