Arrivano nuove indiscrezioni su come dovrebbe funzionare la rottamazione delle cartelle esattoriali che il governo Meloni ha predisposto nella bozza della manovra di bilancio. Usiamo il condizionale perché si tratta appunto di una bozza e che quindi potrebbe essere successivamente emendata nella discussione parlamentare.

Alle notizie che già erano in nostro possesso, lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro, se precedenti il 2015, si aggiungono delle novità.

Innanzitutto, quando si applica e come potrebbe funzionare la rateizzazione, si parla di un massimo di 18 rate, e soprattutto quando e come si applicano le sanzioni del 3% e del 5%.

Ecco tutto quello che sappiamo al momento sulla pace fiscale targata Meloni.

Come funzionerà la rottamazione delle cartelle esattoriali per i debiti entro i 1.000 euro

L’elemento cardine della pace fiscale voluta dal governo Meloni riguarda la rottamazione delle cartelle esattoriali per debiti intercorsi nel periodo compreso tra il 2000 e il 2015. Si tratta dell’aspetto più immediatamente mediatico.

Il contribuente che ha un debito con l’erario di una somma che non supera i 1.000 euro vedrà lo stralcio immediato, in parole semplici non dovrà più nulla al fisco.

Le cartelle esattoriali superiori a 1.000 euro, invece, dovranno essere pagate per intero, ma senza alcun interesse o maggiorazione, e con la possibilità di una rateizzazione fino a 5 anni.

E quella dei debiti superiori a 1.000 euro?

La nuova rottamazione delle cartelle esattoriali prevede una possibilità di rateizzazione fino a un massimo di 18 rate. A partire dal 1° gennaio 2023, infatti, tutte le notifiche per debiti con l’erario contratti dal 2000 al 30 giugno 2022, con importi dovuti che superano i 1.000 euro, potranno essere pagati in una sola soluzione o mediante rateizzazione.

Se il contribuente aderisce alla cosiddetta definizione agevolata 2023, potrà decidere di pagare l’intera somma entro il 31 luglio 2023, in un’unica soluzione, oppure optare per una specifica organizzazione in rate.

La prima e la seconda dovranno essere di importo pari al 10% della sanzione complessiva e la loro scadenza è prevista per il 31 luglio e il 30 novembre 2023.

Il calendario delle eventuali rate successive sarà il seguente. Ogni anno, a partire dal 2024, si dovranno pagare il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre.

Quando si applicheranno le sanzioni al 3% e al 5%

La pace fiscale dell’esecutivo targato Meloni prevede anche un abbassamento complessivo delle sanzioni dovute in alcuni casi. Il primo caso riguarda il contribuente che ha dichiarato i propri redditi ma per un motivo o per un altro ha deciso di non pagare. In questa situazione la sanzione dovrebbe scendere al 3% e il saldo può avvenire in cinque anni.

Il secondo caso riguarda la vera e propria evasione fiscale, quando il contribuente ha deciso di non dichiarare i propri redditi. La sanzione sale allora al 5% e il saldo può avvenire in due anni.

Nel caso specifico di accertamento, l’importo che è stato contestato potrà essere pagato nell’arco di cinque anni con una multa al 5%. Resta l’opportunità per il contribuente di avviare un contraddittorio con l’erario, qualora dovesse ritenere che le imposte richieste non siano effettivamente dovute. L’elemento comune ai tre casi, redditi dichiarati, redditi non dichiarati e accertamento, è la cancellazione degli oneri extra di riscossione.
In attesa di conferme, ecco come dovrebbe funzionare la rottamazione delle cartelle esattoriali. La parola passa al Parlamento.

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