I buoni postali sono una forma di investimento molto amata dagli italiani perché garantita dallo Stato e perché il rimborso del capitale potrà avvenire in ogni momento. Ci si chiede però: quando l’intestatario di un buono fruttifero postale muore, come si farà ad avere il rimborso?

Buoni fruttiferi postali: morte intestatario

Quando l’intestatario muore, i buoni fruttiferi postali cadranno in successione. Gli eredi, quindi, dovranno presentare alle Poste il certificato di morte del defunto e poi dovranno compilare tutta una serie di documenti per aprire la pratica di successione ed ottenere così il rimborso.

Se i buoni sono cointestati, invece, e riportano la clausola “PFR” vale a dire “pari facoltà di rimborso”, la somma che è stata investita andrà liquidata al cointestatario dopo la morte dell’altro. Succede spesso, però, che Poste subordini il rimborso di tali titoli alla presentazione da parte del cointestatario di tutta una serie di documenti come il certificato di morte, gli eventuali eredi nonché l’apertura della pratica di successione.

Tali adempimenti burocratici, però, non sono legittimi e su questo punto è intervenuto il Tribunale di Verona con un’ordinanza. Essa comunica che il denaro investito nei buoni con la clausola “PFR” dopo il decesso di uno dei cointestatari dovrà essere liquidato. Tale regola vale anche se non è stata presentata la quietanza agli eredi del defunto e la dichiarazione di successione.

Clausola PFR

Poste spesso subordina il rimborso del buono a degli adempimenti burocratici (come già comunicato) facendolo quindi cadere in successione ed assoggettandolo ad un vero e proprio blocco operativo subordinato alla pratica di successione. Poste fa questo sulla base di due considerazioni: la prima di carattere fiscale. Sarà necessaria, infatti, la comunicazione all’Agenzia delle Entrate del subentro degli eventuali eredi nel patrimonio della persona deceduta. In questo modo si potranno poi determinare le imposte per il passaggio.

La seconda considerazione è di carattere successorio per evitare che si crei un pregiudizio agli altri coeredi.

Tale condotta delle Poste però è illegittima in quanto, ripetiamo, quando c’è la clausola PFR uno dei sottoscrittori anche dopo la morte dell’altro potrà riscuotere l’intero importo con la semplice presentazione del titolo.

Per chi non lo sapesse la clausola PFR sui buoni fruttiferi postali sta ad indicare: pari facoltà di rimborso. Tale clausola, quindi, attribuisce a chi possiede il titolo il diritto di chiedere il rimborso di esso. Ovviamente gli eredi del defunto potranno chiedere giudizialmente (laddove si potrà fare) che venga restituita la propria quota a chi l’ha riscossa in forma integrale.

Leggete anche: Buoni fruttiferi postali furto o smarrimento: come funziona la prescrizione.