L’Unione Europea ha ricevuto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica la proposta di decreto sugli incentivi per le comunità energetiche. Si tratta, semplificando al massimo, di una modalità di autoproduzione e autoconsumo di energia a partire dalle fonti rinnovabili.

Essa dovrà essere vagliata dalla Commissione Europea prima dell’entrata in vigore. Le promesse sono tante: non solo una soluzione in linea con la decarbonizzazione e l’autonomia energetica, ma anche un notevole risparmio sulle bollette. Insomma, energia non solo più pulita ma anche più conveniente.

Ma cosa sono le comunità energetiche? Come funzionano? Quali sono gli incentivi che riceveranno? Quale sarà il risparmio per famiglie e aziende?

Cosa sono e come funzionano le comunità energetiche

Per ‘comunità energetica’ si intende un insieme di gruppi di persone, cooperative, imprese, enti locali, enti religiosi e associazioni che uniscono le proprie forze in vista dell’autoproduzione e dell’autoconsumo di energia elettrica prodotta da fonti completamente rinnovabili. Dall’eolico al fotovoltaico, passando per biomasse e idroelettrico. Come abbiamo visto i vantaggi potrebbero essere innumerevoli. Innanzitutto, l’indipendenza energetica del Paese, elemento considerato fondamentale dopo la crisi innescata dalla guerra in Ucraina. Ma poi, un’importante riduzione di emissioni e inquinamento, e non ultimo il notevole risparmio in bolletta promesso. Gli obiettivi sono ambiziosi. L’idea sarebbe quella di incentivare la nascita di circa 15mila comunità energetiche.

Cosa prevede il decreto del Ministero dell’Ambiente

Il decreto presentato dal ministero dell’Ambiente prevede due misure distinte. La prima concerne un intervento di incentivazione per chi decide di associarsi a creare una comunità energetica mediante premialità sugli autoconsumi. La seconda prevede uno stanziamento dai fondi del PNRR di circa 2,2 miliardi di euro per finanziamenti a fondo perduto che potranno raggiungere il 40% della spesa complessiva per i nuovi impianti o i potenziamenti di quelli già in essere in comuni al di sotto di 5mila abitanti.

La potenza massima di ogni impianto costituito o potenziato non dovrà superare un megawatt. La ragione è di carattere sociale e comunitario: le comunità energetiche non dovranno trasformarsi in imprese che intendono produrre e vendere energia. La finalità è l’autoproduzione e l’autoconsumo. In poche parole, l’autonomia energetica locale, cosa che permetterà, sottolinea il Ministro Pichetto Fratin, un taglio importante alle bollette di aziende e famiglie.

Quali sono gli incentivi e come funzioneranno

Gli incentivi previsti dal decreto riguardano sia la realizzazione di nuovi impianti sia il potenziamento di quelli già in essere. L’intera somma che si intende investire, circa 2,2 miliardi di euro del PNRR, servirà a realizzare una potenza di almeno 2 gigawatt e una produzione di circa 2.500 gigawattora ogni anno. La misura sarà gestita dal GSE (il Gestore dei Servizi Energetici) che avrà il compito di verificare l’ammissibilità e la praticabilità dei progetti presentati.

Gli incentivi saranno suddivisi in tre fasce. La prima fascia riguarda impianti con potenza fino a 600 kilowatt con un fisso di 60 euro per ogni megawattora con in aggiunta una parte variabile che non dovrà eccedere i 100 euro per MWh. La seconda fascia concerne gli impianti con potenza tra 200 kW e 600 kW: il contributo fisso sarà di 70 euro, mentre quello variabile non potrà superare i 110 euro per MWh. La terza fascia, infine, riguarda gli impianti con potenza pari o inferiore a 200 kilowatt, e il fisso sarà di 80 euro con in più una parte variabile che non dovrà eccedere i 120 euro per megawattora.

Spese ammissibili e fattore di correzione

Il provvedimento chiarisce anche la questione delle spese ammissibili, stabilendo che non possano essere superiori al 10% dell’intero importo accettato per il finanziamento. A partire da queste norme di riferimento, gli impianti fino a 20 kilowatt potranno ricevere 1.500 euro per ogni kW.

Quelli con potenza compresa tra 20 e 200 kW potranno ricevere 1.200 euro per ogni kilowatt. Gli impianti con potenza tra 200 e 600 kW avranno 1.050 euro per kilowatt. Infine, quelli con potenza compresa tra 600 e 1000 kW otterranno 1.000 euro.

Nel decreto è presente anche quello che viene definito ‘fattore di correzione’. Per una serie di ragioni di carattere ambientale, si è optato per due ‘correzioni’:
1. Le Regioni del Centro – Marche, Lazio, Toscana, Abruzzo e Umbria – riceveranno 4 euro in più per ogni megawattora.
2. Le Regioni del Nord – Emilia-Romagna, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Veneto – avranno 10 euro in più per ogni megawattora.

Il piano è estremamente ambizioso e si attende la risposta della Commissione Europea. Il piano di incentivi sembra davvero poter permettere all’Italia di uscire dalla dipendenza energetica, con in più un notevole risparmio annunciato in bolletta e un’importante svolta green.

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