Alberto Foà, presidente di AcomeA sgr, continua la sua battaglia per la dichiarazione di incostituzionalità dell’imposta di bollo sul deposito titoli senza una soglia minima di prelievo (a differenza di quanto stabilito per il bollo sui conti correnti).     Il gestore punta il dito contro il meccanismo di prelievi sui risparmi introdotto dal governo con il decreto salva-Italia e riconfermato in maniera più pesante dalla legge di stabilità. Conseguenza di questo sistema, continua, sono distorsioni e aliquote inique disincentivando gli investimenti in fondi di investimento, ma anche in conti deposito, Sicav, polizze unit linked e depositi amministrati (conti titoli) a tutto appannaggio di conti correnti e BancoPosta.

L’applicazione per legge infatti non è forfettaria (e con esenzione fino a  5 mila euro) ma funziona in misura proporzionale e, più precisamente, in una quota pari all’1,5 per mille nel 2013 e al 2 per mille dal prossimo anno. “Più che di un’imposta, parliamo di una confisca. Il che è in grado di distruggere, in un amen, l’intera fetta di mercato dei piccoli e piccolissimi risparmiatori”, sentenzia Foà. Dello stesso avviso anche il presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri che ha chiesto l’intervento correttivo del Parlamento “Il bollo fisso di 34,2 euro è una palese iniquità ai danni dei piccoli risparmiatori: chi detiene per esempio depositi per 500 euro, si trova infatti a pagare una tassa regressiva, e incostituzionale, che supera il 6,8% contro lo 0,15%, che potrebbe diventare il 2 per mille con la nuova finanziaria, imposto a chi detiene somme superiori ai 17.100 euro”. E in questa prospettiva andavano letti alcuni emendamenti proposti in Senato.