In molti si chiedono se c’è un importo massimo per effettuare un bonifico da un conto corrente all’altro senza incorrere in sanzioni con l’Agenzia delle Entrate. Prima di rispondere, ricordiamo che il bonifico è un’operazione, su richiesta del cliente, mediante la quale si può trasferire denaro da un conto all’altro o verso una carta prepagata dotata di Iban (come la Postepay Evolution). Esso può essere sia Sepa che estero. Il primo è quello valido nell’area Sepa che è formata da 34 paesi tutti collocati in Europa.

In tale area i bonifici fatti nel proprio paese verso altri dell’area Sepa non hanno distinzione ma possono essere eseguiti solo in euro.

Importo bonifico: c’è un limite massimo per trasferire soldi da un conto corrente all’altro?

Per il nuovo limite contanti che è partito a gennaio 2022, il bonifico diventa quindi obbligatorio per cifre di almeno 1000 euro in quanto oltre tale cifra non si possono utilizzare contanti. Per eseguire operazioni, quindi, sono necessari mezzi tracciabili come ad esempio il bonifico, il bancomat o la carta di credito. Come comunica il noto sito Laleggepertutti la legge non fissa un importo massimo per eseguire un bonifico per cui si possono trasferire da un conto corrente all’altro anche cifre alte. C’è infatti la tracciabilità del pagamento e se esso viene fatto per un motivo lecito non c’è alcun problema.

Ricordiamo che l’Agenzia delle Entrate potrà accedere all’Archivio dei rapporti finanziari e controllare tale somma. Nel caso di controllo, il beneficiario di essa dovrà dimostrare che lo spostamento del denaro non è soggetto ad alcuna tassazione. In caso contrario si dovrà presentare la dichiarazione dei redditi. Le verifica è fatta ovviamente per evitare che vi sia evasione fiscale o elusione. Quest’ultima come comunica l’enciclopedia Treccani è “la capacità di sottrarsi in modo lecito ma spregiudicato, al pagamento di imposte, tasse e contributi.

…” E ancora il contribuente si sottrae all’obbligo del pagamento dell’imposta in modo legittimo, muta le sue scelte economiche, anche in maniera puramente formale, per ridurre l’onere tributario“.
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