Un piccolo passo avanti sul fronte della pressione fiscale per le attività individuali nel 2024: il carico complessivo scende al 52,3% dal 52,8% dell’anno precedente.
Il segnale arriva dalla settima edizione dell’Osservatorio CNA “Comune che vai, fisco che trovi”, presentata di recente alla presenza del viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Il miglioramento è modesto, ma conferma che il tema non è solo nazionale: la mappa delle città mostra differenze molto marcate tra territori.
Pressione fiscale: i primi 6 mesi di lavoro vanno al fisco
Secondo l’analisi, in media le imprese hanno lavorato “per il fisco” fino al 9 luglio, due giorni in meno rispetto all’anno scorso.
In altre parole, quasi metà calendario è assorbita dagli adempimenti e dai versamenti.
Il calendario del prelievo non è uguale ovunque. Tra i 114 capoluoghi monitorati, Bolzano si conferma la realtà più leggera con un prelievo complessivo pari al 46,3%. Mentre la coda della classifica è occupata da Agrigento, dove la pressione fiscale raggiunge il 57,4%. Uno scarto che, già da solo, racconta la distanza tra i diversi contesti amministrativi e fiscali del Paese.
Il rapporto sulla pressione fiscale della CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) fotografa un caso tipo per rendere comparabili i confronti. Il riferimento è un’impresa individuale con un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e un punto vendita di proprietà di 175 metri quadrati. Gli immobili hanno un valore standard di 500 mila euro ai fini del calcolo in tutti i comuni considerati. Sul fronte economico, il profilo assume ricavi pari a 431 mila euro e un reddito d’impresa di 50 mila euro. La scelta di una “impresa campione” identica ovunque consente di leggere le differenze di carico come effetto delle regole locali e non delle specificità del singolo contribuente.
Il ruolo delle addizionali all’IRPEF
Da dove nascono gli scarti? L’Osservatorio individua in primo luogo il ruolo delle addizionali regionali e comunali sul reddito. A queste si sommano l’IMU 2024 e i prelievi legati alla raccolta e gestione dei rifiuti. Elementi che, combinati, determinano una pressione fiscale più o meno intensa a seconda del territorio. Il rapporto sottolinea anche un altro aspetto: laddove l’efficienza amministrativa e la qualità dei servizi pubblici è minore, il livello del prelievo tende a essere più alto. Il Nord, nel suo complesso, presenta un carico medio più contenuto rispetto al Mezzogiorno.
La distanza territoriale resta dunque consistente e si colloca attorno agli 11 punti percentuali, in linea con quanto rilevato l’anno precedente. Un dato che aiuta a misurare la persistenza del fenomeno. Non solo: solo dieci comuni riescono a tenere il total tax rate sotto la soglia del 50%. Il total tax rate, nel linguaggio dell’Osservatorio, non è un indice astratto: indica il giorno dell’anno in cui l’imprenditore smette di lavorare per le imposte e inizia a produrre reddito per sé. È, in pratica, il “tax free day” che traduce in data di calendario il peso del prelievo.
La pressione fiscale da nord a sud
Uno sguardo alle grandi città rende il quadro ancora più concreto.
Milano figura al 18° posto della graduatoria con un carico complessivo del 50,5%, che equivale a “liberarsi” dagli obblighi fiscali il 3 luglio. A Palermo il giorno di svolta cade il 7 luglio. Roma e Genova condividono la stessa data, il 12 luglio. A Torino occorre attendere il 15 luglio, a Firenze il 17, a Napoli il 19. Bologna è la più tardiva tra i grandi centri citati: qui il “via” al reddito per sé arriva soltanto il 23 luglio. La semplice successione delle date fa emergere come la pressione fiscale vari sensibilmente anche tra città con dimensioni e funzioni simili.
Il lieve arretramento del carico medio nazionale – cinque decimi di punto – va letto come un segnale positivo ma non risolutivo. La tenuta degli scarti tra territori suggerisce che il margine di miglioramento risiede soprattutto nelle politiche locali e nella qualità dell’amministrazione. Addizionali, tributi sugli immobili e tariffazione dei rifiuti rappresentano leve che incidono ogni giorno sui conti di chi produce. Quando queste componenti vengono gestite in modo efficiente e prevedibile, l’impatto sul costo d’impresa si riduce, liberando risorse per investimenti, lavoro e competitività.
Il giro di boa della pressione fiscale è a luglio
Il profilo dell’impresa campione utilizzato dal rapporto aiuta anche a capire dove si scarica il peso del sistema. Un laboratorio artigiano, più un negozio di proprietà, implicano una base imponibile esposta sia all’Imu sia ai tributi collegati ai servizi locali. Con ricavi di 431 mila euro e un reddito d’impresa di 50 mila, l’elasticità rispetto a variazioni di addizionali e tariffe è elevata. Ovvero piccole differenze percentuali si trasformano in date del calendario più o meno favorevoli. L’indicatore del total tax rate, trasformando le aliquote in giorni, rende percepibile questa sensibilità.
La media nazionale che colloca il “giro di boa” al 9 luglio, due giorni prima dell’anno scorso, racconta che qualcosa si sta muovendo, ma anche che quasi sei mesi restano assorbiti dal prelievo. In questo quadro, il caso di Bolzano mostra come un contesto amministrativo leggero e servizi efficienti possano contenere la pressione fiscale fino al 46,3%.
All’opposto, territori con organizzazioni meno efficaci e costi più alti per i servizi locali – come nell’esempio di Agrigento – finiscono per gravare maggiormente sulle realtà produttive, spingendo il carico fino al 57,4%.
Riassumendo
- La pressione fiscale media 2024 scende leggermente al 52,3% dal 52,8%.
- Le imprese hanno lavorato per il fisco fino al 9 luglio, due giorni meno.
- Forti divari territoriali: Bolzano al 46,3%, Agrigento al 57,4%.
- Differenze legate a addizionali, Imu e tariffe rifiuti, con Nord più leggero del Sud.
- Solo dieci comuni hanno total tax rate sotto il 50%.
- Grandi città mostrano date diverse del “tax free day”, da Milano a Bologna.