E’ un Matteo Del Fante visibilmente soddisfatto quello che commenta i risultati del primo semestre. E non poteva essere altrimenti, con gli utili netti di Poste Italiane ad essere aumentati del 14% a 1,17 miliardi di euro, mentre i ricavi hanno segnato una crescita del 5% a 6,46 miliardi e i ricavi operativi (EBIT) del 12% a 1,66 miliardi. Le stime per l’intero esercizio sono state riviste al rialzo. I profitti salirebbero a 2,2 miliardi dai 2,1 miliardi attesi in precedenza. Il 2025 potrebbe rivelarsi l’esercizio migliore da quando la società è stata quotata in borsa nell’autunno del 2015. Non sono passati neanche 10 anni e da allora le azioni segnano un incremento del 185%, pari a un tasso medio annuo dell’11%.
Dividendi esclusi.
Poste Italiane a 14 miliardi di utili dal 2015
Sembra un’altra era da quando Poste Italiane fece il suo ingresso a Piazza Affari tra lo scetticismo generale. Nell’immaginario nazionale, l’ente era percepito come una sorta di ufficio di collocamento improduttivo e senza futuro. Le email avevano già da un pezzo rimpiazzato le lettere. La digitalizzazione rischiava di disintegrare un’istituzione risalente al 1862, subito dopo l’Unità d’Italia. Le circa 14.000 filiali, scese a meno di 13.000 nel frattempo, venivano considerate inutilmente numerose e insostenibili sul piano finanziario.
Per fortuna, la storia è andata assai diversamente. Dal debutto in borsa Poste Italiane ha registrato utili netti per 14 miliardi. E capitalizza più di 24 miliardi, ponendosi tra le grandi società quotate nell’FTSE MIB. Non solo non è più una società dal futuro incerto, ma adesso è vista come una gallina dalle uova d’oro. Tant’è vero che il Tesoro sta cercando di ridurre la propria partecipazione nel capitale senza perderne il controllo. Detiene direttamente il 29,26% e un altro 35% è in mano a Cassa depositi e prestiti. Non è un mistero che subito si sia fatto avanti BlackRock, il fondo d’investimento più grande al mondo.
Il suo CEO, Larry Fink, avrebbe espresso interesse durante un colloquio a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Non solo pacchi, anche business finanziario
Perché tanta acquolina in bocca? Dicevamo che Poste Italiane si accingerebbe a registrare il record di utili, battendo il risultato del 2024 a 2,01 miliardi. Guardando ai dati del primo semestre, scopriamo che il business dei pacchi e della corrispondenza incide per il 30% dei ricavi. Il restante 70% proviene dalla sfera finanziaria. Contrariamente a quanto si dicesse fino a pochi anni fa, il ramo finanziario non serve più a coprire le perdite del business tradizionale. Poste ha saputo reinventarsi e nell’era di Amazon, è diventato un corriere di rilievo sul mercato domestico. Ha sfruttato a proprio vantaggio la fitta rete di filiali sparse sul territorio nazionale per portare pacchi ovunque.
Realtà industriale strategica
La stessa rete è gestita anche nell’ottica di attirare i risparmi dei clienti con i sempre più numerosi servizi offerti. Si va dalle assicurazioni con Poste Vita alla distribuzione dei Buoni fruttiferi per conto di CDP. E poi ci sono BancoPosta e servizi di pagamento e telefonia come Postepay. Poste Italiane fa utili con un’offerta variegata di servizi.
E’ difficile considerarla ormai solamente un operatore postale. Gestisce attività finanziarie per 600 miliardi di euro. E da qualche mese è diventato azionista di controllo di TIM con una quota del 24,81%. E’ al centro di operazioni di natura industriale e finanziaria. Pochi anni fa, se ne parlava quasi come un fastidio da tollerare per ragioni sociali.
A fine giugno vantava una posizione finanziaria netta in attivo per 4,24 miliardi. Significa che le attività superano ampiamente i debiti. Non è cosa comune nelle società. La solidità patrimoniale è certificata dagli indici: CET1 al 19,5% per BancoPosta e Solvency II ratio al 315% per Poste Vita. Si specula in queste ore che Del Fante voglia riorganizzare la struttura societaria per beneficiare dello sconto danese o “Danish Compromise“. Si tratta di una regola europea che consente alle banche di usufruire di uno sconto patrimoniale nel caso acquisiscano altre società del comparto assicurativo. E al suo interno Poste possiede sia attività di tipo bancarie che assicurative.
Poste Italiane verso record di utili
Comunque sia, non possiamo ignorare il salto di qualità di questi anni. Da luogo di ritrovo per pensionati in fila per riscuotere l’assegno mensile, Poste Italiane si è trasformata in un business che fattura e produce utili. Si pensava che sarebbe stata spazzata via dalla liberalizzazione del mercato della corrispondenza, mentre si è saputa reinventare senza abbandonare il suo core business. In un’Italia dove si parla sempre dei bei tempi che furono, qualcuno dovrebbe prendersi la briga di riconoscere che almeno in un caso siamo passati da una realtà decotta a una solida e promettente.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

