Negli ultimi mesi, il mercato obbligazionario è rimasto sconvolto dalla ripresa dell’inflazione ai massimi livelli dagli anni Ottanta. Se fino allo scorso anno eravamo rassegnati anche a investire a lungo termine a tassi prossimi allo zero, finalmente non è più così. Basti pensare che questa settimana il Tesoro ha emesso BoT a 12 mesi al 2,53%. Se possedessimo liquidità di cui potremmo privarci per un periodo prolungato, la scelta ricadrebbe su titoli ben più longevi e, pertanto, maggiormente remunerativi. Una possibile soluzione sarebbe il BTp a 15 anni.

Esistono vari titoli disponibili per questa scadenza. Noi ne prenderemo in considerazione due con cedola fissa. Molti di voi sapranno che ve n’è anche uno con cedole crescenti, il BTp Futura 2037.

I due bond oggetto della nostra analisi sono oggi il BTp 1 febbraio 2037 e cedola 4% (ISIN: IT0003934657) e il BTp 1 marzo 2037 e cedola 0,95% (ISIN: IT0005433195). Come noterete, i tassi d’interesse offerti sono notevolmente differenti. Essi risentono delle diverse date di emissione. Il primo fu emesso nel 2005, quando le condizioni di mercato erano nettamente diverse da quelle massimamente favorevoli che si ebbero all’atto dell’emissione del secondo bond, il cui debutto avvenne agli inizi del 2021. Entrambi offrono rendimenti lordi intorno al 4,75%.

Cedola alta o prezzo basso: BTp a 15 anni a confronto

Ciò dà vita a quotazioni altrettanto differenti: a 93,60 centesimi il primo BTp a 15 anni, a 62 centesimi il secondo. Ne deriva che le cedole nette effettive, cioè rapportate ai prezzi, siano rispettivamente del 3,75% e dell’1,35%. E questo ci suggerisce che il BTp febbraio 2037 si riveli molto più adatto ad essere inserito in portafoglio per ottenere un flusso di reddito a lungo termine soddisfacente. Infatti, con un target d’inflazione al 2% fissato dalla BCE il primo bond risulterebbe interessante sin da subito nell’ottica di mantenere il potere di acquisto del capitale fino alla scadenza.

Non lo stesso possiamo affermare con riferimento al secondo BTp a 15 anni.

Una cedola netta effettiva di 1,35% sarebbe troppo bassa per sperare di almeno pareggiare l’inflazione. Tuttavia, il bond marzo 2037 si acquista per molto meno sul mercato secondario e proprio per la sua bassa cedola si mostra più sensibile alla variazione dei rendimenti. Questo denota una maggiore potenzialità rialzista quando i rendimenti scenderanno, cioè verosimilmente quando gli investitori sconteranno la fine della stretta monetaria della BCE e il (si spera) concomitante calo sostenuto dell’inflazione.

In altre parole, entrambi i BTp a 15 anni offrono rendimenti quasi identici e soddisfacenti anche in termini reali, data la bassa inflazione attesa in Italia per il lungo periodo. Detto questo, il primo si presta molto meglio a garantire una immediata protezione dall’inflazione, grazie alle cedole elevate staccate periodicamente. Invece, il secondo è preferibile nel caso in cui si scommettesse sul rialzo delle quotazioni, ovvero sulla discesa dei rendimenti. In altre parole, il BTp marzo 2037 sarebbe più interessante come investimento speculativo.

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