Dal 2000 il tuo quotidiano indipendente su Economia, Mercati, Fisco e Pensioni
Oggi: 05 Dic, 2025

Il ritorno dei bond vigilantes farà bene ai contribuenti e male ai governi

I bond vigilantes sono ricomparsi dopo anni di apparente assenza e imporranno la disciplina fiscale a governi fuori controllo.
2 settimane fa
2 minuti di lettura
Ritorno dei bond vigilantes
Ritorno dei bond vigilantes © Licenza Creative Commons

Avevano segnalato la loro esistenza già nell’autunno del 2022 e dove nessuno si aspettava di vederli, ossia nel Regno Unito dell’effimero governo di Liz Truss. Dati per scomparsi, sono tornati alla carica in questi mesi e sono in tanti a non averla presa granché bene. I “bond vigilantes” sono vivi e vegeti dopo che per tanti anni ci eravamo chiesti dove fossero finiti. Chi sono? Quegli investitori istituzionali, perlopiù fondi d’investimento, che tendono a comprare e vendere sul mercato obbligazionario in base alla percezione di affidabilità fiscale dei governi.

Dai tassi negativi all’inflazione

Negli anni in cui le banche centrali inondavano i mercati di liquidità, azzerandone i costi e consentendo ai governi (ma anche alle imprese) di finanziarsi a tassi infimi o persino negativi, i bond vigilantes avevano chiuso un occhio sui debiti.

Poiché di alternative remunerative e a basso rischio non ve ne erano, obtorto collo si ritrovavano a comprare indipendentemente dalla cattiva gestione dei conti pubblici o meno.

La situazione è cambiata con il ritorno di un altro fenomeno apparentemente scomparso: l’inflazione. Le banche centrali hanno dovuto smantellare gli stimoli monetari e alzare i tassi di interesse. Da quel momento, i mercati hanno nuovamente discriminato tra debiti solidi e debiti traballanti. Ma è nel 2025 che i bond vigilantes si sono ripresi la scena. Prima gli Stati Uniti, poi Francia, Regno Unito e Giappone. I titoli di stato di queste economie sono finiti nel mirino per i deficit fuori controllo.

Governi costretti a disciplina fiscale

A pagare sono stati, in particolare, i titoli più lunghi. In poche sedute, ad esempio, il Gilt a 10 anni è passato da un rendimento del 4,38% ad uno di quasi il 4,60%.

Il Gilt a 30 anni offriva prima il 5,16% e adesso più del 5,40%. Cos’è cambiato in così pochi giorni? Il governo Starmer si è rimangiato l’aumento delle tasse e prospetta una manovra finanziaria meno solida. Lo stesso in Giappone, dove la nuova premier Sanae Takaichi ha varato un piano di stimoli fiscali da 21.300 miliardi di yen (114 miliardi di euro). I rendimenti a 30 e 40 anni sono saliti ai massimi storici e il decennale offre ora più dell’1,80%.

Il ritorno all’opera dei bond vigilantes non piace a governi e investitori esposti sulle scadenze lunghe. Fare debiti ai primi costa di più e molti non potranno più permettersi di farne altri in allegria come fino ad oggi. I contribuenti si sentono colpiti, perché il maggiore costo del debito all’emissione comporterà l’aumento della spesa per interessi. Pagheranno imposte più alte e/o subiranno un taglio dei servizi pubblici. Nell’immediato ciò sarebbe vero. Nel medio-lungo termine, però, i mercati imporranno ai loro governi la disciplina fiscale e li metteranno al riparo dalla cattiva gestione dei loro denari versati allo stato.

Con bond vigilantes ritorno alla politica

Una conseguenza poco dibattuta del ritorno dei bond vigilantes riguarda la sfera politica. Fintantoché indebitarsi è stato “gratis”, i partiti avevano perso la bussola.

Destra e sinistra non avevano più alcun significato, dato che tagli alle tasse e aumento dei servizi venivano scaricati sulle generazioni future. Esempio massimo è Emmanuel Macron, che da neo-presidente francese varò un taglio delle imposte sulle imprese in deficit senza curarsi troppo delle conseguenze sui bilanci. Ora che è arrivato il momento di pagare il conto, quelle scelte di politica economica appaiono per quello che sono: insostenibili.

In fondo, se oggi l’Italia si trova relativamente meglio di altri è perché i bond vigilantes da noi quasi mai erano spariti dai radar. L’alto spread fino a poco tempo fa era lì a testimoniare la loro presenza. E questo ha indotto i governi a compiere scelte fiscali meno scellerate. Guarda caso, le uniche misure realmente devastanti per i conti pubblici – i bonus edilizi con lo sconto in fattura – furono varate quando lo spread era stato soppresso dalla Banca Centrale Europea con l’arrivo della pandemia. In altri momenti, non sarebbero stati neanche ipotizzabili.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

sul tema OBBLIGAZIONI

pensioni tredicesima
Articolo precedente

Sulla pensione degli invalidi spetta la tredicesima a dicembre ma non per tutti

assegno di inclusione
Articolo seguente

Novità Assegno di Inclusione: da gennaio 2026 basta poco per doverlo restituire tutto