Forse tra il 2025 e il 2027 ci sarà l’ultima occasione per andare in pensione con i trattamenti ordinari prima dell’aumento dei requisiti. Infatti, se il governo non interverrà con uno stop agli adeguamenti dei requisiti all’aspettativa di vita – tema attualmente in discussione ma senza alcuna certezza – dal 2027 non sarà più possibile andare in pensione a 67 anni di età, né usufruire delle uscite senza limiti anagrafici con 42 anni e 10 mesi di contributi.
Le pensioni anticipate ordinarie e le pensioni di vecchiaia ordinarie subiranno uno scatto di 3 mesi nei requisiti. Ma allora, chi saranno i fortunati che potranno ritirarsi con le regole attuali tra il 2025 e il 2026? Molti se lo chiedono, incluso il nostro lettore protagonista del quesito di oggi, che rischia di rientrare tra i penalizzati dal 2027.
“Buongiorno, volevo un chiarimento. Secondo i miei calcoli, dovrei arrivare a 42 anni e 10 mesi di contributi ad agosto 2027. Secondo le ultime voci, pare che non mi basterà, perché ci vorranno 3 mesi in più. Ma se già oggi esiste una finestra di 3 mesi, questo significa che non potrò andare in pensione nel 2027 e dovrò spostare tutto al 2028? Facendo i conti, se dovrò lavorare 43 anni e 1 mese e poi attendere altri 3 mesi di finestra, da novembre 2027 la pensione mi arriverebbe solo a febbraio 2028. Ma cosa vuol dire che serviranno 43 anni e 4 mesi di lavoro per poter dire basta?”
Pensioni anticipate e di vecchiaia: tutti i requisiti per anno di nascita
Poiché si tratta di misure ordinarie, c’è poco margine di manovra per evitare lo scatto di 3 mesi dal 2027, se confermato.
Ad esempio, chi è nato nel 1960 non potrà sottrarsi all’aumento: compirà i 67 anni proprio nel 2027 e, in tal caso, dovrà attendere i 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia.
Lo stesso accadrà nel 2028, poiché gli scatti sono biennali e avvengono con cadenza regolare ogni due anni.
Anche i nati nel 1961, quindi, andranno in pensione solo nel 2028, sempre con 67 anni e 3 mesi di età. Per contro, nel 2025 potranno ritirarsi coloro che sono nati nel 1958, mentre nel 2026 toccherà ai nati nel 1959, a patto di aver maturato almeno 20 anni di contributi.
Aumento anche per i trattamenti anticipati scollegati dai limiti anagrafici
Nel 2029 non è escluso un ulteriore scatto: il trend dell’aspettativa di vita è in aumento costante e ha subito un arresto solo durante la pandemia. Pertanto, se i nati nel 1960 e nel 1961 subiranno l’incremento di 3 mesi, per i nati nel 1962 o 1963 l’aumento potrebbe essere anche di 2 o 3 mesi in più.
Per le stesse ragioni, anche le pensioni anticipate ordinarie – quelle senza limiti di età – finiranno per subire questo nuovo irrigidimento. Attualmente:
- gli uomini vanno in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi;
- le donne con 41 anni e 10 mesi.
In entrambi i casi è prevista una finestra di 3 mesi per ricevere il primo assegno.
Nel 2026, salvo cambiamenti introdotti dalla manovra di Bilancio di fine 2025, le regole rimarranno invariate. Ma nel 2027 e nel 2028, l’aumento di 3 mesi porterebbe i requisiti a:
- 43 anni e 1 mese per gli uomini;
- 42 anni e 1 mese per le donne;
a cui si aggiungerebbe comunque la finestra di 3 mesi, esattamente come oggi.
