Quando leggiamo l’offerta di un prestito in una brochure, un preventivo, un prospetto informativo o anche sul web o attraverso uno spot pubblicitario, vediamo sempre che essa è corredata da due numeretti, espressi in termini percentuali. Uno viene chiamato TAN e l’altro TAEG. Ma cosa significano? Il TAN è l’acronimo di “Tasso Nominale Annuo” ed esprime il tasso d’interesse applicato dall’istituto di credito al prestito e su base annua. Se la banca eroga un finanziamento al 5% di interesse all’anno, il TAN sarà, appunto, del 5%.

Ma gli interessi non sono l’unico costo da sostenere per prendere a prestito liquidità da una banca o un’agenzia finanziaria.

Altri oneri compresi nel TAEG

Pensate alle spese di istruttoria, di incasso della rata, di invio delle comunicazioni periodiche al domicilio, per l’accensione di una polizza assicurativa a copertura del prestito, di perizia (per i casi di mutuo immobiliare o pegno), etc. Tutte queste altre spese, sommate agli interessi (TAN) e spalmate anch’esse su base annua, ci forniscono il TAEG, acronimo per “Tasso Annuo Effettivo Globale”. Attenzione, quindi, a non pensare che le due percentuali siano ridondanti: il TAN ci segnala il peso degli interessi, il TAEG, spesso anche noto come ISC (“Indicatore Sintetico del Costo”) ci fa capire quale sia il costo complessivo reale da sostenere per ottenere il finanziamento. Una banca o una finanziaria, che ci offrisse un prestito, per ipotesi, con TAN al 5% e TAEG al 10%, starebbe caricando buona parte dei costi (la metà, in questo caso) sugli altri oneri diversi dagli interessi. In sostanza, un’offerta potrebbe apparire allettante sul fronte degli interessi applicati al prestito, ma nascondere l’insidia di oneri diversi elevati, captati dal TAEG.      

Divario tra TAN e TAEG diminuisce al crescere del prestito

Ma non si tratta sempre di un trucco o di alte spese per l’istruttoria, etc.

Gli altri costi diversi dal tasso d’interesse sono, infatti, sempre o quasi sempre fissi, ovvero non variano al crescere dell’importo finanziato. Esempio: le spese per l’istruttoria di una pratica sono uguali, sia che il cliente stia richiedendo 5.000 euro, sia che ne stia richiedendo 50.000. Tuttavia, il loro peso cresce, man mano che l’importo richiesto si abbassa. Se ipotizziamo oneri complessivi diversi dagli interessi per 100 euro e gravanti su finanziamento a un anno da 1.000 euro, la loro incidenza sarà pari a circa il 10%, mentre nel caso in cui il finanziamento fosse di 4.000 euro, scenderebbe al 2,5%. Dunque, il divario tra TAN e TAEG tende ad ampliarsi per i piccoli prestiti e/o per quelli di durata inferiore. Infatti, man mano che il periodo dell’ammortamento cresce, gli altri oneri si spalmano su un numero maggiore di anni, pesando sempre meno su ciascun anno e riducendo così le distanze tra TAEG e TAN, al netto delle altre considerazioni.