È partita la class action della Federconsumatori per buoni fruttiferi postali serie Q emessi tra il 21 settembre 1986 e 31 ottobre 1995. L’associazione a difesa dei consumatori comunica di aver raccolto al momento 600 pre-adesioni ma per il presidente Emilio Viafora la platea è ancora più ampia. Si stima, infatti, che sia di 250 mila risparmiatori. Al momento è stato avviato il procedimento per un’azione di classe presso il Tribunale di Roma con notifica a Poste Italiane. Bisognerà quindi attendere la prima udienza per capire quale sarà la risposta del Tribunale e solo dopo si potrà entrare nel merito.

Ecco maggiori dettagli in merito e il perché della class action.

Partita la class action per buoni fruttiferi postali serie Q

La class action della Federconsumatori contro Poste Italiane nasce a seguito del numero crescente di richieste di aiuto da parte dei possessori di bfp. Costoro si erano ritrovati infatti un importo molto più basso rispetto al dovuto. Per l’associazione a difesa dei consumatori, infatti, la capitalizzazione al netto della ritenuta fiscale è illegittima. L’articolo numero 26 del Dpr 600 del 1973 prevede infatti che l’applicazione delle ritenuta avvenga in base al principio di “cassa” e non a quello della maturazione. Questo nuovo contenzioso è stato possibile grazie anche alla sentenza numero 1390 del 2020 del Tribunale di Bergamo. Tale organo ha sancito infatti che la capitalizzazione degli interessi che maturano sui titoli serie Q deve avvenire al lordo della ritenuta fiscale.

Buoni fruttiferi postali serie Q: la perdita dei cittadini

La sentenza su indicata del Tribunale di Bergamo ritiene quindi che la capitalizzazione degli interessi che maturano sui bfp serie Q deve avvenire al lordo della ritenuta fiscale e non al netto. Per tale pratica, la Federconsumatori denuncia che i cittadini hanno perso somme molto elevate. Addirittura comunica che per un buono fruttifero postale serie Q emesso dal 1988 al 1995 del valore iniziale si 5 milioni di lire, l’importo non corrisposto si aggira intorno ai 3.773,49 euro.


L’avvocato Rita Persico della Federconsumatori spiega che l’azione legale intrapresa rispetta il requisito dell’omogeneità del diritto. Questo perché Poste Italiane commetterebbe sempre l’errore di calcolare i rendimenti capitalizzandoli al netto della ritenuta fiscale. Il montante, quindi, si eroderebbe per ogni anno di maturazione del buono senza che la diminuzione della cifra investita “corrisponda ad un versamento della ritenuta all’Erario”.

La risposta di Cassa Depositi e Prestiti sui buoni fruttiferi postali serie Q

Un risparmiatore aveva chiesto a CDP il perché della capitalizzazione al netto della ritenuta fiscale e l’emittente dei buoni ha risposto di applicare una metodologia di calcolo basata sull’articolo 7 comma 3 del Decreto Ministeriale 1997. La norma, però, precisa che sul denaro investito in buoni, gli interessi verranno applicati ogni anno al netto della ritenuta fiscale.
Per l’avvocato della Federconsumatori, la class action è nata quindi per tutelare il diritto di credito di ogni consumatore che possiede un buono serie Q degli anni su indicato.
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