Nel 2026 l’età pensionabile resterà ferma a 67 anni, ma dal 2027 tornerà a salire: 67 anni e un mese nel 2027, poi 67 anni e 3 mesi nel 2028.
È prevedibile che nel 2029 l’età aumenti di altri due o tre mesi, e così via ogni biennio, in base all’adeguamento automatico all’aspettativa di vita ISTAT.
Andare in pensione con 20 anni di contributi, come consente oggi la pensione di vecchiaia, sarà quindi possibile solo a età sempre più avanzate.
Eppure nel 2026 ci sarà chi potrà uscire a 66 anni, o poco più. Alcuni potranno farlo 4 mesi prima del compimento dei 66 anni, altri a 66 anni e 7 mesi, grazie a specifiche regole e categorie tutelate.
Pensioni a 66 anni nel 2026: servono almeno 20 anni di contributi
Sapete fino a quando l’età pensionabile è stata pari a 66 anni?
La risposta è semplice: prima della legge Fornero.
Fino al 2012, infatti, era possibile andare in pensione di vecchiaia a 66 anni (e per le donne anche prima).
Poi, con la riforma Fornero e gli adeguamenti alla speranza di vita, l’età è aumentata progressivamente:
+3 mesi nel 2013, +4 nel 2016, +5 nel 2019, fino ad arrivare agli attuali 67 anni.
Nel frattempo sono state eliminate le differenze tra uomini e donne: oggi l’età è uguale per tutti.
Il 2026 sarà l’ultimo anno in cui sarà ancora possibile andare in pensione a 67 anni.
Eppure, chi svolge lavori gravosi o usuranti potrà anticipare l’uscita, evitando l’aumento previsto dal 2027.
Era già accaduto nel 2019, quando l’aumento di 5 mesi (da 66 anni e 7 mesi a 67) fu bloccato per alcune categorie tutelate.
Anche questa deroga scade a fine 2026, perciò solo fino a quella data sarà possibile andare in pensione a 66 anni e 7 mesi.
Tra le attività che consentono questo vantaggio rientrano quelle individuate dal Decreto Legislativo 67/2011:
lavori in galleria, cava o miniera, attività in cassoni ad aria compressa, palombari, conducenti di mezzi pubblici, operai in catena di montaggio e lavoratori notturni.
Per ottenere lo sconto di 5 mesi, tuttavia, occorrono almeno 30 anni di contributi effettivi (cioè non figurativi, non volontari e non da riscatto).
Figli e sconti sull’età pensionabile: ecco come funziona
Le donne con figli possono uscire ancora prima, anche a 66 anni o meno, purché abbiano 20 anni di contributi e rientrino nel sistema contributivo puro, ossia con primo versamento dopo il 1995.
In questo caso, la legge prevede uno sconto di 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi complessivi.
- Chi ha avuto 3 figli e almeno 20 anni di contributi post-1995 potrà quindi andare in pensione a 66 anni esatti.
- Con 4 figli o più, l’età scende a 65 anni e 8 mesi.
Attenzione però: questa possibilità riguarda solo le pensioni contributive, cioè calcolate interamente con il sistema introdotto nel 1996.
E, per ottenere la pensione anticipata a queste età, l’importo dell’assegno deve essere almeno pari all’Assegno sociale.
Se non si raggiunge questa soglia, l’INPS non concede la pensione e l’uscita viene rimandata a 71 anni, quando per i contributivi puri è sufficiente anche solo 5 anni di contributi per accedere alla pensione di vecchiaia.
In sintesi, nel 2026 sarà ancora possibile andare in pensione prima dei 67 anni, ma solo per chi:
- svolge lavori usuranti o gravosi (a 66 anni e 7 mesi);
- oppure è donna con figli e carriera interamente contributiva (anche a 65 anni e 8 mesi).
Dal 2027, invece, per tutti gli altri scatterà l’adeguamento: la pensione di vecchiaia si sposterà a 67 anni e un mese, aprendo una nuova fase di pensioni sempre più lontane.