Il percorso della Legge di Bilancio 2026 continua a suscitare scontri e riflessioni sulle misure contenute. La manovra entra nella sua fase decisiva. Il calendario parlamentare prevede l’approvazione del testo, comprensivo di modifiche e nuove disposizioni, entro il 22 dicembre al Senato, per poi proseguire l’iter alla Camera dei Deputati. Il rispetto delle tempistiche non è un dettaglio formale: la manovra deve essere approvata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale entro il 31 dicembre di ogni anno, così da consentirne l’entrata in vigore dal 1° gennaio successivo. In caso contrario, il sistema contabile dello Stato scivolerebbe nell’esercizio provvisorio, una situazione che il legislatore cerca sempre di evitare.
Nel complesso quadro di conferme e novità che caratterizzano la fase emendativa, emerge una misura che sta attirando l’attenzione del mondo produttivo. Si tratta di una disposizione che introduce una forma di tassazione anticipata per le imprese, destinata a incidere sui rapporti economici tra operatori. Il cuore della proposta è l’introduzione di una trattenuta generalizzata sulle transazioni tra soggetti economici.
Ritenuta 1% su fatture: cosa dice la manovra 2026
La norma, ancora allo stato di bozza e, quindi, suscettibile di modifiche, prevede che a partire dal 1° gennaio 2029 venga applicata una ritenuta d’acconto pari all’1% sulle fatture emesse per prestazioni di servizi e cessioni di beni effettuate tra soggetti che operano in ambito B2B (tra partite IVA). In sostanza, ogni pagamento tra imprese e professionisti potrebbe essere interessato da un meccanismo di prelievo alla fonte.
Dal punto di vista operativo, il funzionamento appare piuttosto lineare. Al momento del pagamento, il soggetto che riceve la fattura tratterrebbe una quota pari all’1% dell’importo imponibile, calcolato al netto dell’IVA.
Questa somma non verrebbe corrisposta al fornitore, ma sarebbe versata direttamente all’Erario dal committente. Si tratterebbe, quindi, di un anticipo di imposta che andrebbe poi scomputato in sede di dichiarazione dei redditi. Una ritenuta che si aggiungerebbe a quella del 20%, già attualmente previste per le operazioni con i professionisti.
Soggetti interessati ed esclusi
La platea dei soggetti coinvolti è ampia. L’obbligo scatterebbe per i pagamenti effettuati da chi agisce nell’esercizio di impresa, arte o professione. Tuttavia, il legislatore ha previsto alcune importanti esclusioni, con l’obiettivo dichiarato di premiare i contribuenti considerati più affidabili sotto il profilo fiscale.
Non sarebbero, infatti, soggetti alla nuova ritenuta coloro che aderiscono al concordato preventivo biennale o al regime dell’adempimento collaborativo. Questi strumenti, introdotti negli ultimi anni, mirano a instaurare un rapporto di maggiore trasparenza e collaborazione tra fisco e contribuente. L’adesione a tali regimi consentirebbe, quindi, di evitare l’applicazione della trattenuta, alleggerendo l’impatto finanziario della misura.
Un’altra esclusione rilevante riguarda i titolari di partita IVA che applicano il regime forfettario. Questo sistema agevolato, pensato per le attività di minori dimensioni, resterebbe fuori dal perimetro della ritenuta tra imprese, confermando la volontà di non appesantire ulteriormente il carico amministrativo dei piccoli operatori. Il regime forfettario, per sua natura, non applica ritenute d’acconto in fattura.
Ritenuta 1% su fatture: quale l’obiettivo
In attesa del testo definitivo, la relazione tecnica che accompagna l’emendamento fornisce indicazioni utili sulle finalità dell’intervento. L’obiettivo dichiarato è il contrasto a due forme di evasione fiscale considerate particolarmente rilevanti. Da un lato vi è il cosiddetto assessment gap, che riguarda l’omessa presentazione della dichiarazione e, di conseguenza, il mancato pagamento delle imposte dovute. Dall’altro lato si colloca il collection gap, ossia il mancato versamento, totale o parziale, di imposte che risultano correttamente dichiarate.
In questo contesto, la misura della “…ritenuta 1% su fatture” viene presentata come uno strumento di presidio preventivo delle entrate, capace di garantire allo Stato un flusso anticipato di risorse e di ridurre il rischio di inadempimenti successivi. Resta però aperto il dibattito sull’impatto che tale meccanismo potrebbe avere sulla liquidità delle imprese, soprattutto in settori già caratterizzati da margini ridotti e tempi di incasso dilatati.
Il confronto parlamentare dei prossimi giorni sarà quindi decisivo per comprendere se e come questa disposizione troverà spazio nella versione finale della Legge di Bilancio 2026, e con quali eventuali correttivi a tutela del tessuto produttivo.
Riassumendo
- La Legge di Bilancio 2026 deve essere approvata entro dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.
- Tra le novità spicca una misura di tassazione anticipata per i rapporti economici tra imprese.
- Dal 2029 prevista una ritenuta dell’1% sulle fatture B2B, calcolata sull’imponibile esclusa IVA.
- La trattenuta sarà operata dal committente e versata direttamente all’Erario come anticipo d’imposta.
- Esclusi concordato preventivo biennale, adempimento collaborativo e partite IVA in regime forfettario.
- L’obiettivo è contrastare evasione fiscale e mancati versamenti dichiarativi e di pagamento.
