Iniziamo col dire che ciò di cui parliamo, ammesso che si traduca in realtà e che il governo decida di passare dalle promesse ai fatti, è un’opzione che un lavoratore potrà scegliere se usare o meno. L’argomento, manco a dirlo, è la pensione anticipata tramite TFR. Una misura attuale, perché rappresenterebbe l’unica grande novità del 2026, insieme alla proroga di Opzione donna (con un potenziamento) e al varo di Quota 41 flessibile.
La prima non è altro che una riproposizione di ciò che funzionò in passato: un ritorno alle origini per una misura che, negli ultimi anni, è stata fortemente ridotta fino a diventare un autentico flop per numero di adesioni.
La seconda, invece, è una sorta di Quota 103 con penalizzazioni meno evidenti: come la sua “antenata”, richiede 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma sostituisce il calcolo interamente contributivo con un taglio lineare per anno di anticipo.
La pensione anticipata tramite TFR, invece, è tutta un’altra storia. Una misura completamente nuova. Vediamo quindi pro e contro di questa proposta.
Pensione anticipata usando il TFR, ecco tutti i pro e i contro
Ma cosa significa davvero usare il TFR per la pensione anticipata? Il TFR non è altro che l’accantonamento che un lavoratore mette da parte, mese per mese, durante la carriera presso la stessa azienda. Si eroga al termine del rapporto di lavoro, salvo casi di anticipo (possibili ma complicati).
La pensione anticipata tramite TFR è una trovata dell’attuale esecutivo che potrebbe consentire un anticipo fino a 3 anni. La misura permetterebbe di andare in pensione con i seguenti requisiti:
- 64 anni di età;
- 25 anni di contributi;
- pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale;
- pensione non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale per le donne con un figlio;
- pensione non inferiore a 2,6 volte l’assegno sociale per le donne con almeno due figli.
La novità in procinto di diventare realtà: come funzionerebbe?
Il TFR entrerebbe in scena per consentire a chi non raggiunge l’importo minimo richiesto solo con la contribuzione all’INPS di integrare la pensione con una rendita aggiuntiva.
Questa rendita può derivare dal TFR stesso oppure da una gestione di previdenza complementare, per chi ha effettuato versamenti in fondi pensione integrativi. Attenzione: i 25 anni di contributi devono comunque essere versati all’INPS.
Il punto centrale non è il numero di anni versati, ma l’importo della pensione. Se con i soli versamenti INPS l’importo resta sotto la soglia richiesta, si potrà integrare con la rendita della previdenza integrativa o trasformando il TFR in una rendita mensile, invece che riceverlo in un’unica soluzione (o in massimo due rate).
Vantaggi e svantaggi della pensione anticipata usando il TFR
Cosa rischia e cosa guadagna chi sceglie questa formula? La domanda è comune a molti contribuenti che, dal prossimo anno, potrebbero trovarsi davanti a questa opzione.
Tra i vantaggi, che non riguardano solo i lavoratori ma anche lo Stato, troviamo:
- la possibilità per il lavoratore di andare in pensione fino a 3 anni prima dei 67 anni previsti per la vecchiaia;
- per lo Stato, cioè per l’INPS, il beneficio di trattenere il TFR più a lungo, invece di liquidarlo tutto in un’unica soluzione alla cessazione del rapporto di lavoro.
Tra gli svantaggi, invece, occorre evidenziare:
- il taglio della pensione dovuto al calcolo contributivo, inevitabile per chi sceglie di anticipare fino a 3 anni;
- un importo più basso derivante dall’interruzione anticipata della carriera, perché smettendo di lavorare cessano anche i versamenti contributivi;
- un coefficiente di trasformazione meno favorevole: andando in pensione a 64 anni, il montante contributivo si traduce in un assegno inferiore rispetto a chi esce a un’età più avanzata.
Il taglio può essere consistente, ma per chi aveva meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 la riduzione potrebbe limitarsi a poche decine di euro, soprattutto se si hanno 25 anni di contributi o poco più.
