I buoni fruttiferi postali sono uno dei prodotti di investimento preferiti dagli italiani. Essi infatti sono sicuri in quanto garantiti dallo Stato, emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti ed inoltre non hanno alcun costo di gestione, rimborso e collocamento. La domanda che tutti si pongono, però, è la seguente: lo Stato può cambiare il tasso di interesse quando vuole?

Lo Stato ed il tasso di interesse dei bfp

Il tasso di interessi dei buoni fruttiferi postali può essere cambiato dallo Stato in ogni momento (nel caso di quelli sottoscritti prima del ‘99).

Ciò accade anche se dietro il buono è riportato un tasso superiore rispetto a quello stabilito dal Decreto Ministeriale. L’ultima sentenza della Cassazione, infatti, ha stabilito che il Tesoro può modificare tale tasso ogni volta che vuole e non è la prima volta che ciò succede. Basti pensare all’anno 1973 in cui fu approvato il codice postale.

Il Decreto Legislativo 284

Per chi non lo sapesse il Decreto Legislativo numero 284 subentrò al Codice Postale  nel 1999 per regolare al meglio tale settore. Tale Decreto stabiliva che i rapporti che si avevano in quel momento erano regolati da vecchie leggi per le quali lo Stato poteva cambiare, mediante Decreto Ministeriale, le regole.

La Cassazione nel 2007 aveva stabilito, poi, che per quanto concerne il tasso di interesse quello che doveva prevalere nel caso ve ne fosse stato uno nuovo stabilito dal Decreto Ministeriale era quello riportato sulla tabella scritta del bfp cartaceo. Questo perché sottoscrivere un buono equivaleva, secondo la Cassazione, a firmare un contratto. Le parti, quindi, non potevano cambiare le condizioni durante il rapporto. Adesso, invece, la Cassazione ha  stabilito che prevale quello che è stabilito dal Decreto Ministeriale e quindi la modifica dei tassi.

La nuova sentenza

La sentenza numero 3963 dell’11 febbraio 2019 è quella, come già detto, che stabilisce che lo Stato può cambiare il tasso di interesse ma limitatamente per i bfp sottoscritti prima del 1999.

Lo Stato, poi, non ha nemmeno l’obbligo di informare l’investitore ed inoltre la modifica ha un effetto retroattivo.

Ovviamente la sentenza lede gli interessi degli investitori in quanto i buoni postali vengono considerati come “rimborsati” con il vecchio tasso (ovvero quello che era stato stabilito al momento della sottoscrizione) e convertiti in buoni della nuova serie con un tasso di interesse diverso. La riscossione a termine del periodo di vita del buono, infine, come si immagina, sarà di una cifra inferiore rispetto a quella che ci si aspettava.

Leggete anche: Buoni fruttiferi postali, S&P 500 e libretti di risparmio: cosa conviene come investimento per i figli.