
Sono circa 60.000 gli obbligazionisti subordinati retail di MPS, che vivono questi giorni con grande trepidazione, in attesa di conoscere che ne sarà del loro investimento in uno o più bond dell’istituto senese. Il più preoccupante per dimensioni e per il taglio minimo di appena 1.000 euro previsto all’emissione è quello con scadenza nel maggio 2018 e collocato sul mercato nel maggio del 2008. Un’obbligazione decennale, che alla sua emissione presentava rischi elevati solo teorici, dato che nei fatti nessuno immaginava che l’allora terza banca italiana riuscisse a crollare di oltre il 90% in borsa e a sfiorare il crac di queste settimane per la sua palese sotto-capitalizzazione.
Era la primavera di 8 anni fa e non era nemmeno scoppiata quella violenta crisi finanziaria, che avrebbe cambiato i mercati e l’economia di grossa parte del pianeta. Il bond si presentava con un rendimento abbastanza allettante persino per i tempi: cedola del 2,5% + Euribor a 6 mesi. Quest’ultimo tasso era mediamente del 4,7% quel mese, per cui il rendimento all’emissione del titolo era stimabile nell’ordine del 7,2-7,3% lordo all’anno.
Rendimenti bond MPS bassi, non all’altezza del rischio
Chi avrebbe potuto pensare che appena un anno dopo, l’Euribor a 6 mesi sarebbe crollato all’1,4%, trascinando il rendimento del bond MPS a un più contenuto 3,9%? E chi avrebbe mai immaginato che oggi, lo stesso rende negativamente per lo 0,19%, per cui il rendimento totale è crollato al 2,3%?
Intendiamoci, il 2,3% in un’era di tassi zero e negativi come questa non è paradossalmente nemmeno poco, considerando che un BTp a 3 anni (stessa scadenza residua del bond) oggi offre un rendimento nullo. Il 2,3% non lo garantisce oggi nemmeno un titolo di stato italiano a 30 anni.
Certo, però, che nessuno si assumerebbe il rischio di perdere tutto il capitale investito per ottenere meno del 2% all’anno, al netto delle imposte e delle commissioni.
Bond MPS non convenienti alla luce di quanto accaduto
Questa constatazione non fa che accrescere il senso di amarezza di chi oggi rientra a pieno titoli tra i creditori espropriabili. Certo, se tutto andasse per il verso giusto, chi acquistasse oggi il bond al prezzo di mercato di una settantina di centesimi, riuscirebbe a portarsi a casa un titolo dal rendimento potenziale del 17%, considerando che alla scadenza gli verrebbe rimborsato al 100% del suo valore nominale. Ma il rischio è troppo grande e il premio, in ogni caso, non riguarderebbe i sottoscrittori all’atto del collocamento, i quali, invece, semmai riuscissero oggi a rivenderlo a qualcuno, dovrebbero sobbarcarsi di perdite fino al 30% del capitale iniziale.