Dopo anni a piangere miseria, gli obbligazionisti non possono più lamentarsi. Cedole e rendimenti sono diventati alti come mai da molto tempo a questa parte. Se è vero che restano nettamente inferiori all’inflazione corrente, d’altra parte sul tratto lungo si mostrano appetibili, preso per buono che la crescita dei prezzi al consumo nel prossimo futuro dovrebbe rallentare per tendere ai livelli a cui eravamo abituati prima di questa crisi. Se siete sia a caccia di rendimento che di opportunità speculative, questo bond a 100 anni può fare al vostro caso.

Parliamo dell’emissione “callable” del Messico con scadenza nel lontanissimo 15 marzo 2115 e cedola lorda annua del 4% (ISIN: XS1218289103).

Ci sono due aspetti appetibili a cui fare riferimento. Il primo è che si tratta di un’obbligazione denominata in euro. Il rischio di cambio non esiste, perché alla scadenza il Messico pagherà nella nostra valuta. L’altro aspetto positivo consiste nel fatto che la quotazione è scesa ai minimi storici. Venerdì scorso, si aggirava poco sopra i 67 centesimi. Pertanto, il rendimento lordo era in area 6,20%.

Considerate che il bond a 100 anni dell’Austria, scadenza 30 giugno 2020, nello stesso giorno offriva un rendimento di appena il 2,40%. Il premio offertoci dal titolo messicano è, dunque, di 380 punti base o 3,80%. Del resto, ciò riflette i diversi rating assegnati dalle principali agenzie di valutazione internazionali: BBB/BBB-/Baa2 e AA+/AA/Aa1 da parte di S&P, Fitch e Moody’s rispettivamente a Messico e Austria. Lo stato latinoamericano ha una solidità fiscale del tutto simile a quella dell’Italia, mentre Vienna è molto simile alla Germania.

Possibile ripresa delle quotazioni per bond a 100 anni

Certo, se prendiamo come riferimento il BTp 2072, vale a dire il bond più longevo emesso sinora dall’Italia, il bond a 100 anni del Messico ci offre un premio annuo che si riduce all’1,80%. In ogni caso, resterebbe un buon investimento.

Ma giustamente molti di voi si staranno chiedendo per quale ragione dovrebbero inserire in portafoglio un titolo così lungo, che non avranno modo di riscuotere fisicamente. Resterebbe un dono ai figli, anzi ai nipoti.

In verità, il bond a 100 anni si può disinvestire in qualsiasi momento. Chiaramente, ci si espone al rischio di prezzo. Tuttavia, con la prevedibile discesa futura dei rendimenti la quotazione risalirebbe. Pensate che alla fine di febbraio del 2020, poco prima che la pandemia irrompesse nell’Occidente, era arrivata al massimo storico di quasi 125. Livelli sostanzialmente doppi di quelli attuali. Se vi tendesse nuovamente nei prossimi anni, il guadagno per l’obbligazionista sarebbe nei dintorni dell’85%.

Senza sperare in un simile risultato, se anche solo il bond a 100 anni virasse verso la pari, il rendimento effettivo risulterebbe ai prezzi attuali di circa il 50%, cedole escluse. In un ambiente di crescita dell’economia, questo titolo dovrebbe essere premiato, essendo stato emesso da uno stato emergente. Viceversa, un clima internazionale depresso tenderà a colpirlo particolarmente. Infatti, i capitali fuggono verso i paesi più sicuri nelle fasi avverse e affluiscono verso le economie emergenti quando la propensione al rischio sale.

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