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Oggi: 12 Dic, 2025

Plastic tax, la tassa fantasma che non nasce: ancora una proroga fino al 2027

La plastic tax continua a slittare senza sosta, diventando il simbolo di un’imposta annunciata ma mai davvero pronta a partire
3 settimane fa
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plastic tax
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La plastic tax rappresenta uno dei casi più emblematici di provvedimenti annunciati e mai realmente applicati nel sistema fiscale italiano. Nata con l’obiettivo dichiarato di limitare la diffusione dei prodotti in plastica monouso, questa imposta ha attraversato un percorso tormentato, fatto di scadenze sempre spostate in avanti e rinvii che si susseguono da anni.

A distanza di tempo dalla sua ideazione, l’applicazione effettiva della misura rimane un miraggio, alimentando un dibattito acceso sulla sua utilità e sulla volontà politica di renderla operativa.

Origini e finalità della plastic tax

L’imposta fu prevista nella legge di bilancio per il 2020 come strumento per contenere il consumo dei manufatti in plastica a singolo impiego, i cosiddetti MACSI.

Si tratta di contenitori e imballaggi destinati a proteggere o trasportare merci e alimenti, la cui diffusione contribuisce in maniera significativa al problema dei rifiuti non riciclabili.

Il disegno originario prevedeva un’imposizione su tali prodotti, con alcune eccezioni considerate essenziali o già orientate alla sostenibilità. Restano infatti esclusi gli articoli compostabili, i dispositivi medici e gli imballaggi destinati ai farmaci. Allo stesso tempo, per accompagnare il settore produttivo verso materiali meno impattanti, il legislatore aveva inserito un credito d’imposta del 10% sulle spese necessarie all’adeguamento tecnologico, così da favorire la riconversione delle aziende interessate.

La plastic tax, inoltre, richiedeva un provvedimento attuativo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sviluppato in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate per lo scambio di dati. Senza queste norme tecniche, la tassa non può diventare operativa. Ad oggi, però, tali istruzioni non sono ancora state emanate.

Una sequenza infinita di rinvii

La vicenda dei rinvii ha trasformato un’imposta pensata come intervento tempestivo in una sorta di cantiere legislativo permanente. Il primo scostamento temporale risale al 2020, in un contesto segnato dalla crisi sanitaria causata dal Covid-19. In piena emergenza, il governo decise di rinviare l’applicazione della misura, ritenendola incompatibile con il quadro economico di allora.

La plastic tax, inizialmente prevista per partire poco dopo la pubblicazione del decreto attuativo, fu spostata al 1° gennaio 2021 dal decreto Rilancio. Successivamente, la legge di bilancio 2021 fissò una nuova data, il 1° luglio 2021. L’incertezza economica generata dalla prosecuzione della pandemia provocò un ulteriore posticipo al 1° gennaio 2022 con il decreto Sostegni-bis.

La serie di proroghe non si fermò. La legge di bilancio 2022 rimandò tutto al 1° gennaio 2023, mentre la manovra per il 2023 fissò la data di avvio al 1° gennaio 2024. Anche questa scadenza non fu rispettata: la legge di bilancio 2024 rinviò infatti l’imposta al 1° luglio 2024.

A quel punto sembrava che la data fosse definitiva, ma il decreto Salva Conti del 2024 (Dl n. 34/2024) introdusse un altro slittamento, fissando il nuovo termine di entrata in vigore della plastic tax al 1° luglio 2026. E la tendenza non sembra essersi esaurita: nella manovra per il 2026, attualmente in esame parlamentare, è comparsa una nuova modifica del calendario, che sposta l’entrata in vigore ulteriormente in avanti, al 1° gennaio 2027.

Non solo plastic tax: dn destino condiviso anche dalla sugar tax

Un percorso analogo riguarda la cosiddetta sugar tax, l’imposta pensata per disincentivare il consumo di bevande analcoliche addizionate con edulcoranti.

Anche questa misura è rimasta intrappolata nello stesso schema di rinvii continui, seguendo in parallelo la sorte della plastic tax.

L’ultima scadenza fissata prevedeva l’applicazione dal 1° gennaio 2026, ma la manovra 2026 propone un ulteriore slittamento di un anno, portando la data al 1° gennaio 2027.

Plastic e sugar tax: una riflessione necessaria

Il ripetersi dei rinvii porta inevitabilmente a interrogarsi sul futuro di queste imposte. La volontà iniziale era quella di introdurre strumenti fiscali capaci di favorire pratiche più sostenibili. E scoraggiare comportamenti dannosi per l’ambiente e per la salute. Tuttavia, una misura che non riesce mai ad entrare in vigore rischia di perdere qualsiasi efficacia, trasformandosi in un esercizio teorico senza ricadute reali.

Per questo motivo, una parte del dibattito pubblico e politico si chiede se non sia arrivato il momento di riconsiderare l’intero impianto delle due tasse. Continuare con proroghe a catena potrebbe risultare meno efficace rispetto a una scelta definitiva, che sia l’applicazione concreta della norma oppure la sua eliminazione.

Riassumendo

  • La plastic tax nasce per ridurre l’uso dei prodotti in plastica monouso.
  • L’imposta prevede eccezioni e incentivi per favorire materiali più sostenibili.
  • Mancano ancora le regole attuative necessarie per renderla operativa.
  • Dal 2020 la tassa subisce continui rinvii per motivi economici e legislativi.
  • La nuova possibile data di applicazione è il 1° gennaio 2027.
  • Stesso destino per la sugar tax, anch’essa rinviata molte volte.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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