Dall’indagine 2020 sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2020 di Intesa Sanpaolo emerge che con la pandemia c’è stata l’esplosione del risparmio precauzionale. Sono cresciuti infatti di molto i depositi bancari(126 miliardi in 1 anno fino a settembre) nonostante ci sia stata una riduzione del Pil. Una famiglia su due, però, è stata costretta a ricorrere a risparmi messi da parte con tanta fatica per far fronte alla difficoltà.

Boom risparmio precauzionale con la pandemia: l’analisi di Intesa Sanpaolo

Con la pandemia c’è stata l’esplosione del risparmio precauzionale.

La ricerca eseguita da Intesa Sanpaolo ha rilevato che per il 3,1 delle persone intervistate (600 famiglie) la pandemia ha creato maggiori difficoltà economiche tanto che una famiglia su due (47%) si è ritrovata a dovere usare il denaro messo da parte con tanti sacrifici. Il 15,3% degli intervistati, invece, ha visto le entrate ridursi di molto o nel peggiore dei casi addirittura azzerarsi (3,1%). Il 19,4%, infine, ha chiesto ed avuto aiuti economici.

Obiettivi investimento: l’indagine di Intesa Sanpaolo

Dall’indagine eseguita da Intesa Sanpaolo emerge che il primo obiettivo degli investimenti è la sicurezza per il 59,2% degli intervistati seguito dalla liquidità con il 36,7%. Per quanto riguarda, invece casa e patrimonio emerge un record di proprietari  (77,6%) mentre i risparmiatori (il 55% del campione) supera il numero dei non risparmiatori (45%).

Dall’indagine emerge inoltre che sono anche aumentate le ragioni per risparmiare in quanto alla casa e alla vecchiaia si sono aggiunte il sostegno per i figli e la salute. Per quanto riguarda le aspettative di pensione , invece,  quella media attesa scende a 1.182 euro mentre si è registrata una crescita dei possessori di polizze LTC dal 10 al 14%. È scesa poi a 21,6% la quota degli obbligazionisti ai quali pian piano si stanno avvicinando coloro che hanno prodotti di risparmio gestito (17,5%).

Infine è emerso un giudizio più favorevole verso l’Europa e l’euro (67% contro il 65% del 2002) con l’Unione Monetaria che ha evitato effetti negativi (per colpa della pandemia) sul finanziamento dei conti pubblici.

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