Ci sono buone notizie per i golosi. Il prezzo del cacao è crollato sotto i 5.000 dollari a tonnellata sui mercati internazionali, scendendo ai minimi da quasi due anni. Per trovare valori più bassi, in effetti, dobbiamo tornare al gennaio del 2024. Rispetto ai massimi storici toccati nel dicembre scorso a più di 12.650 dollari, segna un tracollo del 60%. L’inversione di tendenza si registra grazie alle maggiori consegne arrivate dall’Africa occidentale. Dalla Costa d’Avorio sono partiti per tre settimane di fila sacchi di fave di cacao per un peso di oltre 100.000 tonnellate, allentando i timori sui bassi raccolti di questi anni.
Prezzo del cacao crollato dai massimi
Il boom è iniziato nell’autunno del 2022, poco più di tre anni fa. Fino ad allora il prezzo del cacao in media si teneva nel range di 2.000-2.500 dollari. Malgrado il calo di questi mesi, dunque, restiamo su valori circa doppi dei massimi pre-2022. Di questo passo, però, ci metteremmo alle spalle i costi esosi sostenuti dai consumatori durante la Pasqua passata per acquistare dolciumi con contenuto di cioccolato. La ribattezzata “chocoflation” ha messo in allarme consumatori e produttori di cioccolato particolarmente di Europa e Nord America.
Con il prezzo del cacao alle stelle è esploso anche il contrabbando nel Ghana, secondo produttore mondiale dietro alla confinante Costa d’Avorio. Dovete sapere che in Africa gli agricoltori non possono concordare liberamente i prezzi per vendere i raccolti alle società multinazionali. Fa loro da tramite un organismo pubblico, che nello specifico si chiama COCOBOD (Cooperative Cocoa Farmers and Marketing Association). Le politiche seguite divergono da stato a stato. Nel Ghana, ad esempio, prima che inizi la stagione del raccolto l’ente fissa il prezzo a cui acquisterà per l’intero anno.
Pagamenti migliorati, vittoria per agricoltori
L’idea è stata da sempre quella di garantire pagamenti stabili contro la volatilità a cui è soggetto il prezzo del cacao sui mercati internazionali. Quando questo sale in fretta, com’è accaduto di recente, il meccanismo s’inceppa. Gli agricoltori non ci stanno più a percepire una tariffa non aggiornata e molto più bassa di quella che otterrebbero con la vendita diretta. Ed ecco che fiorisce il contrabbando. Negli ultimi mesi, camion carichi di sacchi di cacao sono stati intercettati durante percorsi che portavano perlopiù nel Togo.
Perché proprio il Togo? In questo stato africano l’ente pubblico che intermedia tra coltivatori e acquirenti aggiorna il prezzo di vendita del cacao due volte al mese. In questo modo, può allinearlo alle quotazioni di mercato. In agosto il COCOBOD fissò il prezzo a 51.660 cedi (circa 5.040 dollari), scatenando le proteste degli agricoltori. Questi sono arrivati a minacciare di non consegnare i raccolti, costringendo ad ottobre l’ente a migliorare l’offerta del 12% a 58.000 cedi (5.393 dollari). Non era mai accaduto prima. Una vittoria per gli agricoltori, che possono finalmente agganciare il trend.
Colpo a contrabbando nel Ghana?
Alle attuali condizioni di mercato, i pagamenti stanno risultando superiori al prezzo del cacao.
Sta incidendo negativamente anche la decisione dell’amministrazione Trump di eliminare il dazio del 15% sulle esportazioni di questo prodotto dal Ghana. Con questi dati il contrabbando dovrebbe perlomeno scemare. Non ci sarebbe più alcuna ragione per vendere i sacchi in stati confinanti, dato che le quotazioni stanno precipitando. Anzi, converrebbe compiere esattamente il percorso opposto. A meno che il COCOBOD non continui a distinguersi per i ritardi nei pagamenti, altro problema gravoso per il settore.
Un’altra decisione che sta incidendo sul prezzo del cacao arriva dall’Unione Europea, che sta discutendo sul rinvio di un anno del regolamento contro deforestazione. L’iniziativa costringerebbe le società importatrici di dotarsi di mezzi per garantire la tracciabilità del prodotto ed escludere che questo sia stato coltivato disboscando il territorio. Non solo si tratta di una imposizione costosa per le multinazionali come Ferrero, Lindt e Nestlè, ma ridurrebbe all’impatto le importazioni, dato che molte realtà africane non disporrebbero di meccanismi per la tracciabilità.
Prezzo del cacao resta alto
Immaginare che il prezzo del cacao si riporti alla media storica precedente al boom non è per il momento molto credibile. La carenza dell’offerta resta un problema concreto per diverse ragioni. A parte i cambiamenti climatici che colpiscono i raccolti, c’è la vetustà media delle piante a diminuirne la resa. E lo scarso uso di pesticidi per le scarse disponibilità finanziarie degli agricoltori contribuisce in tal senso. Per non parlare dell’abbandono di questa coltura a favore di business più redditizi come le estrazioni illegali di oro. La speranza è che i rincari di questi anni affievolisca anche solo parzialmente i problemi di cui sopra e accresca l’offerta futura.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
