Ormai non è più una novità: le compagnie telefoniche se vogliono fare quattrini in futuro, devono spingere sulle comunicazioni a banda larga. La nuova frontiera si chiama broadband mobile, di cui Wind ha acquisito lo scorso anno dal Ministero delle Telecomunicazioni la licenza per sfruttare le frequenze di quarta generazione a partire dal 2013. In questo contesto è ovvio che la telefonia fissa non avrà più futuro ed è per questo che il nostro paese risulta ancora più arretrato di altri, frenato dal corporativismo e dagli interessi dell’ex monopolista delle telecomunicazioni.

Il quadro appare ancor più evidente se si passa ai raggi X il conto economico del 2011 di Wind, il primo bilancio targato Wimpelcom, cioè da quando il colosso russo ne ha acquisito il controllo dal magnate egiziano Naguib Sawiris.  Come si può notare leggendo il report, i ricavi da servizi telefonici voce fissi sono saliti solo dell’1% e quelli mobili del 2% grazie soprattutto all’aumento della clientela (+5%) strappata alla concorrenza. La vera sorpresa è, invece, il +39% dei ricavi da internet mobile (ARPU +9%) e il +23% del segmento Adsl realizzato da Infostrada sulla rete fissa. Solo da queste percentuali si capisce come la tendenza dei consumatori italiani, soprattutto giovani, sia orientata all’utilizzo della rete mobile internet a scapito della rete fissa di casa, ma anche d’ufficio.

 

Ricavi Wind mobile sono saliti del 39%

Nella telefonia mobile Wind ha chiuso l’anno con più di 21 milioni di clienti, in crescita del 5% rispetto al 2010, rafforzando ulteriormente la propria quota di mercato in Italia. Tale crescita – si legge in una nota della società – si è sviluppata in tutti i segmenti con trend positivi sia nella clientela mobile prepagata, che nel segmento alto spendente post-pagato che nel segmento Internet mobile. In quest’ultimo Wind registra una crescita repentina, in gran parte derivante dalla diffusione di smartphone e tablet, con ricavi da Internet mobile in aumento del 39% e ricavi da messaggistica in aumento dell’11%.

Nell’offerta voce Wind continua a riscontrare una buona ricezione da parte del mercato con il successo dei piani tariffari Wind e delle opzioni ed un crescente appeal dei bundle che offrono per un canone mensile predefinito minuti voce, messaggi e Internet mobile, a dimostrazione della validità dell’offerta sia consumer che business. L’efficacia dell’offerta di Wind è ulteriormente dimostrata dall’aumento del 14% dei volumi di traffico voce. A livello consolidato – comunica la società – i ricavi di Wind nel 2011 si sono attestati a 5.277 milioni di euro con un Ebitda a 2.120 milioni di euro, stabile rispetto all’anno precedente, per effetto combinato della crescita dei ricavi compensata da un aumento dei costi, in particolare per il canone di affitto unbundling pagato all’ex-monopolista, per i costi commerciali a supporto della crescita del business e per un lieve incremento della morosità nella telefonia fissa.

 

Wind investe più di un miliardo nella banda larga mobile di quarta generazione

Sul fronte degli investimenti, nel corso del 2011 Wind ha continuato a spendere ingenti somme nella crescita del business focalizzando la propria attenzione sui fattori più importanti per i clienti ed, in particolare, sull’ampliamento della copertura HSDPA volta a garantire performance elevate per il traffico dati in mobilità, per l’ulteriore allargamento della copertura ULL per la rete fissa, e per l’incremento della capacità di backhauling necessaria per servire in maniera ottimale l’aumento esponenziale del traffico dati sia fisso che mobile. In aggiunta agli investimenti di cui sopra, pari a circa 995 milioni di euro, nel terzo trimestre dell’anno si è conclusa l’asta per le frequenze “LTE/4G” indetta dal governo italiano (di cui abbiamo parlato ampiamente in un precedente articolo) che ha visto Wind aggiudicarsi 2 blocchi nello spettro degli 800MHz e 4 blocchi nello spettro dei 2.600MHz per una spesa totale pari a circa 1,1 miliardi di euro.

Con i notevoli investimenti effettuati negli anni e le nuove frequenze aggiudicate, WIND è ben posizionata per cogliere appieno le opportunità legate alla crescita del traffico dati negli anni a venire.

 

Margini futuri sempre più risicati, Moody’s mette in guardia e rivede il rating di Wind

Nonostante i positivi dati di bilancio, Wind sembra però avere ancora pochi spazi di crescita e il futuro si giocherà appunto sul fronte broadband mobile dove la compagnia ha investito molto. In tal senso l’agenzia di rating Moody’s due mesi fa ha tagliato il giudizio di Wind Telecomunicazioni da Ba3 a B1 con outlook stabile. Il declassamento – informa una nota – riflette le previsioni dell’agenzia su probabili pressioni future su ricavi ed Ebitda a causa del deterioramento del contesto macro-economico e di normative italiane più severe. Conseguentemente la leva finanziaria di Wind sarà vicina a 5 volte l’Ebitda rettificato con limitate prospettive di riduzione. Tuttavia l’outlook stabile riflette l’aspettativa di Moody’s sulla capacità di Wind di mantenere la sua posizione competitiva nel mercato italiano delle telecomunicazioni affrontando con successo i trend negativi attuali senza alcuna conseguenza su redditività, generazione di cassa e liquidità.

 

Rendimento a due cifre per le obbligazioni Wind, ma attenzione ai rischi

Pur non essendo quotata in borsa, la società è presente sul mercato obbligazionario con diverse emissioni ad alto rendimento in euro e in dollari che riflettono perfettamente il sentiment dell’azienda. Il più seguito dagli investitori italiani è sicuramente il bond Wind Acquisition Finance S.A. 11,75% 2017 da 1,25 miliardi di euro (XS0438150160) e da 2,0 miliardi di dollari (USL97437AC80) emessi nel 2009 che sono trattati leggermente sotto la pari e offrono un rendimento a scadenza del 13% circa. Gettonato dai fondi di investimento e dagli istituzionali in genere è invece il bond Wind Acquisition Finance S.A.

7,375 2018 da 1,75 miliardi di euro (XS0560905506), anch’esso quotato leggermente sotto la pari, che rende poco più dell’8% ma gode di garanzie maggiori rispetto agli altri titoli quotati. Unico problema, è negoziabile per tagli minimi da 100 mila euro nominali per cui è inavvicinabile alla maggior parte della clientela retail. Molto più rischioso è invece il bond subordinato Acquisition Finance S.A. 12,25% 2017 da 325 milioni di euro (XS0473617883) collocato nel 2009, trattato sotto quota 90 che offre un rendimento del 16% e paga gli interessi in natura, cioè sottoforma di altre obbligazioni dello stesso tipo. Uno strumento di debito molto particolare e poco apprezzato dagli investitori retail ma che solitamente gli emittenti utilizzano per raccogliere ulteriori fondi remunerando maggiormente il rischio aziendale.