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Oggi: 05 Dic, 2025

Quanti anni di contributi servono nel 2025 per andare in pensione fino a 3 anni prima

Nel 2025 è possibile andare in pensione fino a 3 anni prima dell’età di vecchiaia se si possiedono almeno questi anni di contributi.
3 mesi fa
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pensione 2026
Foto © Pixabay

Quanti anni di contributi servono nel 2025 per andare in pensione fino a 3 anni prima? Come canta Federica Carta con il brano Dove sei: “Sono troppe le paure e i segreti che non sai. Riuscirò a tirarti fuori dai miei sogni prima o poi e abbracciarti forte un’altra volta, solo un’altra volta. Dove sei, dove sei?”.

Parole che raccontano incertezza, attesa e desiderio di stabilità. Tutti sentimenti che molti lavoratori condividono quando pensano al proprio futuro e, in particolare, al momento della pensione.

Le regole previdenziali, d’altronde, prevedono diverse possibilità per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, ma i requisiti non sono uguali per tutti.

Molto dipende dall’anzianità contributiva, dal sistema di calcolo applicato e dall’importo dell’assegno pensionistico che si andrà a percepire. Proprio in tale ambito è bene sapere che coloro in possesso di determinati requisiti possono andare in pensione fino a tre anni prima. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo di quali si tratta.

Quanti anni di contributi servono nel 2025 per andare in pensione fino a 3 anni prima

In base alla normativa vigente è possibile andare in pensione all’età di 67 anni, a patto di avere alle spalle almeno vent’anni di contributi. Esistono, inoltre, diverse altre misure che offrono la possibilità di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. In particolare, come spiegato sul sito dell’Inps, i soggetti che hanno versato contributi alla data del 31 dicembre 1995 possono andare in pensione a patto di rispettare il requisito contributivo pari a 41 e 10 mesi per le donne. Tale soglia sale fino a 42 anni e 10 mesi per gli uomini.

Sono richiesti 35 anni di contributi, esclusi i periodi di malattia, disoccupazione o simili, se la pensione è pagata dal Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti. A tal fine sono considerati validi tutti i contributi accreditati o versati a qualsiasi titolo.

Anche coloro che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1° gennaio 1996 possono beneficiare della pensione anticipata a patto di rispettare il requisito contributivo poc’anzi citato. In questo caso però, come spiegato sul sito dell’istituto di previdenza:

“La contribuzione derivante dalla prosecuzione volontaria non verrà valutata, mentre quella accreditata per periodi di lavoro prima dei 18 anni di età vengono moltiplicati per 1,5;

  • il requisito anagrafico di 64 annidi età, da adeguare agli incrementi della speranza di vita a partire dal 2027, in presenza di:
    • almeno 20 anni di contribuzione effettiva (con esclusione, pertanto, della contribuzione figurativa);
    • una prima rata di pensione non inferiore a tre volte l’importo mensile dell’assegno sociale (rivalutato ogni anno). Questo si riduce a:
      • 2,8 volte, per le donne con un figlio;
      • 2,6 volte per le donne con due o più figli l’importo mensile dell’Assegno sociale”.

È quindi fondamentale verificare la propria posizione contributiva e le condizioni personali per capire se sia possibile accedere alla pensione fino a tre anni prima, rispettando questi criteri.

Pensione lavoratori precoci

Tra le misure di pensione anticipata particolarmente apprezzate si annovera quella inerente i lavoratori precoci che possono andare in pensione a prescindere dall’età.

Questo a patto di avere alle spalle almeno 41 anni di contributi, di cui almeno uno deve essere stato versato prima del compimento di 19 anni. Oltre a possedere i requisiti contributivi prima citati, per usufruire di tale misura è fondamentale rientrare in una delle seguenti categorie:

  • stato di disoccupazione in seguito alla cessazione del rapporto lavorativo per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
  • invalidità pari o superiore al 74%, appositamente accertata dalle commissioni mediche di competenza;
  • coloro che assistono e convivono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, con il coniuge o un parente in stato di non autosufficienza;
  • soggetti che, come riportato sul sito dell’Inps:
    • hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 (attività usurante di cui al decreto del Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale 19 maggio 1999, addetti alla linea catena, lavoratori notturni, conducenti di veicoli di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti al trasporto collettivo);
    • sono ricompresi tra le categorie di lavoratori dipendenti di seguito elencate e hanno svolto l’attività lavorativa cd. gravosa per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa, ovvero, per almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività lavorativa:
      • operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
      • conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
      • conciatori di pelli e di pellicce;
      • conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
      • conduttori di mezzi pesanti e camion;
      • personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
      • addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
      • insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
      • facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;
      • personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
      • operatori ecologici ed altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
      • operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
      • pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
      • lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del d.lgs.67/2011;
      • marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne”.

I lavoratori che soddisfano i requisiti e rientrano nelle categorie precedentemente indicate possono, dunque, accedere alla pensione fino a tre anni prima.

Tuttavia, per usufruire di questa possibilità è necessaria una continuità lavorativa fin dalla giovane età. Alla luce della persistente precarietà del mercato del lavoro in Italia, però, è possibile presumere che pochi possano realmente approfittarne. Va inoltre precisato che le misure considerate si basano sui requisiti attuali e non è escluso che possano intervenire modifiche normative in vista del prossimo anno.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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