La cessione del quinto è un prestito personale, accessibile a tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e pubblico. Fino al 2006 era relegata ai soli dipendenti della Pubblica Amministrazione, ma da allora è stata estesa a tutti i lavoratori, purché in possesso di un contratto subordinato. Essa consiste in un ammortamento fino a 5 o 10 anni del debito, comprensivo degli interessi, attraverso una rata mensile di importo non superiore al quinto dello stipendio o della pensione, al netto sia delle imposte che dei contributi versati.

Dunque, oltre ai lavoratori in servizio, la cessione del quinto può finanziare anche le spese di un pensionato. In questo caso, però, vale il doppio limite: la rata mensile non può eccedere il 20% (un quinto) del trattamento previdenziale netto e ciò che resta al pensionato non può essere inferiore all’assegno minimo previsto dalle leggi. In genere, questo tipo di finanziamento è rivolto ai soli lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato, ma possono farne richiesta, in teoria, anche quelli assunti con contratti a termine, purché l’ammortamento cessi entro la data prevista per la scadenza del contratto medesimo. La pratica coinvolge anche il datore di lavoro, che nel caso di un dipendente pubblico è la Pubblica Amministrazione e di un pensionato è l’ente di previdenza. Questi è tenuto ogni mese, alla scadenza prevista, a detrarre l’importo della rata dalla busta paga del dipendente e a versarla sul conto dell’istituto di credito. Non può esimersi dal farlo, in quanto obbligato per legge. E cosa succede, se il lavoratore viene licenziato o cessa il suo rapporto alle dipendenze del datore? L’istituto potrà rivalersi sul Tfr accumulato in suo favore, per cui gode di una solida garanzia, tale da rendere la cessione del quinto accessibile anche ai cattivi pagatori e ai protestati, due categorie di clienti quasi sempre respinti dal mercato del creduto.
Il periodo di ammortamento deve concludersi prima che il cliente maturi i requisiti per andare in pensione, mentre gli è possibile richiedere il rinnovo del prestito, purché abbia già pagato i due quinti delle rate previste dal contratto originario, cioè 48 nel caso di una cessione del quinto quinquennale, mentre per i prestiti di durata pari a 5 anni o meno, si può fare richiesta di rinnovo anche prima, purché si stipuli un nuovo contratto della durata decennale. Infine, i pensionati sono tenuti a sottoscrivere una polizza assicurativa, al fine di tutelare il creditore dal rischio morte. Il costo della polizza sale vertiginosamente al crescere dell’età del contraente.