E’ la nuova piattaforma digitale per i pagamenti ai POS e online, ma non chiamatela banca. Si chiama Tinaba, che altro non è che l’acronimo di “This is not a bank” (“Questa non è una banca”), anche se a una banca ci somiglia molto. Ma non ditelo davanti a Matteo Arpe, ex numero uno di Capitalia, oggi a capo del fondo Sator, che controlla Banca Profilo, la quale con l’app ha molto a che vedere, come vi spiegheremo tra poco.

Il progetto di Arpe, che nell’iniziativa ha investito ben 30 milioni di euro, è ambizioso. Partire dall’Italia per conquistare il mercato europeo prima e del resto del pianeta dopo, con riguardo ai pagamenti digitali. Al momento, l’app è scaricabile su iOS e Android su invito, ma presto sarà resa accessibile a tutti. Il debutto è previsto per l’autunno e senza nemmeno bisogno di dirlo, le attese del suo inventore sono elevate.

Pagamenti digitali senza carte, né commissioni

In che cosa consiste esattamente? Si tratta di un’alternativa alla carta di credito o al bancomat, senza il bisogno di possedere un conto corrente. Il titolare potrà così pagare ai POS convenzionati, solamente avendo caricato un importo stabilito, che sarà anche il limite massimo di spesa. Quest’ultimo, però, sarà superabile, se si è titolari di un conto presso Banca Profilo, che possiede il 5% della start-up. In più, si potrà inviare denaro a terzi, controllandone l’uso (si pensi ai genitori con i figli).

I rivenditori troverebbero conveniente agganciarsi a Tinaba, perché sulle transazioni non è applicata alcuna commissione. Risultato? Il loro beneficio potrebbe essere dell’1,5%, pari al costo delle minori commissioni versate alle banche sui pagamenti sinora effettuati con carta di credito o bancomat.

 

 

 

I fattori del possibile successo di Tinaba

Allo stesso tempo, essi potranno utilizzare Tinaba per fare promozioni ai clienti, ma in questo caso dovranno pagare una commissione sulle transazioni effettuate.

E sempre l’app consente ai titolari di raccogliere denaro entro una cerchia ristretta di persone, come nel caso di acquisto di materiale scolastico da parte dei genitori di alunni di una scuola. Iniziative di più grande portata sarebbero, poi, le tipiche raccolte fondi a scopi solidali.

L’idea appare vincente e si configura quale valida alternativa sia al circuito bancario che a quello delle carte di pagamento, il ché può apparire inconsueto, visto che l’iniziativa parte proprio da un banchiere di lungo corso, nonostante i suoi ancora 52 anni di età.

Facilità di accesso per clienti e rivenditori, comodità nell’uso e assenza di costi. Sembrano questi gli ingredienti del successo potenziale di Tinaba. In tempi di crisi delle banche e di paventati salvataggi pubblici in loro favore, finalmente un’app che potrebbe liberarci dall’intermediazione degli istituti.