Gli investimenti nelle obbligazioni rappresentano una delle scelte più sagge da parte dei piccoli risparmiatori, che disponendo di risorse limitate, hanno un profilo di rischio medio-basso e, pertanto, cercano di conservare, anzitutto, il valore del loro capitale. Sappiamo che le obbligazioni o bond sono titoli di credito, che assegnano il diritto di percepire periodicamente la cedola promessa in fase di collocamento e di ottenere alla scadenza il capitale nominale indicato sul titolo medesimo, il cui valore potrebbe risultare pari, superiore o inferiore al prezzo versato con l’acquisto sul mercato primario o secondario.

Tuttavia, il rischio emittente esiste ed è anche non trascurabile. Se chi emette il bond fallisce, potremmo non essere più nella possibilità di rientrare in possesso di tutto il capitale investito, potenzialmente potendo perdere fino al 100%. Per minimizzare tale rischio è, quindi, necessario mostrare prudenza.

Rating bond fondamentale per capire rischi

La prima cosa da fare è accertarsi che l’emittente sia solido. Per farlo, dobbiamo guardare al rating di cui gode da parte delle principali agenzie. Il giudizio per la valutazione della sua affidabilità è espresso in lettere. Grosso modo, possiamo operare una distinzione tra titoli “investment grade”, ovvero emessi da società solide, e titoli “non investment grade”, definiti anche “spazzatura” o “junk”.

Le obbligazioni “spazzatura” sono caratterizzate da rendimenti più elevati della media del mercato per la medesima scadenza (si definiscono, infatti, anche “high yield” o “ad alto rendimento), in quanto considerate più rischiose. Il loro rating massimo è “Ba1” per Moody’s, “BB+” per Fitch e Standard & Poor’s. Ma non limitatevi a guardare quale sia il loro giudizio attuale, prendetevi anche qualche minuto per analizzare il loro andamento nel tempo, magari nell’ultimo anno o negli ultimi tot anni.

     

Non tutti i bond “junk” sono uguali

Ad esempio, un titolo può rientrare nella classificazione di quelli “spazzatura”, ma registrando negli ultimi tempi (mesi o anni) un costante miglioramento, potenzialmente potendo beneficiare nel prossimo futuro di una promozione al livello “investment”.

Se ciò accadesse, i possessori di questi titoli obbligazionari avrebbero la possibilità verosimilmente di rivenderli sul mercato a un prezzo più alto, corrispondentemente a un calo dei loro rendimenti. Parliamo di quelli definiti in gergo “rising stars” o “stelle crescenti”. Caso opposto si ha per i cosiddetti “fallen angels”, gli “angeli caduti” del comparto, quelli che prima godevano di un rating “investment grade”. Ebbene, non è da escludersi che per queste obbligazioni possa anche peggiorare il giudizio assegnato loro dalle agenzie, nel quale caso si rischia di andare incontro a perdite, oltre che al pericolo di un crac dell’emittente.