Cambia il calendario per l’accensione dei riscaldamenti in molte città del Nord. Non è un bene per il clima terrestre, ma in questo momento un autunno straordinariamente caldo con temperature di gran lunga sopra la media sta favorendo il nostro paese.

Il caro energia pesa come un macigno sulle famiglie e aziende italiane e risparmiare gas (e quindi anche elettricità) sta diventando un dovere pubblico, più che una scelta. Il decreto firmato da Roberto Cingolani, ormai ex Ministro della Transizione Ecologica, prevede che il periodo di accensione dei riscaldamenti duri in totale 15 giorni in meno rispetto al consueto.

L’accensione infatti è stata rinviata di 8 giorni, e lo spegnimento è stato anticipato di 7 giorni. I riscaldamenti in generale funzioneranno un’ora in meno al giorno.

Molte città del Nord stanno decidendo con ordinanze comunali di rinviare ancora il momento dell’accensione. Ecco allora come cambia il calendario dei riscaldamenti.

Come funziona il sistema per fasce nel calendario per l’accensione dei riscaldamenti

Il decreto n. 412 del 1993 ha suddiviso l’Italia in sei zone ‘climatiche’. Il meccanismo è semplice: laddove fa più caldo, i riscaldamenti si accendono alcuni giorni o settimane dopo. L’allegato A del decreto mostra in quale fascia si trova qualunque comune. Per quanto riguarda l’autunno-inverno 2022-2023, invece, il calendario per l’accensione dei riscaldamenti si trova nel decreto n. 383 dell’ottobre 2022. Ecco quali sono le date previste (che però molti comuni stanno già rinviando).

1. Zona A (temperature più elevate): parliamo ad esempio di Lampedusa, dove il riscaldamento resterà acceso cinque ore al giorno dall’8 dicembre al 7 marzo.
2. Zona B: città come Palermo o Reggio Calabria presentano questi limiti, sette ore al giorno dall’8 dicembre al 23 marzo.
3. Zona C: Napoli, Taranto e così via vedranno funzionare i riscaldamenti per nove ore dal 22 novembre al 23 marzo.
4. Zona D: Matera, ma anche Firenze e Roma, avranno a disposizione nove ore al giorno dall’8 novembre al 7 aprile.


5. Zona E: città come Milano e Torino (che stanno già predisponendo rinvii) presentano il limite di tredici ore dal 22 ottobre al 7 aprile.
6. Zona F: le città come Trento, particolarmente fredde, non presentano limitazioni.
In molte città del Nord, però, i sindaci stanno emanando un nuovo calendario.

Come cambia il calendario accensione riscaldamenti a Milano, Torino, Bologna e altre città del Nord

Si tratta di un clima impazzito, con temperature nettamente al di sopra delle medie, e il Sud che in alcune aree sfiora i 30 gradi. Anche al Nord, il clima è particolarmente mite e così molti sindaci stanno rinviando ulteriormente il momento dell’accensione dei riscaldamenti.

Iniziamo da Milano, che appartiene alla Zona E e che avrebbe dovuto iniziare il 22 ottobre: per il momento, il sindaco Beppe Sala ha firmato un’ordinanza che prevede il rinvio al 29 ottobre. Se restiamo in Lombardia, la medesima decisione è stata presa nei comuni di Cremona e Bergamo, mentre Varese rinvia al 31 ottobre.

Stesso discorso per Torino, con un rinvio al 29 ottobre. Spostandoci in Veneto, troviamo la città di Verona, dove il neosindaco Damiano Tommasi ha deciso di rinviare al 2 novembre.

In Friuli Venezia Giulia, il sindaco di Pordenone ha firmato un’ordinanza per un posticipo al 28 ottobre. In Emilia Romagna, infine, Bologna (sempre in Zona E) predispone l’accensione per il 2 novembre, stesso rinvio per la città di Imola e in generale tutta la provincia bolognese.

Tutte le limitazioni citate ovviamente non riguardano strutture specifiche e dedicate all’assistenza, come ospedali, case di cura, cliniche, ma anche asili nido e scuole materne, edifici adibiti ad attività artigianali e industriali, sedi di organizzazioni internazionali e rappresentanze diplomatiche.

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