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Oggi: 05 Dic, 2025

Quanto prendo di pensione nel 2026 se oggi ne prendo 1.000, 1.500 o 2.000?

Come aumentano le pensioni nel 2026 tra indicizzazione e taglio del secondo scaglione IRPEF per il ceto medio.
2 settimane fa
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pensione 2026
Foto © Pixabay

Tra aumenti per la perequazione, bonus, maggiorazioni e tassazione, il 2026 — nonostante ciò che si dice — si aprirà positivamente per i pensionati. I loro trattamenti, infatti, cresceranno. Sono diversi gli elementi che incideranno sulle pensioni nel 2026, derivanti dalla legge di Bilancio che entrerà in vigore dal 1° gennaio. Il pacchetto previdenziale e quello fiscale meritano di essere compresi a fondo, perché chi oggi prende 1.000 euro, oppure 1.500 o 2.000 euro al mese, nel 2026 prenderà di più.

Gli aumenti della discordia, ecco cosa c’è sulle pensioni nel 2026

Nel 2026 il meccanismo della cosiddetta perequazione resterà lo stesso utilizzato nel 2025. Si tratta del sistema ritoccato e reso meno penalizzante per i titolari di trattamenti sopra una certa soglia.

Nonostante le numerose sentenze della Corte Costituzionale che hanno sempre ritenuto legittimi i tagli, il precedente meccanismo era considerato eccessivamente gravoso.

Per il 2026 è noto che le pensioni cresceranno in base al tasso di inflazione, cioè in misura pari all’aumento del costo della vita. L’ISTAT ha certificato il dato da usare: una previsione dell’1,6% calcolata sui primi tre trimestri del 2025.

“Poca roba”, hanno commentato le opposizioni. Ed effettivamente gli aumenti non saranno elevati, perché è proprio l’inflazione a risultare ridotta. La perequazione serve infatti a recuperare la perdita del potere d’acquisto, non a far crescere i trattamenti in termini reali. Aumenti minimi, dunque, tanto che per le pensioni al di sotto del trattamento minimo il governo ha deciso di concedere 20 euro al mese aggiuntivi dal 1° gennaio 2026, sia per trattamenti previdenziali che assistenziali.

Quanto prendo di pensione nel 2026 se oggi ne prendo 1.000, 1.500 o 2.000?

Dalla manovra emerge quindi un aumento extra per le pensioni al di sotto del trattamento minimo, a cui si somma la normale perequazione che, per i titolari di pensioni entro 4 volte il trattamento minimo (circa 2.400 euro lordi al mese), resta piena al 100% del tasso di inflazione.

In pratica, sia chi percepisce trattamenti fino a questa soglia sia chi riceve importi leggermente superiori godrà di un aumento pieno fino a circa 2.000 euro netti al mese.

Per la parte eccedente — cioè per chi supera queste cifre — il tasso di inflazione applicato sarà ridotto:

90% del tasso fino a 5 volte il minimo,
75% oltre le 5 volte il minimo.

Dunque:
• una pensione da 1.000 euro al mese salirà a 1.016 euro;
• una pensione da 1.500 euro arriverà a 1.524 euro;
• una pensione da 2.000 euro passerà a 2.032 euro.

Attenti al taglio dell’IRPEF: per le pensioni 2026 meno tasse e più netto

Più alta è la pensione, maggiore sarà l’aumento derivante dalla perequazione, anche se oltre certe soglie l’adeguamento si riduce. Ma per le pensioni più alte entra in gioco un altro fattore positivo: il taglio del secondo scaglione IRPEF, quello del cosiddetto ceto medio.

Riguarda i pensionati con redditi tra 28.000 e 50.000 euro. Oggi l’aliquota applicata a questo scaglione è del 35%, ma dal 1° gennaio 2026 — e quindi anche per i redditi da pensione — scenderà al 33%. Un abbattimento del 2% che potrà ridurre l’imposta fino a 440 euro annui.

Risultato? Più netto in cedolino e più soldi in tasca ai pensionati nel 2026.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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