La discussione sull’introduzione della cosiddetta sugar tax continua a generare divisioni e interrogativi. Il Decreto Economia (D.L. n. 95/2025), pubblicato di recente, ha posticipato ulteriormente l’entrata in vigore dell’imposta, fissandone l’operatività al 1° gennaio 2026. Si tratta dell’ennesimo slittamento per una misura che, fin dalla sua approvazione, ha visto una lunga serie di rinvii e ritocchi.
Il provvedimento, se da un lato è stato accolto positivamente da numerose realtà produttive, dall’altro ha riacceso il dibattito sull’effettiva sostenibilità e coerenza di una tassa il cui futuro appare sempre più incerto.
Sugar tax: un tributo rimandato all’infinito?
L’iter della sugar tax è ormai emblematico delle difficoltà che il legislatore incontra quando cerca di coniugare esigenze di salute pubblica con quelle dell’economia produttiva.
La sua istituzione risale alla legge di bilancio del 2019 (legge n. 160/2019, articolo 1, commi 661 e seguenti), con un’entrata in vigore inizialmente prevista per il 1° gennaio 2021. Tuttavia, l’applicazione è stata più volte sospesa, sia per ragioni di contesto economico che per le forti pressioni del comparto industriale coinvolto.
L’ultimo differimento è arrivato a meno di un mese dalla precedente scadenza, fissata per il 1° luglio 2025, consolidando un trend normativo che, da oltre quattro anni, oscilla tra intenzione legislativa e rinvii operativi. Un destino analogo alla plastic tax.
Una misura divisiva
Al centro del confronto politico e industriale vi è una domanda chiave: è opportuno continuare a prorogare la sugar tax o sarebbe più sensato abrogarla del tutto?
La questione non è di semplice soluzione. Da una parte, chi sostiene l’introduzione dell’imposta ne evidenzia la funzione deterrente sul consumo di bevande ad alto contenuto di zuccheri, con effetti positivi attesi sul piano della salute pubblica e sul contenimento di patologie legate all’obesità.
Dall’altra, il settore della produzione e distribuzione di soft drink lamenta i potenziali danni economici, sottolineando come il carico fiscale possa tradursi in aumenti dei prezzi al consumo, calo della domanda e perdita di competitività, specialmente per le piccole e medie imprese.
A rendere ancora più critico il quadro è la mancanza di chiarezza normativa. Ogni proroga alimenta l’incertezza tra gli operatori, rendendo difficile pianificare investimenti e strategie di medio-lungo periodo. In tal senso, un’eventuale cancellazione della misura, per quanto sgradita a una parte dell’opinione pubblica, darebbe almeno una direzione chiara, eliminando un elemento di instabilità fiscale.
Un gettito a rischio per l’erario
La sugar tax è concepita come imposta di consumo applicata su specifiche categorie di bevande analcoliche edulcorate, ossia prodotti in cui siano presenti determinati dolcificanti. A disciplinarne le modalità tecniche di applicazione è intervenuto il decreto ministeriale del 12 maggio 2021, che definisce nel dettaglio il perimetro oggettivo e soggettivo della tassazione.
Secondo le stime del Ministero dell’Economia, l’introduzione della sugar tax porterebbe a un incremento delle entrate erariali non trascurabile. Tuttavia, il costo politico e sociale di un’applicazione forzata – in un momento in cui l’economia nazionale deve ancora consolidare la ripresa post-pandemia e affrontare la competizione internazionale – ha finora indotto i vari esecutivi a optare per il rinvio, piuttosto che per un’attuazione immediata o una soppressione definitiva.
Tuttavia, ogni rinvio implica una rinuncia implicita al gettito stimato, con ricadute che possono impattare sulla programmazione della spesa pubblica. Questo aspetto evidenzia come la sugar tax non sia solo una questione di salute pubblica o di politica industriale. Ma anche un nodo fiscale da sciogliere.
Sugar tax: una strategia fiscale da ripensare?
Il caso della sugar tax (dopo l’ennesima proroga del DL Economia) solleva interrogativi più ampi sulla gestione delle politiche tributarie nel settore dei consumi. La proliferazione di imposte indirette settoriali – dalle accise sui carburanti alla plastic tax, passando per l’imposta sul gioco – rischia infatti di compromettere la coerenza complessiva del sistema fiscale, generando frammentazione normativa e sovrapposizioni dannose.
Nel caso specifico, il continuo procrastinarsi della sugar tax può anche avere un effetto controproducente. Invece di indurre comportamenti virtuosi da parte delle imprese e dei consumatori, alimenta una sensazione di precarietà normativa. Le aziende, infatti, si trovano sospese in una sorta di limbo regolatorio, in cui l’incertezza è l’unica certezza.
In questo contesto, non sono pochi gli esperti che propongono una revisione organica della fiscalità di scopo, ancorandola a obiettivi di sostenibilità e a una governance più prevedibile.
Riassumendo
- La sugar tax è stata rinviata ancora, ora prevista dal 1° gennaio 2026.
- Le continue proroghe generano incertezza tra produttori e distributori di bevande zuccherate.
- L’imposta mira a ridurre il consumo di bevande edulcorate per motivi sanitari.
- Le imprese chiedono chiarezza normativa per pianificare investimenti e strategie future.
- L’abolizione comporterebbe però la perdita di un importante gettito fiscale.
- Serve una decisione definitiva per garantire stabilità e coerenza al sistema tributario.
