Lo sceicco del Kuwait, Sabah al-Ahmad, ha avvertito il Parlamento che il Tesoro dispone di 6,6 miliardi di dollari di liquidità, insufficiente a consentire al governo di pagare gli stipendi pubblici oltre il mese di ottobre. Scatta l’allarme nel piccolo emirato arabo, nel cuore del Golfo Persico e teatro dell’invasione irachena nell’estate del 1990. Ma non stiamo parlando di rischio default, tant’è che il debito sovrano è giudicato con rating “AA-” da S&P, “Aa2” da Moody’s e “AA” da Fitch, cioè molto sicuro.

Il problema riguarda l’impossibilità di emettere nuove obbligazioni sui mercati internazionali, a causa della mancata autorizzazione del Parlamento. I deputati accusano l’esecutivo di spendere male i soldi pubblici e hanno sospeso temporaneamente la legge che consente a quest’ultimo di non trasferire il 10% delle entrate al Fondo Generazioni Future per gli anni in cui si registrano disavanzi fiscali.

Il Golfo Persico replica la stretta della Fed per la crisi del petrolio

Nel 2020, il deficit dovrebbe più che raddoppiare a 14 miliardi di dinari, circa 45,78 miliardi di dollari. I salari e i sussidi statali incidono per il 76% della spesa pubblica e il Fondo Monetario Internazionale sostiene che il Kuwait abbia bisogno di tassi di crescita più alti per non indebolire la sua liquidità.

Occhio, però, a pensare che davvero l’emirato stia andando verso il collasso finanziario. A parte che il governo potrebbe sempre emanare un decreto d’urgenza per cambiare la legge, una volta che il Parlamento sarà sciolto in vista delle elezioni politiche dell’anno prossimo, può disporre anche del quarto fondo sovrano al mondo, il Kuwait Investment Authority, che gestisce assets per 533,65 miliardi di dollari.

Eurobond 2022 e 2027

Nel 2017, il Kuwait fu autorizzato ad emettere un Eurobond in due tranche per complessivi 8 miliardi di dollari. Si trattò di un titolo quinquennale con scadenza marzo 2022 e cedola 2,75% (ISIN: XS1582346703) e di un decennale con scadenza marzo 2027 e cedola 3,50% (ISIN: XS1582346968).

Alle quotazioni di ieri, il primo offriva un rendimento dello 0,56% e il secondo dell’1,85%. Considerando la durata residua rispettivamente di circa 1,5 e 6,5 anni, segnalano premi rispetto ai Treasuries di pari durata di 42 e 137 punti base. Rendimenti relativamente bassi, specchio di un rischio sovrano altrettanto ridotto, anche perché le riserve valutarie kuwaitiane a fine maggio si attestavano a 41,8 miliardi di dollari, pari a circa 16 mesi di importazioni. E la bilancia commerciale e il saldo corrente continuano a viaggiare in positivo, segnalando bassissime probabilità di tensioni future in fatto di pagamento dell’Eurobond, essendovi valuta estera più che sufficiente per provvedervi.

Impatto sui bond della crisi nel Golfo Persico, ecco i possibili effetti a due tempi

Il 90% delle entrate statali deriva dal petrolio, le cui quotazioni sono collassate quest’anno, riprendendosi dalla tarda primavera e attestandosi ad oggi sotto i 45 dollari, una ventina in meno dei livelli di apertura dell’anno e ancora sotto i 50 di cui il paese avrebbe bisogno per tenere il bilancio pubblico in pareggio. Senza una loro veloce e ulteriore risalita, le casse statali saranno sotto stress da qui a poche settimane, ma per quanto sopra detto non verranno meno i pagamenti dei bond. Una ragione per guardare con ottimismo a questo lembo di terra nel Golfo Persico, che nei fatti attrae capitali come se fosse un porto sicuro per gli investimenti, beneficiando di alleanze internazionali solide e di un sistema politico-istituzionale tra i più efficienti nel mondo arabo.

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