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Oggi: 05 Dic, 2025

Tassa che ti passa! Per le banche italiane un’altra stangata da 3 miliardi di euro?

Il governo ipotizza una nuova tassa per le banche italiane, così da incassare altri 1,5 miliardi di euro nel 2026. Vediamo di cosa si tratta.
3 mesi fa
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Nuova tassa sulle banche italiane?
Nuova tassa sulle banche italiane? © Licenza Creative Commons

Flessione per l’FTSE Italia All Share Banks, l’indice che raggruppa le azioni delle banche italiane quotate a Piazza Affari, in scia alla notizia su una nuova possibile tassa escogitata dal governo. L’ipotesi circola da giorni e sta togliendo il buon umore ad un comparto parecchio movimentato negli ultimi mesi. Da inizio anno c’è stato un aumento medio del 55%, trainato dal risiko che vede protagonisti svariati istituti di credito.

Sempre lo stesso ritornello

E’ tornata in auge la famosa tassa sugli extraprofitti delle banche, che per la verità non c’è mai stata nel mondo in cui venne presentata in un primo momento dall’esecutivo. La questione è la stessa. Questo settore è riuscito a maturare elevati profitti grazie all’aumento dei tassi di interesse.

Ben 46 miliardi nel solo 2024. E c’è chi nella maggioranza preme per far pagare agli istituti qualcosa di più, al fine di finanziare alcune misure ben precise. La Lega di Matteo Salvini richiese esplicitamente di usare l’eventuale maggiore gettito per un nuovo giro di rottamazione delle cartelle e l’estensione della “flat tax” fino a 100.000 euro per le partite IVA.

Forza Italia è contraria alla tassa sulle banche, anche perché esistono ragioni giuridiche di cui tenere conto. Perché mai un’azienda – questo sono le banche – dovrebbe pagare più delle altre attive in settori di operatività differenti? E poi il balzello c’è già stato e viene applicato per il biennio 2025-2026. Il gettito previsto è di 1,5 miliardi per quest’anno e di 2,5 miliardi per il prossimo. Come vedremo, tuttavia, si tratterebbe solo di un anticipo di liquidità richiesto agli istituti.

La restituzione avverrebbe a partire dal 2027.

Ipotesi congelamento DTA

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha voluto precisare che quella della tassa sulle banche sarebbe una delle ipotesi in campo. L’obiettivo resterebbe di convincere i banchieri a contribuire senza opporre le barricate. Fatto sta che questo è il terzo anno consecutivo che nel governo si porta avanti una simile battaglia. Nel 2023, l’annunciò affossò i titoli in borsa. Il governo fece retromarcia, trasformando la stangata in un obbligo di accantonamento a riserva.

Di preciso, di cosa parliamo? La tassa sulle banche passerebbe anche questa volta dalle DTA o “Deferred Tax Assets”. Si tratta di crediti d’imposta, che il governo ha “congelato” per il biennio in corso. Questo significa che gli istituti dovranno pagare momentaneamente più tasse, salvo pagarne meno nel triennio 2027-2029. Questi crediti, infatti, vanno smaltiti entro la fine del decennio. I 3 miliardi ipotizzati per il 2026-’27 entrerebbero attraverso un inasprimento temporaneo di tale congelamento. La Lega vorrebbe, addirittura, che la misura diventasse strutturale, cioè che le banche pagassero effettivamente più tasse con la perdita definitiva del credito.

Tassa sulle banche per senso di rivalsa

Il paradosso è che questa tassa sulle banche è diventata quasi un cavallo di battaglia delle opposizioni, escluse Italia Viva e Azione. PD, M5S e ASV accusano il governo di non fare niente per riscuotere più soldi dagli istituti per distribuirli alle famiglie in difficoltà.

Come se di soldi nelle casse dello stato ne entrassero pochi. Da qui all’approvazione della legge di Bilancio sentiremo di tutto e di più, come sempre capita ogni anno. La difesa mediatica di questi particolari contribuenti è tenue. La voglia di rivalsa sempre forte, come se le banche fossero enti benefici sfuggenti al loro dovere di assistere i più bisognosi. Attenti a ufficializzare l’esistenza degli “extraprofitti”. Oggi a loro, domani a noi.

giuseppe.timpone@investireoggi.it

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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