I prezzi di benzina e diesel continuano a crescere in misura incontrollabile. Gli aumenti in una settimana sono stati rispettivamente del 13% e del 21%. Eppure, l’8 marzo un barile di petrolio costava 128 dollari, mentre adesso si attesta intorno ai 98 dollari. Perché i prezzi continuano a crescere a fronte di un calo dei costi della materia prima? Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ha parlato di ‘colossale truffa’, mentre la Procura di Roma ha aperto un fascicolo su ‘presunte speculazioni’. La discrepanza tra costo del greggio e prezzo dei carburanti, dunque, fa pensare a manovre non proprio corrette e legali.

Dove si potrebbero nascondere le speculazioni? Chi ci sta guadagnando davvero?

Com’è la situazione in Europa riguardo il caro benzina e diesel?

I rincari dei prezzi di benzina e diesel non riguardano soltanto l’Italia ma tutta l’Europa. In Germani e in Francia, la benzina al momento è di circa 2,16 euro e 2,09 euro. Anche nei Paesi Bassi e in Finlandia supera i 2 euro, mentre la Grecia si attesta poco al di sotto. Si tratta di paesi che vedono un fattore comune: il valore delle accise. L’Italia infatti si posiziona al secondo posto per impatto sul costo finale al litro dei carburanti. Al primo posto ci sono i Paesi bassi con 79 centesimi al litro, al secondo posto l’Italia con 73 centesimi, Finlandia e Grecia con 70 centesimi, Francia con 68 centesimi e Germania con 65 centesimi.

Prezzo di benzina e diesel alle stelle: netto, accise e IVA, come si struttura l’importo pagato

Il prezzo della benzina e del diesel è formato da tre voci: il netto, le accise e l’IVA. L’importo delle accise è ovviamente indipendente dal costo della materia prima e si tratta di una serie di sovrapprezzi che lo Stato ha ‘caricato’ sul prezzo della benzina e del diesel in momenti di necessità finanziaria.

A partire dal 1995, però, le accise sono state slegate alle loro funzioni particolari (finanziare la guerra in Etiopia degli anni ’30, le ricostruzioni post-terremoto, etc.), e sono divenute una sorta di tassa che lo Stato spende come meglio crede. Le accise incidono per un terzo circa del prezzo finale dei carburanti. L’IVA, invece, rappresenta il 22% del prezzo finale, e potrebbe essere proprio tra accise e Iva che il governo potrebbe intervenire inizialmente per calmierare i costi.
C’è poi il costo del petrolio. Il prezzo del greggio impatta per il 42-53% sui prezzi finali, dunque, considerate accise e IVA, per circa il 20-25% del prezzo al litro. Una diminuzione del prezzo del greggio del 30% circa, si traduce in una diminuzione del prezzo finale a litro di solo il 6%. I costi di distribuzione del greggio incidono invece per circa l’8-9%.

Chi sta speculando dunque sul prezzo di benzina e diesel?

Il giornale online Open ha intervistato un professore di Tecnologia ed Economia delle Fonti Energetiche, Paolo Bogoni, il quale sottolinea come ci sia qualcosa che non quadri nella situazione. Gli aumenti infatti sono troppo elevati e dunque c’è qualcuno che ci sta guadagnando. La questione è che, al momento, ci sono almeno 20 centesimi di più a litro di quello che i dati sugli aumenti del costo del greggio suggerirebbero. Comprendere in quale punto della filiera viene ‘caricato’ questo importo aggiuntivo e ingiustificato è estremamente difficile: gli imputati sono i costi di raffinazione e trasporto.
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